Rifiuti, tassa ingiusta: i cittadini pagano anche per le aziende
Cassonetto selvaggio A parità di metratura un’abitazione spende quanto un’impresa che produce più immondizia e di tipo diverso
Sarebbe dovuto essere pronto entro l’est ate, ma non ce n’è ancora traccia ufficiale: è il decreto con cui il ministero dell’Ambiente avrebbe dovuto stabilire i criteri qualitativi e quantitativi a cui i Comuni devono fare riferimento per definire quando i rifiuti di produzione industriale – quindi speciali, non pericolosi – possano essere assimilati a quelli urbani così da modulare con precisione la Tari anche in base al tipo di rifiuto e non solo sulla metratura.
SOSTANZA. Per il calcolo della Tari spesso molti rifiuti speciali industriali – che le aziende dovrebbero smaltire di ta- sca propria – vengono assimilati a quelli urbani e quindi affidati alla raccolta pubblica e pagati in base all’estensione fisica dell’azienda. Semplificando: può accadere che una persona che ha una casa di 100 metri quadri paghi quanto una vetreria di 100 metri quadri, nonostante la produzione di rifiuti sia maggiore e diversa. Il calcolo viene effettuato sulla metratura anche se il trattamento del rifiuto è diverso. A stabilire i limiti, i singoli regolamenti comunali.
RITARDO. L’assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani è infatti di competenza comu- nale, ma deve comunque avvenire secondo criteri dettati da normative statali. Il problema è che non sono specificati e si aspettano da quasi vent’anni: erano stati previsti in un decreto legislativo del 1997 (Ronchi), ma nulla. Poi, ancora, nel 2006 un altro decreto (Codice Ambientale) ne aveva imposto l’adozione entro maggio 2008. Ancora niente. Ad aprile 2017 il Tar del Lazio, dopo le sollecitazioni di alcuni operatori del settore rifiuti (ad esempio un privato della raccolta differenziata denunciava di essere danneggiato dall’eccessiva assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani) con la pronuncia n. 4611 aveva assegnato al ministero un termine di 120 giorni per provvedere all’em an az io ne del decreto. È trascorso quasi il doppio dei giorni, ma il decreto non c’è.
L’ESEMPIO. Il rischio è che i Comuni abbiano adottato regolamenti che implichino una ‘assimilazione creativa’ o che non se ne siano dotati. La questione è stata sollevata da alcuni consiglieri M5S del Comune di Castelvetro, in provincia di Modena, tra cui anche il deputato pentastellato Alberto Zolezzi. Hanno inviato un esposto ad Anac e Corte dei conti in cui spiegano che tramite il regolamento comunale e l’eccesso di assimilazione di rifiuti speciali ai rifiuti urbani, su un importo di 1,3 milioni di euro della Tari per il 2016, ci sarebbe stato un rincaro ipotizzabile fino al 9% ri- cevendo anche una “informazione falsa sul livello della raccolta differenziata (su livelli elevati e virtuosi non corrispondenti alla realtà)”. Gli assimilati, infatti, costituivano il 60% dei rifiuti raccolti in modo differenziato.
MINISTERO. Ipotesi che potrebbe ripetersi in tutte le città d’Italia se il ministero non si deciderà a fissare dei paletti univoci. Mercoledì il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, durante un question time alla Camera ha affrontato il problema e implicitamente ammesso il ritardo. “Relativamente all’emanazione del decreto ministeriale – ha detto –, si evidenzia che, sin dal giugno 2016, il ministero ha avviato l’attività istruttoria. Sono state condotte consultazioni con le varie associazioni del settore per redigere una prima bozza di decreto. Lo schema è in fase di elaborazione pressoché definitiva”. In pratica, prevede criteri quantitativi e qualitativi omogenei e verificabili su tutto il territorio nazionale, individua un elenco delle attività che possono essere assimilate, nonché l’elenco dei codici dei rifiuti. Ma con una scappatoia. “Prevede - dice Galletti - criteri diversi in funzione della presenza o meno di un sistema di misurazione dei rifiuti”. Se c’è, i limiti saranno espressi in quantità annue di rifiuti “misurabili ed effettivi”. Ma se, in pratica, non si riuscisse a pesare i rifiuti? “Useranno ancora la superficie quale discriminante”.
Aspettiamo da anni Si attende la norma per regolare l’imposta, doveva essere fatta entro l’estate scorsa