Maduro annega e chiede aiuto a “Petro”
Nel 2018 inflazione oltre il 2500%, il presidente annuncia una moneta virtuale
Chissà se il conio del primo Petro , la nuova moneta virtuale, aiuterà il presidente Nicolas Maduro a risolvere la crisi economica e la minaccia di default a causa del debito con l’estero, soltanto rimandata grazie al vigoroso intervento dei due partner-colossi, Russia e Cina.
A causa delle sanzioni internazionali, guidate da Washington, il blocco finanziario e il crollo del prezzo del petrolio, il Venezuela rischia davvero la bancarotta, con dirette conseguenze sulla vita, anzi sulla sopravvivenza dei cittadini.
LA RICETTA giusta per bypassare l’embargo, secondo Palazzo Miraflores, è creare una sorta di bitcoin in salsa caraibica: una moneta digitale, dunque non reale, attiva solo in Rete, con cui effettuare transazioni, pagamenti e operazioni finanziarie. Lo strumento del futuro, secondo gli esperti, in crescita esponenziale, ma ancora senza basi solide. Il lancio del bitcoin risale al 2008 e si deve a Satoshi Nakamoto, pseudonimo del soggetto capace di creare l’idea virtuale applicata alla realtà. Bit è l’unità di misura del sistema numerico binario, coin traduce il termine moneta. Il bitcoin viene effettivamente utilizzato in alcuni Paesi in grave crisi, e il Venezuela fa parte di questa categoria, in quanto consente di operare senza avere di mezzo le banche e non intaccare l’inflazione. Maduro, dunque, non ha inventato nulla, ha solo chiesto ai suoi collaboratori di trovare una soluzione per evitare quello che lui sostiene essere un accerchiamento mediatico e poli- tico - i suoi avversari invece addebitano a lui il fallimento della nazione - e dimostrare come la minaccia statunitense possa essere superata con l’operazione virtuale.
L’ ANNUNCIO, considerato l’ennesima boutade del presidente, è arrivato durante l’ultima puntata dello show radiotelevisivo che Maduro ha ereditato dall’ex presidente, Hugo Chavez: “Siamo nel XXI secolo - ha detto trionfante - il nuovo sistema si appoggerà sulle riserve naturali di petrolio, gas, oro e diamanti, servirà a rilanciare lo sviluppo economico del Paese e consentirà ai cittadini di effettuare transazioni commerciali”.
Per ora Maduro non è andato oltre l’accorato annuncio televisivo. Nel frattempo la moneta reale, il Bolivar, anch’essa legata alle risorse naturali, continua ad affon- dare: solo a novembre ha perso il 57% del suo valore. Le previsioni per il 2018 del Fmi parlano di un’inflazione venezuelana calcolata oltre 2.500%, con l’80% della popolazione sotto la soglia di povertà.
Il Venezuela galleggia sul petrolio, un pieno di benzina costa pochissimi centesimi di dollaro, ma, paradossalmente, la gente ha difficoltà a garantirsi il cibo e le medicine. Prima della recente uscita sulla criptovaluta, Maduro, molto più concretamente, aveva fatto arrestare due ex ministri del petrolio per corruzione, annunciando poi la sua candidatura ufficiale per le presidenziali del dicembre 2018. Ieri, inoltre ha costretto il suo ambasciatore alle Nazioni Unite, Rafael Ramirez, ex presidente dell’azienda petrolifera statale, a dimettersi.