Agcom: Amazon fa servizio postale Dovrà adeguare i contratti di lavoro
Riconoscere
che Amazon non è solo un gigante dell’ecommerce, ma anche un gigante della logistica grazie a società addette alle consegne dei prodotti ordinati online. Di conseguenza, è necessario che applichi ai propri dipendenti gli stessi contratti e le stesse tutele previste per chi svolge questo tipo di lavoro, dai postini ai corrieri.
IERI, il Consiglio dell’Agcom, l’autorità per le comunicazioni, ha fatto sapere in una nota di aver diffidato Amazon Italia Logistica e Amazon City Logistica a “regolarizzare la propria posizione” e a richiedere al ministero dello Sviluppo economico i titoli abilitativi per lo svolgimento delle attività di consegna. Il servizio, secondo l’autority “è qualificabile come servizio postale, in base alla normativa di settore (nazionale e dell’Unione europea)”. In pratica, siamo di fronte alle ‘poste di Amazon’: la consegna è un’attività postale a tutti gli effetti perché preleva dai venditori e recapita ai clienti finali attraverso società controllate da Amazon. Incluso il servizio di recapito attraverso gli armadietti automatizzati.
Un’ottimanotizia per i lavoratori in protesta: il possesso del titolo comporta infatti il rispetto di vari obblighi, tra i quali l’essere in regola con le disposizioni in materia di condizioni di lavoro previste dalla legislazione nazionale e dalle contrattazioni collettive di lavoro di riferimento vigenti nel settore postale. Oltre all’essere in regola con gli obblighi contributivi per il personale dipendente impiegato e l’adozione della carta dei servizi nei confronti degli utenti. Il termine per l’ottemperanza alla diffida è stato fissato in quindici giorni dalla ricezione dell’atto. L’Agcom, che vigila su Tlc, Poste e televisione dovrà sia controllare l’eventuale regolarizzazione (che costerà all’azienda poco più di 600 euro), sia di verificare che ai dipendenti che operano in questo ambito siano applicate tutte le condizioni previste dal contratto collettivo.
Insomma, è tempo di freni da ogni lato per Amazon: prima le proteste di Castel San Giovanni del Black Friday, poi l’Agcom e, contemporaneamente, anche una interessante guerra con Google. Sempre ieri, l’azienda di Mountain View ha annunciato di voler ritirare Youtube da due device della società di Bezos che a sua volta non avreb- be venduto i prodotti hardware di Google.
“AMAZON non consegna prodotti Google come Chromecast e Google Home, non rende Prime video disponibile per gli utenti di Google Cast e il mese scorso ha bloccato la vendita di alcuni degli ultimi prodotti di Nest”, si legge in una nota di Google, “data questa mancanza di reciprocità, non manterremo più Youtube su Echo Show e Fire Tv”, rispettivamente l’assistente personale elettronico e il dispositivo da collegare al televisore per accedere ai contenuti streaming prodotti da Amazon. Amazon ha replicato segnalando che “Google sta ponendo uno spiacevole precedente bloccando selettivamente l’accesso dei consumatori a un sito web aperto”.