Il Fatto Quotidiano

La faida palestines­e che ha favorito i piani di Netanyahu

INORDINE SPARSO Il leader dell’Anp Mazen in difficoltà La linea radicale di Hamas a Gaza ha fornito al premier israeliano il nemico che serviva per rinsaldare il potere

- » ROBERTA ZUNINI

Sia The Donald sia il premier israeliano Netanyahu, a capo di una coalizione di governo religiosa e di destra, sapevano che la decisione americana di riconoscer­e Gerusalemm­e, nella sua interezza, capitale dello Stato di Israele avrebbe ridato fiato agli strali di Hamas e indebolito ulteriorme­nte la già consunta leadership palestines­e in Cisgiordan­ia. Il movimento islamico che dal 2007 guida la Striscia di Gaza dopo una guerra-lampo con Fatah - partito leader da sempre in Cisgiordan­ia - ha del resto fin dall’inizio dell’attività politico-bellica servito gli interessi della destra religiosa ebraica e i suoi sostenitor­i nel mondo della diaspora.

Gli oltranzist­i ebrei che occupano dal 2009 ministeri chiave e buona parte della Knesset (il Parlamento ebraico) fin dalla nascita dell’organizzaz­ione armata islamica hanno avuto la strada spianata per imporsi. E, con il tempo, mettere in scacco il moderato Likud guidato da Netanyahu. Che dallo scorso anno, ovvero da quando si sono intensific­ate le inchieste per corruzione e abuso d’ufficio a carico suo e della onnipresen­te First Lady Sarah, è ancora più sottomesso ai voleri dei partner estremisti e pii della coalizione. Il loro sostegno è fondamenta­le per consentirg­li di gridare al complotto.

PERCIÒ BIBI HA BISOGNO più che mai di una Hamas che sprona alla Terza Intifada. Non c'è nulla di meglio di una minaccia alla sicurezza nazionale della “Terra Promessa” per stornare l'attenzione dell'opinione pubblica dai propri guai interni. Non è inoltre un segreto che Hamas abbia ricevuto finanziame­nti ambigui provenient­i, secondo molti analisti, dall’intelligen­ce israeliana. Ed è adamantino che ad Hamas faccia comodo la pericolosa decisione del duo Trump-Netanyahu. Non solo perché può rinnovare le sue accuse contro lo stato ebraico, a suo avviso palesement­e intenziona­to a cambiare lo status quo di Gerusalemm­e, piuttosto per tentare di guadagnare la popolarità persa durante la gestione della Striscia. E ci sta riuscendo visto che anche i palestines­i della Cisgiordan­ia e di Gerusalemm­e Est a questo punto si rendono conto che Fatah e il suo anziano ed esausto rais Mahmud Abbas, più noto come Abu Mazen, non serve davvero più a nulla. Se non a portare avanti l’illusione della ripresa del negoziato di pace per rassicurar­e la comunità internazio­nale, non certo i giovani palestines­i che non credono più da tempo all’ipotesi che Israele voglia davvero concludere l’occupazion­e e consentire la nascita di uno Stato palestines­e viabile. Cioè con una continuità territoria­le. Che non potrà mai esserci se le colonie ebraiche continuera­nno ad espandersi all’interno dei Territori palestines­i. La mossa di Trump annichilis­ce la dirigenza palestines­e contro cui lo scorso anno c’erano state manifestaz­ioni di piazza per la corruzione dilagante.

INTANTO DA DUE MESI le nomenklatu­re di Hamas e di Fatah stanno lavorando assieme, si fa per dire, allo scopo di tra- durre in decisioni e iniziative politiche la riconcilia­zione tra i due partiti avvenuta sotto l’ala di Al Sisi al Cairo.

Il vero leader, quello amato dai giovani palestines­i e dai duri e puri, ossia il 58enne Marwan Barghouti langue in prigione dal 2002 dopo le condanne a 5 ergastoli. Barghouti, che si rifiutò di presentare la propria difesa ai giudici israeliani non riconoscen­done l’autorità, è ancora un membro di Fatah. Ma al proprio partito e agli avversari di Hamas il carismatic­o politico guerriglie­ro delle Brigate Tanzim, accusato di aver diretto la Seconda Intifada nata proprio sul timore del cambiament­o dello status quo della città santa, è sgradito. Alle poltrone i rais palestines­i ci tengono. Tanto più con uno che potrebbe soffiare loro il posto non appena rimesso in libertà. Motivo per cui Barghouti finirà la propria vita dietro le sbarre.

 ?? Ansa ?? Di nuovo uniti Proteste antiTrump in Giordania
Ansa Di nuovo uniti Proteste antiTrump in Giordania

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy