“Bilancio? L’Italia avrà il cappio al collo”
Il docente della London School: “Rischiamo la legalizzazione dell’austerity”
Marcello Minenna, docente alla London Graduate School, cosa pensa della proposta della Commissione?
Siamo lontani dalla strada giusta per l’integrazione europea. Juncker è riuscito a scansare le proposte di Wolfgang Schäuble sulla ristrutturazione automatica dei debiti pubblici in caso di difficoltà, e a proporre forme di condivisione dei rischi per le crisi bancarie e una funzione di stabilizzazione contro gli choc finanziata da prestiti, supporti dai bilanci nazionali e contributi degli Stati. Ma manca l’ingrediente più importante: mutualizzare i rischi sui debiti pubblici. Qui il veto tedesco è troppo forte. Juncker ha chiesto di inserire il fiscal compact nei trattati, cosa si rischia?
La legalizzazione dell’auste- rità. Avremo meno margini di manovra per continuare con la strategia del temporeggiamento usando le clausole di salvaguardia sull’Iva e rinviando di anno in anno il pareggio strutturale. La proposta istituzionalizza nelle leggi Ue quell’algebra assurda basata su grandezze discrezionali come l’output gap ch e hanno nefaste implicazioni pro-cicliche.
L'Italia avrebbe il diritto di veto nel nuovo Fondo monetario europeo. Basta a tutelarci dai rischi?
Non è neanche chiaro se conserverà il potere di veto. L’idea è di estendere il Fme a tutti i Paesi dell’Unione bancaria, nel qual caso noi potremmo finire diluiti e perdere la quota necessaria per bloccare le decisioni. Ma il problema dell’Italia è proprio questo trastullarsi con dettagli di breve termine senza promuovere proposte serie. È con questa mancanza di una visione strategica che siamo finiti dove siamo e, se non cambieremo registro, finiremo sotto scacco matto.
Cosa dovremmo proporre? Trasformare il fondo salvaStati in un garante del debito pubblico europeo. Gli Stati membri pagherebbero al fondo, man mano che il loro debito pubblico va in scadenza, un premio per assicurare il loro rischio differenziale ri- spetto a quello medio dell'Eurozona. In 10 anni il debito pubblico dell'eurozona sarebbe tutto sotto la gestione del fondo, che con i proventi dei premi potrebbe rilanciare gli investimenti. Insomma un bilancio federale che trasformerebbe davvero il fondo nel ministero dell'Economia dell’euro.
Juncker propone un ministro dell’Economia unico... Sarà membro della Commissione e presidente dell’Eurogruppo. Un grand commische sovraintenderà al lavoro del Fme e all’uso degli strumenti di bilancio dell’area euro. Risponderà al Parlamento Ue, ma dubito che questo basti a renderlo gradito ai vertici politici nazionali. Vedremo se nascerà. Certo è che arricchire le file dell’euroburocrazia senza un vero bilancio condiviso condividendo però i rischi a mio avviso è inutile.
Ha vinto la linea francese o
quella tedesca?
Hanno dato un contentino a Macron, ossia ( come dice qualcuno) l’ultima cheerleader del progetto europeo, e hanno evitato l’ortodossia tedesca che esigeva la creazione di un’unità di gestione del- le crisi del debito sovrano approfittando del clima di incertezza politica a Berlino. Ma la partita è tutta da giocare.
I rischi saranno ancora di più in capo ai singoli Stati? Per ora si fa poco anche per rimuovere quelli che ci sono già. Qualcuno dice che lo spread ce lo meritiamo per la nostra indisciplina fiscale, ma è falso perché nega che le distorsioni dell’Eurozona e la nazionalizzazione dei rischi hanno alimentato uno scambio perverso: il centro drena risorse dalla periferia e, come conseguenza, il rischio fluisce in direzione opposta verso di noi. Nessuno nega che ci siano rischi diversi tra gli Stati europei, ma se si rinuncia ai tassi di cambio quale fattore di riequilibrio delle economie come avviene nell'eurozona allora i rischi vanno condivisi e lo spread non ha senso.
Il Fme? Juncker per ora ha dribblato l’ortodossia di Berlino, ma se Roma non fa proposte serie rischia lo scacco matto