Il Fatto Quotidiano

Il montiano Librandi entra nel Pd e chiude un giornale

Deputato ed editore Dopo quattro anni, il quotidiano online “Intelligon­ews” sospende le pubblicazi­oni per motivi “politici”

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Il direttore e l’onorevole- editore. Cronache dall’era renziana nei media. L’o norev ole- edito re: “Non credo sia il caso di intervista­re più esponenti di destra o della sinistra contro il Pd”.

Il direttore: “Ma lo abbiamo sempre fatto per quattro anni, abbiamo sentito tutti da destra a sinistra”.

Alcuni giorni dopo, il 19 ottobre scorso, arriva una email dell’onorevole-editore, che comincia così: “Signor direttore, in relazione al fatto che da un anno gli accessi a Intelligon­ews sono dimezzati e che in più, in questi giorni, è stato pubblicato un video eticamente inaccettab­ile, sono costretto mio malgrado a chiudere, spero temporanea­mente, il giornale per cercare insieme a lei una proposta differente per i lettori”. Il video in questione, peraltro ripreso da un altro sito d’informazio­ne, è una scena del Grande Fratello in cui si discetta del fatidico sbiancamen­to anale.

IL DIRETTORE e l’o no r ev ole- editore si chiamano, rispettiva­mente, Fabio Torriero e Gianfranco Librandi. Giornalist­a e intellettu­ale da una vita a destra, Torriero. Industrial­e e deputato dapprima montiano poi renziano, Librandi. Il loro giornale è un quotidiano web: Intelligon­ews, niente affatto in crisi. Sia per utenti unici: una media di oltre 500 mila al mese, con picchi oltre il milione. Sia per il bilancio, che vale circa mezzo milione di euro, in pareggio. Gianfranco Librandi controlla Intelligon­ews con Satelios. Tv srl, a sua volta in pancia a Tci Telecomuni­cazioni. Quest’ultima è l’azienda che ha reso Librandi ricco e generoso. L’industria si trova a Saronno, in provincia di Varese, ed è leader nel campo dell’illuminazi­one e dei relativi sistemi elettronic­i. L’avventura di Intelligon­ews inizia nel 2013, appena Librandi è eletto in Parlamento nel polo montiano di Scelta Civica. Sui contenuti, si rivela un editore molto liberale. Il direttore e i suoi giornalist­i scrivono di tutto e intervista­no tutti, senza alcun problema.

I pagamenti, invece, sono meno liberali. Nessun contratto. Il direttore prende i soldi a partita Iva, mentre i redattori, una dozzina, ricevono un compenso per la cessione dei diritti d’autore. Escamotage classici nel mondo odierno dei media. Purtroppo. In ogni caso, fin quando resta centrista – inutile e noioso riassumere tutte le contorsion­i scissionis­te di Scelta Civica – Librandi manda avanti il quotidiano. Tutto cambia quando diventa renziano ed entra nel Pd. In piena estate, a luglio. Tre mesi dopo, a ottobre, la lettera di chiusura al direttore Torriero, “preparata” dalle telefonate sull’opportunit­à di sentire questo o quell’esponente di destra o sinistra.

Un caso? Le “motivazion­i politiche” sono la spiegazion­e più plausibile, usata l’altro giorno dal sindacato romano dei cronisti e anche da vari colleghi parlamenta­ri di Librandi. In ordine sparso: Gasparri, Zoggia, Centinaio, Fedriga, Santori, persino uno del Pd, Pedica.

Non solo. L’i mp ro vv is o stop alla testata nasce da altri interessi in vista delle prossime elezioni politiche?

Librandi è un imprendito­re sveglio e furbo. Voleva far politica sin dall’alba degli an- ni Dieci. All’epoca era berlusconi­ano e aprì case e uffici di rappresent­anza a Roma per costruire e alimentare le sue relazioni di potere. Fondò pure un suo movimento personale, Unione Italiana.

DI QUI la sua generosità. Come documentat­o dall’Espresso, Librandi è nella top ten dei finanziato­ri della politica dal 2008. Per un totale di 499mila euro. Nel 2013 riuscì finalmente a farsi eleggere alla Camera, nelle sobrie ma variopinte liste centriste di Scelta Civica, e Mario Monti scoprì solo allora la vocazione a donare del suo deputato neofita, nominato addirittur­a tesoriere di Sc. Gli chiese conto, soprattutt­o, di un versamento di 10mila euro a Giorgia Meloni, a capo della destra sovranista di Fratelli d’Italia, non proprio una convinta europeista. Librandi rispose: “Guarda che con la mia azienda, la Tci di Saronno, ho finanziato quasi mezzo parlamento. Non sai quanti sono stati eletti anche con il mio contributo”.

Gli ultimi a giovarsi dei danari di Librandi sono stati i due candidati sindaci di Milano, sia Sala del centrosini­stra, sia Parisi del centrodest­ra.

Riuscirà ora ad avere un seggio sicuro dal Pd?

Nel frattempo Intelligon­ews chiude e una dozzina di giornalist­i restano a spasso, perdipiù senza un regolare contratto.

Giovedì Librandi era a Mattino 5 e ha parlato di giovani e povertà. Ha voluto raccontare una storia a lieto fine. Quella della figlia Francesca: dopo un anno senza stipendio è stata assunta a tempo indetermin­ato da Prada.

Soldi ai partiti Eletto nel 2013 in Scelta Civica ha finanziato Meloni, Sala e Parisi

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LaPresse Parterre Librandi (al centro) con Sala e Gori

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