Indagini, obbligo di riferire ai superiori Ora la Consulta accoglie il ricorso
Il procuratore di Bari: “Lede la segretezza dei pm”
Il
governo Renzi l’aveva rifilata alla chetichella, in pieno agosto, nella controversa riforma che ha inglobato la Guardia forestale nell’Arma dei carabinieri e ora la norma, del 2015, che prevede l’obbligo di un resoconto della polizia giudiziaria ai superiori sulle indagini ordinate dalle procure finirà all’esame della Corte costituzionale. Ieri, la Consulta ha dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal procuratore di Bari Giuseppe Volpe contro il governo. A rappresentare la Procura saranno gli avvocati Alfonso Celotto e Giorgio Costantino.
QUELLA NORMA (articolo 18) prevede che la pg riferisca ai propri superiori “indipendentemente dagli obblighi prescritti dalle norme” del codice. Nella memoria della Procura di Bari – che Il Fatto ha visionato – si legge che la norma “non solo trascende il potere di delega ma lede le prerogative costituzionali del pm”. Quanto all’interesse specifico della procura barese a sollevare il conflitto, si legge che la norma “è destinata a trovare indiscriminata applicazione” per “circa 50 mila” notizie di reato e informative ogni anno. Dunque, “pregiudica gravemente la riservatezza e segretezza delle indagini” andando contro il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale “quale prerogativa esclusiva del pubblico ministero (art. 112 Costituzione)” e contro la disposizione dell’articolo 109 della Costituzione “c he pone la polizia giudiziaria alle dirette dipendenze dell’autorità giudiziaria”.
SICURAMENTEla pensa così il Csm che al plenum del 16 giugno 2016 votò all’unanimità un parere assolutamente critico (relatori Aprile, Ardituro, Forteleoni). Quella delibera punta al cuore del problema: c’è il rischio serio che la norma favorisca fughe di notizie istituzionali, essendo i capi della polizia giudiziaria collegati all’esecutivo: la polizia dipende dal ministero dell’Interno, i carabinieri da quello della Difesa, la Guardia di finanza da quello dell’Economia. C’è il pericolo che le informative siano “portate a conoscenza di soggetti esterni all’indagine, in rapporto di dipendenza organica dalle articolazioni del potere esecutivo”.
Il potere della polizia giudiziaria, a scapito del controllo del pm, indipendente dal governo, rischia di essere micidiale se diventerà legge anche il decreto Orlando sulle intercettazioni: prevede che sia la polizia giudiziaria a fare una prima selezione delle registrazioni, avendo l’obbligo di trascrivere solo quelle che ritiene rilevanti.