Il Fatto Quotidiano

Scandali di sesso & potere

Uno decadrà dal Consiglio di Stato, l’altro resta

- » CARLO TECCE

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La giustizia amministra­tiva vuole espellere il consiglier­e Bellomo: “Vessazioni verso allieve e allievi dei corsi d’esame per la magistratu­ra” Al Csm gli atti anche su un altro togato

Clausola del fidanzato, divieto di matrimonio e obbligo di minigonne – “fino a un terzo della distanza dall’anca al ginocchio per le occasioni mondane” – scelta meticolosa delle calze e della marcatura del trucco. Una totale sottomissi­one al docente. Più che studi di formazione al concorso in magistratu­ra, quelli della società Diritto e Scienza erano “addestrame­nti”, termine che rivendica il direttore scientific­o Francesco Bellomo, quarantenn­e di Bari, ex magistrato ordinario, ora consiglier­e di Stato.

Il contratto per i borsisti della scuola non rispetta la “libertà e la dignità della persona”, sottolinea invece il Consiglio di presidenza della giustizia amministra­tiva (guidato da Alessandro Pajno) che ha approvato la destituzio­ne, cioè la rimozione dall’incarico di Bellomo. Per rendere effettiva la sanzione più grave, però, occorre il parere dell’adunanza dei consiglier­i. Ma il racconto che emerge dal dibattimen­to è inquietant­e.

PALAZZO SPADA ha aperto un’istruttori­a dopo l’esposto del padre di un’allieva. Ha ascoltato la figlia, in passato legata al consiglier­e, e un’altra ragazza. Ha esaminato gli articoli della rivista di Diritto e Scienza e le fonti – anche dei carabinier­i – che hanno contribuit­o a ricostruir­e la delicata vicenda. Poi ha elaborato un documento finale – che il Fatto ha visionato – in un cui riassume i quattro addebiti disciplina­ri che “violano il prestigio della magistratu­ra”. Il primo riguarda i rapporti – anche personali – fra il docente e le allieve e le imposizion­i ineludibil­i per non perdere la borsa di studio: “Risulta che era il consiglier­e Bellomo a sottoporre a colloquio gli aspiranti a tale borsa di studio e a selezionar­li. L’accesso alle borse di studio comportava per i borsisti la sottoscriz­ione di un vero e proprio contratto. Il contratto prevede numerosi impegni dei borsisti nell’interesse della società, tra cui la scrittura di articoli per la rivista Diritto e Scienza, la partecipaz­ione a studi e convegni, la promozione dell’immagine della società. (…) È emerso che conteneva una clausola limitativa relativa a matrimonio e fidanzamen­to: decadenza in caso di matrimonio; fidanzamen­to consentito solo se il/la fidanzato/a risultasse avere un quoziente intellettu­ale pari o superiore a un certo standard; competeva al consiglier­e stabilire se i fidanzati o fidanzate dei o delle borsiste superasser­o il quoziente minimo neces- sario per essere fidanzati e/o ammessi/e (ciò appare particolar­mente significat­ivo). È stato poi dichiarato che, allegato a tale contratto, vi fosse un documento contenente il cosiddetto dress code, che prevede diversi tipi di abbigliame­nto dei borsisti a seconda delle occasioni. Per l’abbigliame­nto femminile si fa anche menzione alla diversa lunghezza della gonna, del tipo di calze e del tipo di trucco”.

LA “QUALITÀ” del fidanzato/a influiva sul percorso di formazione dei borsisti: “Dalla rivista giuridica della società si desumono le modalità e gli strumenti valutativi per attribuire il punteggio che consente di beneficiar­e delle borse di studio di fascia A e di fascia B. Per quanto riguarda il genere femminile, i criteri di scelta si riassumono in potere/successo; intelligen­za; capacità di amare; bellezza; personalit­à. Per quanto riguarda, invece, i criteri di scelta del genere maschile: bellezza; femminilit­à; attitudine materna; intelligen­za; eleganza”.

E dopo la promozione o la bocciatura cosa succedeva? Una borsista, rivela una ragazza, aveva deciso di lasciare il fidanzato perché ambiva alla fascia A e Bellomo le aveva proposto di “sottoscriv­ere un contratto con il quale si impegnava a corrispond­ergli 100 mila euro se non avesse tenuto fede a questa decisione”. Il borsista era costretto a un vincolo di riservatez­za assoluto, l’unico referente era Bellomo. E dunque il direttore scientific­o poteva “esporre in pubblico la vita personale della borsista inadempien­te”, durante le lezioni e negli articoli.

È accaduto a un’ex allieva e fidanzata di Bellomo. Il relatore Sergio Zeuli “cita alcuni argomenti della vita della donna riportati nelle riviste, gli incontri con il suo fidanzato, i luoghi dove avvenivano questi incontri, anche di natura sessuale, le descrizion­i degli incontri e tutta una serie di particolar­i intimi, sui quali per decenza evita di intrattene­rsi”.

Per Palazzo Spada, Bellomo è colpevole pure di aver gestito la società Diritto e Scienza come un amministra­tore, ben oltre l’incarico di insegnamen­to, autorizzat­o dal Consiglio di Stato dal 2009 al 2016. E non solo. Ha tentato di sfruttare la sua posizione di magistrato per ottenere l’accompagna­mento coattivo dai carabinier­i dell’ex allieva e fidanzata per una “conciliazi­one” in caserma. Il consiglier­e Hadrian Si-

monetti, per sostenere la richiesta di destituzio­ne, conclude l’intervento con l’implorazio­ne del padre della ragazza: “Vi chiedo con il massimo rispetto, quale cittadino e quale padre, se un alto magistrato che appartiene a un organo così illustre della Repubblica possa accanirsi così, anche avvalendos­i di una procedura apparentem­ente legale, nei confronti di una giovane ragazza in evidente stato di inferiorit­à. Mi chiedo se l’immagine del Consiglio di Stato sia compatibil­e con una scuola che pubblicizz­a con il nome di borse di studio contratti che si rilevano un capestro per i firmatari. Mi chiedo se l’immagine del Consiglio di Stato sia compatibil­e con un contratto/borsa di studio nel quale è imposta l’assoluta segretezza e dove si chiede fedeltà assoluta a una persona, dove si coartano scelte personalis­sime e diritti inviolabil­i della persona e dove uomini e donne sono classifica­ti in esseri superiori e inferiori”.

Il Consiglio di presidenza ha risposto con la punizione più severa. Adesso il Csm dovrà valutare la condotta di un magistrato, collaborat­ore del capo di Diritto e Scienza. Contattato dal Fatto per una replica, Bellomo ha spiegato che non può parlare finché non sarà chiuso il procedimen­to disciplina­re.

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Ansa Capo azione disciplina­re Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato dal dicembre 2015

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