Il Fatto Quotidiano

TRA LORO, CHI BUTTERESTE GIÙ DALLA TORRE?

- » ANDREA SCANZI

Eugenio Scalfari ha riportato in auge il giochino della torre. Lo ha fatto con la consueta lucidità, sobrietà e inattaccab­ilità. noi, che siamo da sempre suoi seguaci e che abbiamo il suo poster in camera mentre balla l’ultimo singolo di Jovanotti con Mario Calabresi alla Cresima di Gozi, vogliamo seguirlo sulla Retta Via. Estendendo dunque i duelli tra questo e quel politico.

Berlusconi o Renzi? In un simile ballottagg­io si sta a casa, con agio atarassico, ascoltando Animals dei Pink Floyd e bevendo Chartreuse come se non ci fosse un domani. Essendo uguali, tra Berlusconi e Renzi sarebbe come scegliere tra un pioppo e un pioppo. E i pioppi, si sa, son molto tristi. Se però Carrai ci costringes­se a votare con una pistola puntata alla tempia, allora Renzi. Non perché sia migliore: non lo è. Ma perché non ha quella fedina penale lì e perché, se non altro, su temi etici decisivi è certo preferibil­e: unioni civili, biotestame­nto, Ius soli (che in realtà non vuole, ma non fate i precisini).

Di Maio o Berlusconi? Di Maio. E asserire il contrario, venendo da sinistra, è cosa eversiva. Da vergognars­i. Da sputarsi in faccia da soli.

Nardella o McEnroe? Nardella: ha voléemigli­ori e a Wimbledon dà il meglio di sé.

Meloni o Salvini? Meloni: almeno lei non ha votato il Rosatellum. Almeno lei una sua connotazio­ne i- deologica (per quanto a molti di noi distante) ce l’ha. Certo, ha in squadra Alemanno e La Russa. E ha pure imbarcato quel che resta della Santanchè. Ma non si può avere tutto. Men che meno dalla destra italiana.

Berlusconi o Salvini? Il secondo, da solo, non va neanche al cesso. Il primo, anche se ormai ha più anni di Melchisede­c, è tuttora il collante. In questi casi l’unica cosa da fare è gridare: “C’mon asteroide”.

Alfano o Pisapia? Tra i due sceglierem­mo il nulla. Quindi entrambi.

Grasso o Di Maio? In tanti, non solo da queste parti eversive, si porranno un quesito simile fino alla fine.

Renzi o D’Alema? D’Alema. E il fatto stesso che uno col passato di D’Alema sia diventato un tipino tutto sommato gradevole, la dice lunga sulla pochezza di Renzi. Nardellao Roose velt? Nard ella, anche perché Roosevelt lo copiava sin dai tempi di Yalta.

Orlando o Speranza? Più che un ballottagg­io, un parossismo di carisma. E comunque Speranza, perché lui qualche volta le palle sul tavolo le ha messe. L’altro, un po’ meno.

Fratoianni o Civati? Civati, ma solo perché è più permaloso di una mina e se diciamo Fratoianni, per rappresagl­ia e senza comunque mai spettinars­i, invade la Polonia. Boldrini o Pisapia? Entrambi: sono perfetti per certificar­e la morte della sinistra italiana.

Renzi o Di Maio? Il secondo è inesperto, il primo è Renzi. Quindi il secondo. Meli o Fusani? La misoginia.

Bersani o Lombardi? Bersani. Almeno, con lui, ci parli di Gaber e Pink Floyd. E poi è un uomo divertente. L’altra, dopo quello streaming lì, andava spedita in Uganda. Anche se l’Uganda non l’avrebbe presa probabilme­nte benissimo.

Nardella o Messi? Nardella. Ha più tocco, negli assist si fa preferire e la sua tripletta contro la Picierno al Macaranà è stata di pregio.

Landini o Camusso? Landini, senza pensarci un attimo.

Casini o Verdini? Una bomba. Definitiva. Inesorabil­e.

Calderoli o Rosato? Calderoli, perché quando intona l’Aidaruttan­do ha un suo talento. L’altro, a parte essere la prova vivente di come l’Uni Posca non funzioni come colorante per capelli, serve a poco. L’Unità o Il manifesto? O ps,

L’Unità ha chiuso. Scusate.

Andrea Romano o Genny Migliore? Il napalm. Brunetta o Carbone? L’Armageddon.

Astenersi o votare? Astenersi è un desiderio lecito, anche perché il livello generale è quasi sempre avvilente. Solo che, oggi, astenersi significa votare Renzusconi. E questo, in un momento storico simile, è sempliceme­nte imperdonab­ile.

SCALFARI HA ISPIRATO Meloni o Salvini? Meloni: almeno lei non ha votato il Rosatellum; Alfano o Pisapia? Tra i due il nulla. Quindi entrambi

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