Urne vuote L’astensione da noi è sintomo di sfiducia. Non come nel resto d’Europa
IL GIURISTA GUSTAVO ZAGREBELSKYha riflettuto sull’aumento dell’astensionismo in Italia scrivendo, tra l’altro, che: “...i politologi si consolano troppo facilmente osservando che l’astensionismo è diffuso dappertutto, talora in misura anche maggiore che in Italia. Parlando solo dell’Europa, le statistiche provano che siamo comunque nella media dei maggiori Paesi dei quali non si potrebbe contestare il carattere democratico (Regno Unito, Francia, Germania, Svizzera, ecc.). Si dice anzi che sarebbe il sintomo di “democrazie mature”, consolidate: ci si fida a tal punto gli uni degli altri che non si considera necessario agire in proprio. In un certo senso, gli astenuti si fanno rappresentare dai votanti. Il sintomo, tuttavia, è ambiguo. Non dappertutto e sempre esso significa la stessa cosa...” ( Il vestito buono della politica; Repubblica, 23.11.2017). Sono d’accordo col professor Zagrebelsky. In Italia l’aumento del ricorso all’astensionismo, che denota una crescente sfiducia nei politici e nella politica, si associa a un’elevata e storica carenza di senso civico. Qui sta la specificità dell’Italia: a una diffusa sfiducia tra le persone si è associata la sfiducia nella politica. Esso denota, secondo me, soprattutto un distacco di molte persone dai partiti storici e dalla militanza politica. FRANCO PELELLA CARO FRANCO, avevo letto e condiviso l’analisi di Gustavo Zagrebelsky sul dilagare del fenomeno dell’astensione al voto in Italia. Ma ciò che suggerisce, merita riflessione. La sua frase chiave è “l’astensionismo non ha lo stesso significato dappertutto”. Lei trova efficacemente la dimostrazione del senso italiano del non votare nella sfiducia verso le istituzioni, e nel crescente disprezzo per la politica. La storia gli dà ragione. Francia e Inghilterra, Stati Uniti (Paesi astensionisti) non hanno subìto un processo di indebolimento della nazione (con- cetto e realtà) paragonabile alla lunga patologia fascista che ha corroso e umiliato, in Italia, non solo l’orgoglio nazionale ma persino le parole che lo riflettono e lo esaltano. Noto però che sia Zagrebelsky che Lei fate poco caso al nuovo tipo di cittadino, la persona che si confronta, da sola, in Rete, con gli eventi del mondo. Corre il rischio di essere ingannata due volte. Crede di avere informazioni esclusive (esponendosi a ondate di “fake news”) e pensa di determinare gli eventi con il suo esprimersi per o contro qualcosa. Un partito, i 5stelle, ha puntato tutto, dalla scelta delle persone a quella delle idee, sull’attivismo in Rete. Al momento registra sempre affluenze in Rete molto basse, che non si connettono con il voto fisico, ben più alto. Temo che, la discussione sul come affrontare l’astensionismo, sia appena iniziata. FURIO COLOMBO