Il Fatto Quotidiano

LE PALLE SUL BAROCCO DI MILANO

- » VITTORIO EMILIANI

Va bene che Milano è la patria degli affari, ma non si sta esagerando? Soprattutt­o quando si tratta di fa sü i danè a spese di nobili chiese e di palazzi di gran pregio? In questi giorni va molto di moda andare a giocare a tennis in una delle più belle e conservate chiese barocche della città, San Paolo Converso. Sconsacrat­a? È vero, fin dai tempi di Napoleone. Affittata (?) a uno studio di architettu­ra? È vero. Però pur sempre di proprietà della Parrocchia e di competenza della Curia Arcivescov­ile.

La pubblicità dell’ evento invita ad una partita a tennis fra gli affreschi smaglianti di Giulio e Antonio Campi, davanti ad una splendida tela del Cerano, che ne fu pure l’architetto, “per meditare e rilassarsi”. Non sa un po’di presa per i fondelli? Da non cre- dente, mi pare proprio di sì. Al debutto del tennis in chiesa si sono presentati, pare, in 600. Anche perché questo brivido esclusivo finirà il 16 dicembre e quindi bisogna correre ad iscriversi (non so, però, quanto possa costare).

Qualcuno, in tanta indifferen­za meneghina, deve aver protestato, perché la Soprintend­enza e il comando carabinier­i Tutela Patrimonio della Lombardia hanno fatto visita alla chiesa trovando in parte abusivi i lavori fatti, nel 2014, dagli architetti nella parte posteriore della chiesa (San Paolo Converso è una chiesa doppia), con strutture d’acciaio, vetrate e quant’altro loro serviva. Per cui ne hanno ordinato, dopo tre anni, lo smontaggio. Resta il tennis che, via, sarà pure un’idea, un “sogno” anzi dell’artista americano Asaf Raza, ma le pallate di servizio lasciatele, per favore, ai Circoli.

Del resto, non è che a Milano il ministero dia il buon esempio: Palazzo Litta, capolavoro del barocco lombardo, è ormai da un decennio sede degli uffici regionali del Mibact. Il suo secondo cortile però è stato ceduto a una cooperativ­a di Teatro (teatrino, ex Cappella e Ninfeo prontament­e sconciato da un ristorante). Poi, in ossequio all’andazzo, imperante in tutta Italia, del “far soldi con l’arte”, il segretario regionale, l’a rcheologo Marco Minoja, ha promosso “Palazzo Litta Cultura” e affittato cortile e sale monumental­i a “Mosca Partners” per eventi e installazi­oni con il “Tetto di Jeans” dello Studio Diller Scofidio+Renfro allestito nell’arioso Cortile seicentesc­o del Richini.

Il tutto è stato naturalmen­te benedetto a settembre dal sempre più ludico Dario Franceschi­ni in persona ( il servizio su www. palazzo littacul tura. org.it).Talché adesso, per visitare le sale monumental­i, bisogna chiedere il permesso al concession­ario. Insomma, la solita“valorizzaz­ione” commercial­e, a Milano ancora più spinta e praticamen­te inarrestab­ile, un po’ volgarotta, coi monumenti sempre più ridotti a location...

Tuttavia nella classifica dei misfatti milanesi legati al patrimonio artistico e ai danè , lasciati passare da una critica compiacent­e, il primo posto lo merita senz’altro la trasformaz­ione dell’a nti co Seminario Arcivescov­ile, seicentesc­o e riformato di San Carlo Borromeo, in un Hotel 5 stelle, grazie ai soldi di Ferragamo e alla firma di un archistar, Michele De Lucchi. Il quale ha anche proposto di chiudere con vetrate il doppio loggiato.

I clienti danarosi, si sa, sono anche i più delicati. Questa è stata la deriva anche della Curia milanese col cardinale Angelo Scola. E ora, cambierà qualcosa col nuovo arcivescov­o, Mario Delpini? Il monito di papa Francesco contro i conventi vuoti o trasformat­i in hotel di lusso è stato chiaro. Come il richiamo a una Chiesa più sobria. Altro che nuova Milano da bere. Qui si rischia davvero la sbronza.

Sconsacrat­a dai tempi di Napoleone, è comunque proprietà della Parrocchia e competenza della Curia

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Il barocco “profanato” di San Paolo Converso

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