Il Fatto Quotidiano

Alfaniani tra Pd e B. Pisapiani in fuga sul carro di Grasso

- » GIANLUCA ROSELLI

Come si poteva immaginare, senza Angelino Alfano in Ap siamo al liberi tutti: a quattro anni dalla nascita di Ncd (dicembre 2013), si va verso il divorzio tra chi vuole proseguire l’alleanza col Pd e chi vuole tornare nel centrodest­ra. Non un ritorno in Forza Italia, dove le porte per ora restano chiuse, ma in un cartello centrista che guarda a Berlusconi.

Non è un caso se ieri Maurizio Lupi ha avuto un lungo colloquio con Raffaele Fitto, dato da tempo tra i protagonis­ti della quarta gamba del centrodest­ra. Insomma, l’ip ot es i “berlusconi­ana” scartata dall’ultima direzione di Ap rientra ora dalla finestra, mentre tramonta l’opzione della corsa solitaria al centro.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, infatti, pur con tutti i suoi limiti, rappresent­ava un punto di riferiment­o e un collante utile a tenere unite le truppe. “Alfano è colui che questo partito l’ha fondato, dopo un doloroso e coraggioso strappo con Berlusconi. Per questo, al netto delle diversità tra di noi, gli si è sempre portato rispetto. Non fu facile nel 2013 e non è facile adesso”, racconta un deputato che preferisce restare anonimo.

La decisione di Alfano ha colto tutti di sorpresa: l’unico a essere informato, mercoledì mattina, è stato Maurizio Lupi, che quasi cadeva dalla seggiola. Per il resto, silenzio assoluto. Una scelta maturata in solitudine: come lui stesso ha spiegato, ha contato il volersi “togliere un peso dopo anni di attacchi contro la mia persona” e anche il liberare il partito “da questo fardello”. Ovvero l’accusa di “poltronism­o” che Angelino era stufo di portare come una croce. “Ora non potranno più dire che decido gli alleati in base ai posti che mi offrono”, si è sfogato.

Ma dal partito trapelano anche voci secondo cui Alfano era stufo di liti e tensioni continue, anche con lo stesso Lupi, accentuate ancor di più nelle ultime settimane davanti alla scelta da compiere sulle alleanze. In queste ore, però, se da una parte resta in campo la strada dell’alleanza politica col Pd (linea Lorenzin-Cicchitto), dall’altra si sta svelando il bluff di chi continuava a parlare di corsa solitaria quando in realtà guarda al centrodest­ra.

SUL BANCO

degli imputati finisce proprio Lupi, verso il quale sta crescendo un forte malumore. Come raccontano alcune fonti interne, infatti, a lui, insieme ad Antonio Gentile, spettava solo l’esplorazio­ne delle opzioni in campo, mentre ora sembra essere diventato l’a t to r e principale di una nuova svolta verso Forza Italia. “Lunedì si tratterà di decidere se optare per l’intesa con i dem o ritenere chiusa l’esperienza con il Pd per andare a costruire un soggetto forte, moderato e di centro”, ha detto ieri l’ex ministro.

Il quale, senza più Alfano di mezzo, è tornato a spingere l’accelerato­re verso il centrodest­ra. Sulla stessa linea ci sono Roberto Formigoni, Gabriele Albertini, Raffaello Vignali, Giorgio Lainati e Maurizio Sacconi. Con al seguito un bel pezzo della truppa lombarda, tra cui Raffaele Cattaneo e Alessandro Colucci. Sul fronte opposto, oltre a Lorenzin e Cicchitto, vanno annoverati Sergio Pizzolante, Laura Bianconi, Dorina Bianchi, Giuseppe Castiglion­e, Antonio Gentile, Dore Misuraca, Rosanna Scopelliti, la portavoce del partito Valentina Castaldini e Guido Viceconte. Da queste parti a pesare sono i calabresi (Gentile), i campani e, un po’ meno di prima, i siciliani (Castiglion­e e Misuraca). In mezzo, una discreta truppa che ancora si barcamena nell’indecision­e. Tra questi ci sono Luigi Casero, Giampiero D’Alia, Nico D’Ascola. Infine, da non escludere le uscite singole, anche se ricollocar­si non è facile, perché fuori nessuno ha posti sicuri da offrire. Sul territorio lo sbandament­o è totale e le istanze locali avranno il loro peso. Lunedì si vota e il divorzio è quasi certo, anche se “si farà di tutto per evitarlo”, sottolinea Pizzolante.

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