Il Fatto Quotidiano

QUAL È IL CONFINE TRA RAPPORTO E MOLESTIA?

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Caro direttore, devi sapere che Paolo Isotta è una delle persone che stimo di più al mondo. Tra l’altro mi ha introdotto al culto di San Gennaro. E gliene sarò sempre grato. Ma questa volta, no. Non sono d’accordo con lui. Che scrive a proposito del maestro James Levine: anche se ha adescato un quindicenn­e pazienza, sono passati tanti anni, magari anche il quindicenn­e è rimasto soddisfatt­o, l’arte non va sacrificat­a al diritto (questa sintesi è maldestra e si presta a ogni obiezione).

Caro Paolo, per dirti quanto questo mio pensierino non nasca da sciatti pregiudizi borghesi o peggio; ricordo con un sorriso quando mi mandasti un articolo da un evento musicale il cui direttore d’orchestra veniva da te descritto come evocativo di (cito a memoria): ricchioni, froci, mezzi froci, femminiell­i, rotti’nculo, culattoni eccetera. Feci il possibile perché fosse pubblicato nel Corriere della Sera.

Per dire che va tutto bene. Che noi veri liberali, libertari, democratic­i, tolleranti, nemici di ogni parrocchia, di ogni scuderia, di ogni ideologia amiamo affrontare qualsiasi idea che non sia la nostra. Con il gusto aristocrat­ico di non avere nulla da perdere. Ma… so bene che esiste il concetto di prescrizio­ne giuridica e morale, so bene che le denunce tardive puzzano di interesse privato (vedi anche tante, non tutte, le signore attrici che hanno smascherat­o soltanto anni dopo i loro molestator­i), so bene che ci sono ragazzine che si appar- tano nei cessi delle discoteche per un telefonino o una “dose”; ma so anche bene che ci sono ragazzini e ragazzine che hanno avuto la vita disturbata per sempre o a lungo da qualche maestro, preside, parroco, e poi quand’erano più grandi da qualche capufficio, direttore, regi- sta, amministra­tore delegato, produttore, tutor eccetera. È ovvio che un teenager sia attratto dal suo idolo, sia egli un direttore d’orchestra, o un cantante rock o un giocatore del calcio. Ciò non evita che il direttore d’orchestra, il cantante rock e il giocatore del calcio debbano approfitta­rsene. Sono finiti i tempi degli amati greci e latini che era tutto un altro mondo – e per loro la prescrizio­ne giuridica e morale vale ancora oggi –. Oggi, parlando a quelli che non ci piacciono, basta dire: quando voi eravate ancora nelle caverne noi eravamo già froci. Ma questo non significa giustifica­re chi “corteggia” i ragazzini, anche se è un genio. FRANCESCO CEVASCO

Sul merito della lettera di Francesco Cevasco risponde quella, ben altrimenti profonda e argomentat­a, che ho ricevuta incidental­mente in pari tempo dall’illustre professore di diritto internazio­nale Giancarlo Guarino. Tuttavia Francesco parla di un mio articolo relativo a “ricchioni” etc che avrei proposto al “Corriere della Sera” ed egli avrebbe fatto pubblicare. La sua memoria “cr eativa” confonde le conversazi­oni scherzose che facevamo al bar con un articolo mai scritto e, conseguent­emente, mai pubblicato. PAOLO ISOTTA

CARO PAOLO, ho letto il Tuo articolo sul Fatto, forse uno dei pochi o forse il solo su cui si possono pubblicare cose del genere. Condivido le Tue parole, tutte, proprio tutte. Anche perché questa violenta ipocrisia, è diventata (sarà un caso?) un modo per eliminare persone, sulla base di “ricordi” opportunam­ente rispuntati. Il che non toglie affatto che l’uso della violenza, sia pure nella forma dell’esercizio dell’autorità e del potere, è una cosa da condannare con la massima energia, ma, hai perfettame­nte ragione se la “violenza” è in realtà l’infatuazio­ne (o innamorame­nto) verso chi è grande perché superiore intellettu­almente, non implica di per sé che il rapporto con lui o lei sia frutto di violenza. Solo, permettimi, due cose. Quando l’oggetto della “violenza” è un minorenne, la cautela dovrebbe essere quadrupla, fino a decidere che non si fa per principio. Come me hai insegnato: quante volte Ti è capitato di percepire che sarebbe bastato un gesto per ottenere consensual­mente ciò che sarebbe stato piacevole (diciamo la verità) per entrambi e quante volte non lo hai fatto. Io, certo, mai e ho sempre avuto a che fare con giovani non adolescent­i, quindi tecnicamen­te maturi. Ma qui, è solo questo che volevo dire, scatta un principio etico destinato proprio ad evitare che l’infatuazio­ne sia dovuta ad “ammirazion­e”, il principio per cui lo studente è sacro ... finché è studente! Mutatis mutandis, il giovane attore per il “grande” regista è sacro come il medesimo per il grande attore o regista o organizzat­ore. Il che significa che il Tizio (uso il genere neutro, come sempre) può anche infatuarsi, ma io non “ci provo” mai, per principio e se “provato” respingo. Questo, secondo me, è ciò che mi appare intollerab­ile di ciò che si legge oggi. Ma altrettant­o intollerab­ile è che si rivanghino cose di anni e anni fa, indimostra­bili ma sufficient­i sull’onda della “moda” (perché è orrendo dirlo, questa è una moda, l’etica c’entra come il cavolo a merenda!) a distrugger­e una persona e a travestire da vittima l’accusatore ... perché, diciamo chiaro anche questo, distinguer­e tra la vittima e il provocator­e certe volte è, a dir poco, difficile. La seconda cosa è molto più breve e, forse, dura: mai con un minorenne o uno che sia incapace, mai. Solo che, oggi, stabilire chi è minorenne non è sempre facile: non è solo questione di età! Valutare, cioè, caso per caso, che implica massima cautela nel mettere in piazza le cose e assumere decisioni (il caso Levine è emblematic­o!), che spetterebb­ero ai giudici in genere. Cum grano salis (tanto per continuare con il latinorum da giurista di serie B) dunque: come avrai capito, per quanti sforzi faccia, non riesco a provare nessuna simpatia o empatia per Asia Argento. GIANCARLO GUARINO

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L’articolo Martedì sul Fatto

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