Il Fatto Quotidiano

Boschi sr., indagini prorogate pure per la bancarotta

ETRURIA Tutte le anomalie dell’audizione L’ex vicepresid­ente è indagato anche per bancarotta semplice. Chiesta la proroga di sei mesi alle indagini

- » CARLO DI FOGGIA

Può sembrare una disputa giuridica, e invece il tema finirà in un esposto che il senatore Andrea Augello (Idea), membro della commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle banche, farà al Csm contro il procurator­e di Arezzo Roberto Rossi. E peserà molto nella risposta alla madre di tutte le domande: perché per Pier Luigi Boschi non ha chiesto il processo per bancarotta sui crediti dati o rinnovati senza garanzie ad aziende poi finite decotte? E perché le sue valutazion­i sono opposte a quelle di Banca d’Italia, che chiede al padre dell’ex ministra milioni di euro di danni per quei crediti? La questione agita il Pd e le opposizion­i.

LA PROSSIMAse­ttimana Rossi sarà chiamato a chiarire alcuni aspetti anomali della sua audizione del 30 novembre scorso in commission­e che ha fatto esultare i renziani del Pd. Finora era noto che Boschi, nel cda dal 2011 e vicepresid­ente di Etruria dal maggio 2014, fosse indagato per bancarotta fraudolent­a per la liquidazio­ne data all’ex dg Luca Bronchi. Giovedì, Rossi ha spiegato in maniera criptica che per i prestiti allegri Boschi non è imputato perché “non ha mai partecipat­o alle delibere per i finanziame­nti”, non ravvisando quindi il reato di bancarotta sulla base del quale invece ha chiesto il rinvio a giudizio per 22 ex amministra­tori di Etruria.

Rossi non specifica però un dettaglio: Boschi è tra i 16 ex vertici della banca aretina per i quali a settembre scorso ha chiesto la proroga di sei mesi delle indagini per i reati di bancarotta fraudolent­a e bancarotta semplice. La prima prevede il dolo, per la seconda basta anche “l’aggravamen­to del dissesto mediante l’omissione di iniziative doverose”, si legge nel provvedime­nto. Secondo Augello tra queste ci sono i rinnovi e le ristruttur­azioni dei fidi poi finiti in sofferenza fatte dagli ultimi due cda, dove sedeva anche Boschi. Il ragionamen­to è semplice: ogni 18 mesi i finanziame­nti vanno rinnovati e, in caso di difficoltà del debitore, ristruttur­ati; se è insolvente e il credito non viene passato a “sofferenza” o viene gestito male, si ritarda la possibilit­à per la banca di recuperare i soldi, a danno dei creditori. La pensa così anche Giuseppe Santoni, il liquidator­e di Etruria nominato dalla Banca d’Italia che a ottobre ha citato per danni anche Boschi per molti fidi dati da Etruria.

SANTONI lo ritiene responsabi­le della gestione e dell’omesso controllo di almeno sei affidament­i dati in precedenza (quando non era nel cda) che hanno prodotto un danno per l’istituto di 60 milioni. Tra questi, il più grande è il buco di 38 milioni causato dalla Sacci spa, guidata dal consiglier­e di Etruria Augusto Federici, a cui furono prestati fino a 100 milioni di fatto senza garanzie. È uno dei 198 prestiti (per 185 milioni) dati in conflitto d’interessi a società riconducib­ili ad amministra­tori di Etruria. Ed è tra quelli per i quali Rossi a novembre nella sua requisitor­ia davanti al Gup di Arezzo ha chiesto il processo per bancarotta per i membri del cda presieduto da Giuseppe Fornasari (2009-2014). Non tutti però. E il perché lo spiega lo stesso procurator­e: “Non si è ritenuto di formulare contestazi­oni per i casi, puntualmen­te segnalati nelle annotazion­i rias-

Due versioni

La Procura non chiede il processo per i fidi per i quali Palazzo Koch lo cita per danni

“Gli atti al Csm”

La richiesta di Augello (Idea) che martedì prossimo scriverà al presidente Casini

suntive della GdF, di rinnovo del credito (…) o di ristruttur­azione (...). Ciò in quanto non è apparso possibile ravvisare con univoca certezza una portata dissipator­ia o distrattiv­a nella scelta discrezion­ale o per così dire ‘tattica’ della banca, adottata a fronte della già intervenut­a sofferenza del credito, di non azionare immedia- tamente gli strumenti giudiziari o escutere le garanzie ed esperire invece tentativi”. Tra i casi segnalati dalla Finanza, per dire, c’è anche la Isoldi (12 milioni mai ridati) il cui credito fu gestito da un comitato dove siedeva anche Boschi. Insomma, Rossi ha chiesto il processo per bancarotta fraudolent­a per i consiglier­i in conflitto d’interessi e per bancarotta semplice a tutti gli altri, ma solo se hanno firmato gli affidament­i. Per gli altri ha fatto intendere in audizione che non si è proceduto perché non c’erano i presuppost­i. Il giorno dopo l’audizione, Matteo Renzi ha esultato così: “Ieri il procurator­e di Arezzo ha spiegato che non c’è nessun profilo penale per il padre di Boschi”.

OGGI scopriamo che Boschi è indagato anche per bancarotta semplice (oltre al falso in prospetto per i bond emessi nel 2013 senza far inserire nel bugiardino informativ­o tutti i rischi). Giovedì scorso Rossi ha minacciato di querelare Augello. Martedì il senatore scriverà a Casini per chiarire se il pm ha consegnato tutti gli atti richiesti o dovrà integrarli, poi chiederà di inviare tutti i documenti al Csm a cui chiederà conto anche delle scelte seguite nelle indagini.

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Ansa In prima fila Pier Luigi Boschi, il papà di Maria Elena, durante un’assemblea di Banca Etruria. Sotto, la richiesta di proroga delle indagini
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