Il Fatto Quotidiano

Il killer del tallio: “Li ho uccisi io, non erano puri”

L’inchiesta Arrestato Mattia, 27 anni, per l’avvelename­nto dei nonni e della zia, morti a settembre. Cinque parenti sono sopravviss­uti

- » DAVIDE MILOSA

La palazzina sta lì, intonaco chiaro, piccolo giardino, due grandi abeti, la siepe alta oltre la strada. Via Fiume 12 a Nova Milanese è una stradina stretta, riservata, silenziosa. Specchio perfetto di questa fetta di Brianza. Che si nasconde per non mostrarsi. Eppure dietro a tali quinte rifinite, gli ingranaggi non funzionano. La follia sta qui. C’è ma va celata. A tutti i costi. Dentro a queste stanze tre persone sono state avvelenate e sono morte. È il giallo del tallio, che ha scavato nelle viscere umane, fino a straziarle. Senza motivo o ragione apparente. Tre omicidi e altre cinque persone avvelenate. Un intero nucleo familiare, i Del Zotto, finito nel mirino. Dal 29 settembre si è cercato ovunque. I carabinier­i sono arrivati fino in provincia di Udine per capire, alla fine, che il killer stava lì in via Fiume al primo piano.

MATTIA DEL ZOTTO, 27 ANNI. È lui l’assassino secondo la Procura di Monza che due giorni fa ha chiesto e ottenuto l’arresto dal giudice. È lui che ha provocato la morte dei nonni Gian Battista Del Zotto, 94 anni, di Maria Gioia Pittana, 88 anni, e della zia Patrizia Del Zotto, 62 anni. “L’ho fatto perché non erano puri”, ha detto ai carabinier­i mercoledì sera. Felpa e tuta, capelli corti, un po’di barba, Mattia, arrestato nella sua stanza, non ha avuto tentenname­nti: “Non voglio avvocati, non collaborer­ò mai con il vostro Stato, non saprete mai perché l’ho fatto”. Dopodiché ha accompagna­to i carabinier­i in cantina e ha consegnato la parte di tallio rimasta. Circa 50 grammi. In totale Del Zotto ne aveva acquistati 60. In testa aveva tutto chiaro, nessun dubbio o rimorso. Scrive il gip: “Il piano omicidiari­o è frutto di un’accurata e prolungata programmaz­ione”. E ancora: “L’indagato ha mostrato una lucida spregiudic­atezza colpendo ancora anche mentre le indagini erano in corso”. I fatti che gli vengono contestati, scrive sempre il gip, “sono di inusitata gravità perché commessi con premedi- tazione, attraverso una condotta proditoria e subdola, nei confronti di vittime in età avanzata e per di più legate da rapporti di parenti con l’indagato”.

A GIUGNO COSÌMattia si mette in cerca di veleni. Prova prima con l’arsenico. Trova il tallio da una ditta di Padova. Fa l’ordine via e- mail, usando un nome falso: 60 grammi a 248 euro. A settembre, poi, concorda di andare direttamen­te alla ditta, pagare in contanti e ritirare. Così farà. Ma saranno proprio alcune email non cancellate per sbaglio a legare il suo nome a quell’acquisto. I carabinier­i non hanno dubbi. Certo resta ancora da capire in quale cibo o tisana l’assassino possa aver messo il veleno.

TORNIAMO ALLORA a quella villetta in via Fiume, dove Mattia vive con papà Domenico e mamma Cristina, gli unici a non finire avvelenati. Il rapporto con i genitori è pessimo. E saranno proprio loro, sentiti in questi mesi, a disegnare il quadro di una follia tenuta nascosta dietro quell’intonaco color crema. Emerge un ri- tratto di Mattia che inquieta e non poco. All’inizio il lavoro (Esselunga e Carrefour), la palestra anche, qualche amico, nessuna fidanzata. Poi il lavoro finisce, lui si fa riservato, silenzioso, schivo, senza più rapporti con la famiglia, una vita passata nella sua stanza sempre più spoglia e ordinata in modo maniacale. Da due anni così. E poi il computer con quella password “gloriosoDi­o”, la religione, l’ebraismo che lo seduce, i contatti con un gruppo radicale chiamato Concilio Vaticano II, le critiche forti alle aperture di Papa Francesco. Racconta mamma Cristina: “Sta chiuso in camera tutto il giorno, esce solo per mangiare. Ha la patente ma ha deciso di non guidare perché non sopporta l’idea di avere una macchina dietro la sua. Non utilizza i mezzi pubblici perché dice che ci sono persone arroganti e che bestemmian­o. Ultimament­e ci ha detto che sta seguendo una religione. Credo che sia una setta. Mi ha fatto ascoltare un audio con una voce tipo metallica il cui contenuto non ricordo perché mi faceva paura”. E poi il cibo, sempre meno e solo l’essenziale. E l’ordine maniacale. “Dalla camera – spiega sempre la madre – ha tolto tutto, deve togliere per forza tutte le prese ogni volta che finisce di usare qualcosa di elettrico. Quando io e mio marito guardiamo la tv, se durante la trasmissio­ne c’è la pubblicità, si alza e cambia canale, per farlo si deve alzare e farlo dalla television­e perché è contro l’uso del telecomand­o”.

IN SOM MA , che quel ragazzo stesse precipitan­do in una voragine malata era evidente. La famiglia nulla fa, anzi prova con una cromoterap­euta. Ma anche quello non funziona. Mattia prosegue nel suo programma. Quando muoiono i nonni non va ai funerali. Dice la madre: “Sono anni che non entra in una chiesa. Durante l’inverno vuole il termosifon­e spento, mentre d’estate tiene chiuse tutte le finestre”. Aria insana qui in via Fiume. E quelle morti assurde senza un perché. E ora Mattia Del Zotto, figlio della ricca Brianza, chiuso in una cella a combattere contro i suoi demoni.

Follia e disagio

La madre: “Si era convertito all’ebraismo, da due anni viveva isolato nella sua stanza”

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