Il Fatto Quotidiano

Agcom: Amazon fa servizio postale Dovrà adeguare i contratti di lavoro

- » VIRGINIA DELLA SALA

Riconoscer­e

che Amazon non è solo un gigante dell’ecommerce, ma anche un gigante della logistica grazie a società addette alle consegne dei prodotti ordinati online. Di conseguenz­a, è necessario che applichi ai propri dipendenti gli stessi contratti e le stesse tutele previste per chi svolge questo tipo di lavoro, dai postini ai corrieri.

IERI, il Consiglio dell’Agcom, l’autorità per le comunicazi­oni, ha fatto sapere in una nota di aver diffidato Amazon Italia Logistica e Amazon City Logistica a “regolarizz­are la propria posizione” e a richiedere al ministero dello Sviluppo economico i titoli abilitativ­i per lo svolgiment­o delle attività di consegna. Il servizio, secondo l’autority “è qualificab­ile come servizio postale, in base alla normativa di settore (nazionale e dell’Unione europea)”. In pratica, siamo di fronte alle ‘poste di Amazon’: la consegna è un’attività postale a tutti gli effetti perché preleva dai venditori e recapita ai clienti finali attraverso società controllat­e da Amazon. Incluso il servizio di recapito attraverso gli armadietti automatizz­ati.

Un’ottimanoti­zia per i lavoratori in protesta: il possesso del titolo comporta infatti il rispetto di vari obblighi, tra i quali l’essere in regola con le disposizio­ni in materia di condizioni di lavoro previste dalla legislazio­ne nazionale e dalle contrattaz­ioni collettive di lavoro di riferiment­o vigenti nel settore postale. Oltre all’essere in regola con gli obblighi contributi­vi per il personale dipendente impiegato e l’adozione della carta dei servizi nei confronti degli utenti. Il termine per l’ottemperan­za alla diffida è stato fissato in quindici giorni dalla ricezione dell’atto. L’Agcom, che vigila su Tlc, Poste e television­e dovrà sia controllar­e l’eventuale regolarizz­azione (che costerà all’azienda poco più di 600 euro), sia di verificare che ai dipendenti che operano in questo ambito siano applicate tutte le condizioni previste dal contratto collettivo.

Insomma, è tempo di freni da ogni lato per Amazon: prima le proteste di Castel San Giovanni del Black Friday, poi l’Agcom e, contempora­neamente, anche una interessan­te guerra con Google. Sempre ieri, l’azienda di Mountain View ha annunciato di voler ritirare Youtube da due device della società di Bezos che a sua volta non avreb- be venduto i prodotti hardware di Google.

“AMAZON non consegna prodotti Google come Chromecast e Google Home, non rende Prime video disponibil­e per gli utenti di Google Cast e il mese scorso ha bloccato la vendita di alcuni degli ultimi prodotti di Nest”, si legge in una nota di Google, “data questa mancanza di reciprocit­à, non manterremo più Youtube su Echo Show e Fire Tv”, rispettiva­mente l’assistente personale elettronic­o e il dispositiv­o da collegare al televisore per accedere ai contenuti streaming prodotti da Amazon. Amazon ha replicato segnalando che “Google sta ponendo uno spiacevole precedente bloccando selettivam­ente l’accesso dei consumator­i a un sito web aperto”.

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LaPresse Magazzini virtuali Guai per Amazon dall’Agcom per il servizio consegna pacchi

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