Sebastiano Vassalli: “La mia arte è come una grande chimera”
L’archivio Così come richiesto dall’artista, l’11 dicembre si inaugura il fondo da cui è tratto l’inedito che pubblichiamo
Poco prima di morire, Sebastiano Vassalli( Genova ,1941- Casale Monferrato, 2015) chiese all’amico Roberto Cicala, critico letterario, docente all’ Università Cattolica di Milano e direttore editoriale della casa editrice Interlinea ,“di creare una fondazione e casa- museo a partire dal suo archivio che, già dieci anni fa, aveva destinato al Centro Novarese di Studi Letterari”.
Novara, dove ha sede Interlinea, è la città in cui l’autore de La notte della cometa e di tanti altri romanzi di successo, candidato al Premio Nobel qualche tempo prima di morire, trascorse gran parte della sua vita; la città e la provincia, le “terre d’ acqua ”, che ha raccontato in Cuore di pietra, così come in decine di altre pagine dei suoi libri.
La richiesta di Vassalli, espressa anche nel suo testamento, per il professor Cicala è diventata “una sfida”, ma soprattutto, dice, “è per me un impegno morale perché me l’aveva chiesto sul letto di morte”. Un impegno per l’archivio vassalliano (da cui sono tratti il testo e le immagini che pubblichiamo) che ha avuto il suo battesimo in questi giorni, in occasione di una mostra sul Vassalli giovane, prima insomma della svolta che lo portò ad abbandonare avanguardia e sperimentalismo, fra Gruppo 63 e furori del Sessantotto, per approdare alla narrativa che lo ha consacrato e lo ha fatto amare dai lettori. L’esposizione, che s’intitola Quando le carte svelano la nascita di uno scrittore, è allestita fino all’11 dicembre alla Biblioteca Civica Negroni di Novara ed è arricchita da un bel catalogo-libro.
SPIEGA CICALA:“Con il supporto dell’Università Cattolica-Laboratorio di Editoria, e la collaborazione della Fondazione Mondadori di Milano, si vuole creare un progetto attorno alla casa d’artista di Vassalli”, tra le risaie novaresi, “che è un’eccellenza unica nel suo genere, con opere d’arte in ceramica raffiguranti le copertine dei suoi romanzi murate nella facciata”. Una casa che guarda il Monte Rosa, in quella pianura piena di zanzare che lo scrittore, anni fa, aveva ironicamente difeso contro le proteste di un noto giornalista milanese, che aveva da poco comprato una tenuta da quelle parti e che si era lamentato degli insetti.
La donazione, rammenta Cicala, riguarda “carte d’archivio con materiali preparatori, manoscritti, bozze, ritagli stampa e corrispondenza, oltre a fotografie – Vas- salli sviluppava in proprio –, libri e opere grafiche con quadri”. Un giacimento prezioso, pertanto, non solo per l’esplorazione dell’officina letteraria e artistica di Vassalli, che fu pure pittore, ma per ripercorrere un segmento rilevante della storia culturale italiana degli ultimi decenni del Novecento e degli inizi del Duemila. Servono però i fondi, ricorda il docente, “e dopo l’o rd in amento, in fase di avvìo, si cercherà di raccogliere risorse: un bel problema per l’Italia, che non sa come salvaguardare il patrimonio materiale e immateriale dei suoi figli letterati anche quando non lasciano soldi per una rendita”. Lo testimoniano, per esempio, le peripezie delle carte di Giovanni Verga, finite addirittura sotto sequestro giudiziario, o l’esilio in Svizzera degli archivi del giornalista-scrittore Enrico Emanuelli e dello storico della letteratura Carlo Dionisotti, e tante altre dispersioni di carte del genere. La via per avviare l’Archivio Vassalli, in ogni caso, è stata aperta. Adesso, conclude Cicala, “bisogna creare borse di studio, allestire la casa-museo, dare forma a una fondazione, con un premio e un convegno sull’idea di pianura e di romanzo storico nella letteratura”, i binari attraverso cui si muoveva un “viaggiatore nel tempo” come il narratore de La chimera.