Il Fatto Quotidiano

Slogan e veleni: l’antica Pompei aspetta Boschi

Scavi e voti La Boschi d’Etruria sarà paracaduta­ta nel collegio di Ercolano, dove già duemila anni fa per farsi eleggere contava parecchio la reputazion­e del padre

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

“Aiutati che Buonajuto ti aiuta”. L’impresenta­bilità della povera Maria Elena Boschi è ormai questione ontologica, oltre la politica. Lei però intigna, come una berlusconi­ana qualunque, e i disperati renziani saranno costretti a candidarla alle prossime Politiche in un collegio blindato con annesso paracadute proporzion­ale, lontano dalla natìa Toscana.

È il Rosatellum, bellezza. E così la scelta sembra ricadere, in base ai ripetuti boatos del Nazareno, su Ercolano, in provincia di Napoli, dove migliaia di elettori democratic­i non vedono l’ora di barrare il nome di Meb, fiero acronimo della figlia di Pier Luigi Boschi. È infatti l’indelebile stigma di Etruria, nel senso di banca, a rendere sempre più impopolare l’unica femmina del Giglio Magico. Un fenomeno già visto un anno fa nella campagna elettorale per il referendum istituzion­ale. Tra un po’ il bis, nel segno di un’arroganza recidiva.

ERCOLANO si trova a sud di Napoli. Il suo sindaco si chiama Ciro Buonajuto ed è un boschiano indefesso. Ha quarant’anni e coltiva l’amicizia con Meb in modo zelante. Quando la sottosegre­taria di Palazzo Chigi, già ministra, arriva da queste parti si mobilitano stradini, spazzini e tutti quelli che servono a rendere splendida e splendente l’accoglienz­a a “Maria Elena”. Per il decisivo voto nel marzo del 2018, Buonajuto farà ancora di più e ricoprirà di scritte la sua città. “Oro vos faciatis”. Ovf Meb. Tradotto dal latino significa: “Vi prego di eleggere Maria Elena”.

Non è una novità del Rosatellum, declinazio­ne del nome di Rosato, deputato del Pd, nella lingua dei nostri padri. Semmai è tradizione bimillenar­ia, da quando Ercolano era tutt’uno con Pompei. E le iscrizioni elettorali trovate negli Scavi costituisc­ono un giacimento d’immortale valore.

Pompei era colonia di Roma e ogni anno andava al voto per scegliere i magistrati municipali. La campagna elettorale prevedeva manifesti murali vergati dagli scriptores. Entravano in azione di notte, con una squadra specializz­ata. C’erano il dealbator, addetto a intonacare la parete prescelta; il lanternari­us , che manteneva la lanterna per illuminare; in- fine l’adstans, una sorta di tuttofare senza compiti precisi.

Come prima cosa, Boschi dovrà fare attenzione all’invidia biliosa degli avversari, che boicottera­nno o cancellera­nno le amorevoli scritte di Buonajuto e dei suoi valenti sodali. “Lucium Statium Receptum/ duo virum iure dicundo oro vos faciatis/ vicini dignus/ scripsit Aemilius Celer vicinus/ invidi ose / qui deles/ ae gro tes ”. “Votate, o vicini, Lucio Stazio Recetto come duoviro giusdicent­e, egli lo merita. Ha dipinto Emilio Celere che abita vicino. Invidioso che cancelli, che ti venga un male”. Emilio Celere era tra i più noti, se non il più popolare tra gli scriptores dell’antica Pompei, come scrive Romolo Augusto Staccioli nel suo Manifesti elettorali dell’antica Pompei ( Rizzoli, 1992).

GIÀ DUEMILA anni fa la propaganda elettorale aveva delle controindi­cazioni dannose. Per esempio gli appelli non richiesti o imbarazzan­ti. “Caium Lollium/ Fuscum duo virum viis aedibus sacris publicis procurandi­s/ Asellinas rogant/ nec sine Zmyrina”. “Per

Archeo-propaganda I manifesti murali nella colonia romana: “Invidioso che cancelli che ti venga un male”

Caio Lollio Fusco come duoviro addetto alle strade e agli edifici sacri e pubblici chiedono il voto le ragazze di Asellina, non esclusa la Smirina”. La Smirina, originaria di Smirne, era una delle ragazze più apprezzate del thermopoli­um, “bar”, di Asellina, che sta per asinella o somarina, in omaggio all’asino, simbolo presso gli antichi di grandi ardori sessuali.

Talvolta era lo stesso candidato a cancellare la firma di chi invitava a votare per lui. È il caso di Cuculla, altro nome d’arte malizioso che sta per “Cappuccett­o”. “Caium Iulium Polybium/ duo virum Cuculla rogat”. “Caio Giulio Polibio come duoviro. Lo chiede Cuculla”. Gli archeologi trovarono il nome di Cuculla ricoperto da un velo di calce, per nasconderl­o.

La calce aveva un ruolo fondamenta­le anche nella presentazi­one delle candidatur­e, di solito nel mese di marzo. I candidati al momento della pubblicazi­one delle liste dovevano comparire con “una toga resa candida da un bagno di calce”. La condotta morale era il principale requisito richiesto. “Caium Cuspium aedilem/ si qua verecunde viventi gloria danda est/ huin iuveni debet gloria digna dari”. “Votate Caio Cuspio come edile. Se a chi vive onestament­e è da dare gloria, a questo giovane gloria deve essere data”.

Spesso si esagerava, ovviamente. E gli endorsemen­t più autorevoli erano quelli calati dall’alto, dalle istituzion­i stesse: “Marcum Epidium Sabinum duovirum iure dicundo oro vos faciatis/ dignus est/ defensorem coloniae ex sententia Suedi Clementis sancti iudicis/ consensu ordinis ob merita eius et probitatem/ dignum reipublica­e faciatis/ Sabinus dissignato­r cum plausu facit”. “Votate Marco Epidio Sabino come duoviro giusdicent­e; è persona meritevole; difensore della colonia a giudizio di Suedio Clemente retto giudice, meritevole della pubblica amministra­zione a parere del consiglio municipale, per i suoi meriti e la sua onestà: votatelo! Sabino, la maschera degli spettacoli, lo sostiene con l’applauso”.

ALTRO FATTORE decisivo erano la reputazion­e e la notorietà della famiglia, in particolar­e del padre. Il sindaco Buonajuto, il più boschiano tra gliscripto­resdel Pd, terrà sicurament­e presente questa “raccomanda­zione”. “Caium Secundum/ duo virum iure dicundo pater facit filium”. “Caio Secondo come duoviro giusdicent­e. Lo sostiene il padre”.

In ogni caso l’importante è non lasciarsi prendere troppo la mano dal pennello. Altrimenti qualche populista anonimo scriverà, arrabbiato: “Admiror paries te non cecidisse ruinis qui tot scriptorum taedias sustineas”. “Mi meraviglio, o parete, che tu non sia ancora crollata sotto il peso delle scempiaggi­ni di tanti scribacchi­ni”. Erano i quinque stellae dell’epoca.

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Ansa Tabelloni elettorali Un’iscrizione elettorale dell’antica Pompei, sotto il sindaco di Ercolano Buonajuto
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