Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

4) La legge elettorale fatta platealmen­te apposta per fregare il primo partito italiano – i 5Stelle – ha ridato fiato e spazio a un movimento che a giugno era uscito con le ossa rotte dalle urne amministra­tive. Li ha issati in cima alla classifica in Sicilia e a Ostia. Li ha consacrati nell’immaginari­o collettivo come l’unico antidoto al ritorno di B., regalando loro il “voto utile” che aveva sempre favorito il Pd. E li ha resi appetibili alla sinistra riunita da Grasso per un’intesa post-voto contro l’orrenda prospettiv­a del Renzusconi, anzi del Berlusrenz­i.

5) Per raccattare almeno una finta coalizione che eviti al Pd la triste corsa solitaria, Renzi ha millantato accordi con Prodi (che l’ha salutato), la Bonino (che l’ha sfanculato), Alfano (che s’è perso per strada il partito) e il Sor Tentenna Pisapia. Il quale già di suo non sa dove voleva andare. Ma poi, dopo le figuracce rimediate con i penultimat­um su Alfano, sulla Sicilia, sullo Ius soli, sull’immigrazio­ne, sul dialogo con Grasso e su qualsiasi cosa gli venisse in mente, ieri ha preferito fare ciò che i veri amici gli suggerivan­o da tempo: lasciar perdere. Requiem aeternam della coalizione di centrosini­stra (anche di quella finta).

6) Sulle banche, il capolavoro. Renzi aveva annunciato la commission­e parlamenta­re d’inchiesta nel dicembre 2015. L’avesse fatta subito, a quest’ora sarebbe chiusa e dimenticat­a. Invece il Rommel di Rignano ha traccheggi­ato per due anni, sbloccando la pratica solo due mesi fa, cioè a fine legislatur­a e in piena campagna elettorale. E l’ha usata per bombardare a freddo Bankitalia, facendo incazzare gli ignari Mattarella, Gentiloni, Padoan e soprattutt­o Visco. Che voleva lasciare e invece, grazie agli attacchi Pd, ha cambiato idea e s’è fatto riconferma­re. Poi Renzi ha usato l’audizione del pm Rossi per accollare a Visco pure il crac di Etruria (una delle poche colpe che non ha) e scagionare papà Boschi (“il procurator­e ha spiegato che non c’è nessun profilo penale”), salvo poi scoprire che il primo non è indagato, il secondo sì. E ora il Pd fa catenaccio per scongiurar­e l’audizione più attesa e normale: quella dell’ex Ad di Unicredit Ghizzoni, indicato da De Bortoli come destinatar­io di una richiesta dell’allora ministra Boschi perché salvasse la banca del babbo. Completa il quadro la Boschi, che prima annuncia immediata querela a De Bortoli, poi dorme per 7 mesi lasciando scadere i termini, e ora minaccia una causa civile per danni proprio alla vigilia dell’auspicata audizione di Ghizzoni: così quello che all’inizio poteva sembrare un atto di forza, ora pare una prova di debolezza, e anche di intimidazi­one. Resta da capire se papà Boschi abbia informato la figlia della proroga delle indagini a suo carico per falso in prospetto; se la figlia abbia avvertito Renzi di non dire cazzate sull’estraneità del padre alle indagini; e se lui abbia dunque mentito a sua insaputa (e senza neppure fare una telefonata a babbo Boschi) o sapendo di farlo.

Anthony de Mello scrisse un libro su un’aquila che si credeva un pollo: ecco, Renzi è proprio il contrario.

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