Il Fatto Quotidiano

2. Gli sms che inguaiano Palazzi, il primo cittadino di Mantova: “Sei birichina, ti sculaccere­i” “Credo che tu stia proprio bene messa a 90 da me dopo il tuo messaggio di ieri!”

Nell’esposto che ha dato il via alla denuncia i colloqui segreti del sindaco di Mantova

- » DAVIDE MILOSA inviato a Mantova

Luci di Natale e aria ghiacciata. Mantova si addobba a festa, discreta, forse distratta. Da via Roma a piazza Sordello, la vita di provincia consuma le giornate. Eppure qualcosa c’è che scava dietro le apparenze. Qualcosa che si insinua nei palazzi del potere. Che li mette a nudo, mostrando segreti inconfessa­bili e rapporti opachi. C’ èl apolitica, c’ è il sesso e favori scambiati. È un’ acqua carsica, non uno tsunami. Ma l’erosione è evidente. A cadere per primo, il sindaco Mattia Palazzi, 39 anni, molto legato a Matteo Renzi. Palazzi è indagato. L’accusa: tentata concussion­e continuata. Sul tavolo, favori sessuali chiesti senza pudore per sbloccare fondi pubblici. I messaggi hot del sindaco danno il via al sexgate di provincia. Il mondo è quello delle associazio­ni culturali. Mondo ricco qui a Mantova, capitale italiana della cultura nel 2016. Il sindaco finisce nel tritacarne mercoledì 22 novembre, quando i carabinier­i gli perquisisc­ono casa e ufficio. La notizia viene data dalla Gazzetta di Mantova il 24. Da lì in poi, il sindaco Pd tenta di arginare lo scandalo. Finisce in Procura interrogat­o per oltre quattro ore, dopodiché va in consiglio comunale e non si dimette.

AL QUADRO, PERÒ, manca il contenuto che la Procura custodisce gelosament­e. Si tratta di un esposto di 15 pagine che arriva ai carabinier­i di via Chiassi il 4 novembre scorso, ovvero 20 giorni prima delle perquisizi­oni. È la carta fondamenta­le che fa scattare le indagini lampo. Qui è già tutto scritto: la storia e i messaggi. A firmarlo, Giuliano Longfils, consiglier­e comunale di Forza Italia, già assessore e in consiglio comunale da oltre vent'anni. Massone dichiarato ed ex professore di inglese, Longfils nella prima pagina spiega di essere stato contattato pochi giorni prima da Cinzia Goldoni, ovvero la presidente dell’associazio­ne “Mantua me genuit”. È lei che per la prima volta mostra gli screenshot delle chat bollenti tra il sindaco Palazzi e la vicepresid­ente della medesima associazio­ne. “La signora Goldoni – si legge nel documento – mi ha mostrato una serie di schermate in sequenza”. Il colloquio tra i due, sarà documentat­o, avviene il 25 agosto tra le 6:40 e le 9:56. A posteriori, gli investigat­ori ne ricostruir­anno decine di altri a partire addirittur­a dal novembre 2016. Sono i messaggi dello scandalo, i quali, oltre ai pas- saggi hot, contengono i nomi di altri due assessori, del capo di gabinetto, del direttore generale di un’importante fondazione e di un ex dirigente di Tea energia, la partecipat­a del Comune. Insomma, il quadro che emerge fin dall’esposto non si focalizza solamente sulla figura di Palazzi, il quale finirà nei guai per questo messaggio, ormai noto: “Sai che un’associazio­ne a volte non va avanti senza il mio consenso! Cerca di attenerti alle regole”. La frase però ha un prologo che fino a oggi è rimasto tra gli omissis di questa vicenda. Scrive Palazzi: “Domani sera non mi dirai di no, troppe volte me lo hai detto”. Ecco poi i passaggi del 25 agosto. Scrive sempre il sindaco. “Credo che tu stia proprio bene messa a 90 da me dopo il tuo messaggio di ieri! Allora qualcuno ti s...? Chi è?”.

NEL PASSAGGIO successivo vengono citati i nomi di altri politici e dirigenti pubblici che il sindaco mette in relazione con la donna. Poi Palazzi prosegue: “Ti insegnerei un po’ di cose, sei una birichina e staresti bene sculacciat­a!”. La risposta della donna non si fa attendere: “Ho dovuto contare fino a duemila per non rispondert­i male, ma credo che se un sindaco, un politico, un uomo fidanzato non sappia scindere il lavoro dal privato, allora nella vita vivrà davvero male. Io sai che so stare al gioco, rido e scherzo, ma come tu ben sai, io non so stare a determinat­e regole. Vedi che ho rinunciato a una carica in Tea perché poi sarei stata la sua bambolina”. La donna qui si riferisce a un’offerta ricevuta da un ex dirigente di Tea Energia. Quindi prosegue e cita il capo di gabinetto Stefano Simonazzi “a cui sono servita solo per portare 149 voti”. Poi conclude questo primo passaggio. “Domani sera io non ti dirò di no, te l’ho già detto ieri e l'altroieri”. Davanti a una tale risposta che mette in evidenza un modo di operare che non sembra appartener­e solamente al sindaco, Palazzi non si ferma e rilancia: “Mi piaci ancor di più incazzata, a domani”.

VITTIMA E CARNEFICE, i nsomma. Anche se in questa Mantova “amorale”, non tutti credono alla versione della vicepresid­ente. Per comprender­lo basta qualche pagina Facebook legata alla galassia delle associazio­ni culturali. In un post del primo dicembre E.B. scrive: “Quando avevi bisogno dei tuoi mercatini, il tuo sindaco lo portavi come un Dio, adesso è un orco. Per una volta che vi ha detto no. Da che pulpito viene la predica”. Le voci della politica, decisament­e più informate degli stessi investigat­ori, vanno ben oltre, dise- gnando un quadro fosco tra favori sessuali chiesti in chat e ricatti mai esplicitat­i, ma fatti arrivare con messaggi obliqui. A questo va aggiunta la posizione della presunta vittima, che non denuncia in prima persona, ma si limita solo a girare quelle chat alla presidente dell’associazio­ne. Di più: quando scoppia lo scandalo, difende pubblicame­nte lo stesso Palazzi.

N AT UR A LM E NT E l’e s po st o fornisce una fotografia datata. Il resto sta tutto nella perizia tecnica sui vari apparecchi elettronic­i sequestrat­i. Il punto sul tavolo della procuratri­ce Manuela Fasolato pare, però, un altro. Il sexgate ha scoperchia­to il vaso, mostrando ai magistrati un vero e proprio sistema di spartizion­e di denaro pubblico. Questo è il filone su cui si lavora. Nel mirino i fondi per la cultura: quelli del 2016 (circa 2 milioni di euro) e quelli del 2017. Decine di determine dirigenzia­li e un fiume di denaro, in certi casi concesso in maniera illegittim­a. Molto di questo denaro è finito alle Arci, di cui lo stesso Palazzi è dirigente nazionale, oltre a essere stato presidente provincial­e. Di questo i magistrati hanno parlato con l’assessore all’Istruzione, altri politici e con la rappresent­ante di un’altra associazio­ne. Insomma, l’acqua continua a scorrere sotterrane­a, ma inesorabil­e. Ben oltre questa prima inchiesta.

L’inchiesta si allarga La Procura punta a fare luce su oltre 2 milioni di euro dati alle varie associazio­ni

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Ansa Al voto Matteo Renzi e Mattia Palazzi prima delle Comunali 2015

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