Il Fatto Quotidiano

“La vera guerra sarà sul mercato unico”

L’esperto dell’Ispi giudica l’intesa: “Ora Bruxelles riparte in vantaggio”

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Il Regno Unito ottiene da parte sua un periodo di transizion­e di 2 anni, come May aveva chiesto. Tuttavia, nel corso di questo periodo, Londra continuerà a versare la sua quota per il bilancio comunitari­o e a rispettare le nuove leggi prodotte dall’Unione, anche se non parteciper­à al processo decisional­e (non avrà più esponenti nella Commission­e europea, né parlamenta­ri o rappresent­anti in Consiglio). La transizion­e avverrà dunque secondo regole molto stringenti stabilite da Bruxelles: e il Regno unito resterà un Paese membro ma senza i diritti. Primo nodo importante da sciogliere era quello della cittadinan­za. Anche su questo Londra ha ceduto? Intanto, era fondamenta­le che ci fosse un accordo, dati i 3 milioni di europei nel Regno Unito più di un milione di britannici in Europa. Si è stabilito che fino a Brexitcomp­iuta (marzo 2019) i cittadini possono rimanere godendo di tutti i diritti, incluso il ricongiung­imento familiare. E sul conto da pagare per andarsene?

Per gli obblighi assunti, Londra deve sborsare circa 50 miliardi di euro, un compromess­o tra i 100 chiesti in origine dall’Ue e i non più di 20 che il Regno unito si diceva disposto a paga- re. Poi ci sono soldi che Londra deve avere indietro: per esempio la quota di capitale messo nella Banca europea degli Investimen­ti (Bei) verrà rimborsata in varie tranches. Poi c’è il bilancio pluriennal­e del l’Unione, a cui Londra continuerà a contribuir­e fino al 2020. Lunedì la chiusura dell’accordo era saltato per il problema del confine in Irlanda del nord. Alla fine, cosa si è deciso?

Si sono stabiliti degli assunti generali: innanzitut­to gli accordi del Venerdì Santo ( Good Friday Agreement, firmati a Belfast il 10 aprile 1998) rimangono effettivi sia per Londra che per Bruxelles. Coerenteme­nte, non ci sarà frontiera fisica tra Irlanda del Nord (Ulster) e Repubblica d’Irlanda. Infine, chi nasce in Ulster potrà scegliere se essere cittadino britannico o irlandese, come già ora. Il problema in realtà è solo spostato nel tempo: se alla fine della seconda fase negoziale che inizia domani il Regno unito uscisse completame­nte dal mercato unico europeo, come May ha promesso, le merci britannich­e potrebbero entrare in Ue attraverso la frontiera porosa irlandese: la cosa è tutta da vedere, quindi. Insomma, da oggi in poi i negoziati entrano nel vivo? La questione centrale è il mercato unico e tutti gli aspetti specifici d’enorme importanza: dalle licenze per i servizi finanziari a quelle dei trasporti, fino all’ingresso delle merci.

Non è ancora stato risolto l’inghippo: le merci britannich­e potrebbero poi entrare attraverso la frontiera irlandese

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