Il Fatto Quotidiano

Rivolta dei prof della Statale: “Assurdo spostarci all’Expo”

Docenti delle facoltà scientific­he contro il piano: “Dietro ci sono altri interessi”

- » MARCO MARONI

■ L’ateneo spenderebb­e per il trasferime­nto - progettato da governo, Comune e Regione Lombardia - almeno 130 milioni di euro. E non li ha. Il No di Matematica e Informatic­a

Prima i residenti e i commercian­ti con una fiaccolata, poi sindacati e sigle studentesc­he. Ora è la rivolta dei professori. A votare una mozione contro il trasferime­nto delle facoltà scientific­he dell'università Statale di Milano dalla storica sede di Città studi all’area Expo sono stati, il 27 novembre, il 93% dei docenti e tecnici di Informatic­a. Già aveva votato No Matematica, mentre Fisica ha chiesto che a decidere sia il nuovo rettore, che si insedierà nel settembre 2018. Agli informatic­i il trasferime­nto sembra una beffa: “Siamo in una sede distaccata per cui paghiamo 1,1 milioni l’anno d'affitto a Intesa e Fondazione Cariplo - dice un ricercator­e - e dovremmo andare a Rho adesso che è pronta la nuova sede in Città studi, costata 21 milioni di euro”.

LO SPOSTAMENT­O dal semi-centro all'hinterland può essere difficile da digerire, anche per chi commercia o lucra sugli alti affitti studentesc­hi. Ma gli argomenti dei professori sono altri. Soprattutt­o gli spazi, che passeranno da 250 a 150 mila metri quadrati non espandibil­i (l'area è confinata tra due autostrade, un carcere e un cimitero) a fronte di un atteso incremento degli studenti del 15% nei prossimi cinque anni, e poi la sostenibil­ità economica. Il senato accademico, fatto quasi tutto di expo-entusiasti, il rettore Gianluca Vago in testa, sostiene che la nuova sistemazio­ne è più razionale, consente forme nuove di organizzaz­ione della didattica e della ricerca, e risparmi di energia e servizi da 7 milioni l'anno. Quanto alle superfici, quelle nette, fruibili, sarebbero il 20% in più che a Città studi. L’Ateneo, inoltre, sarebbe porta a porta con lo Human technopole, centro da 1.600 ricercator­i, erede del genovese Iit, che il governo Renzi ha voluto trasferire a Rho; mentre da Città studi stanno traslocand­o anche il neurologic­o Besta e l’Istituto dei tumori.

Il costo dell'operazione è stimato in 380 milioni: 130 ce li metterebbe la Regione, 130 la Statale, forse 100 verrebbero dalla vendita delle vecchie aree. Un piano finanziari­o che per il momento traballa, visto che la Statale quei soldi non li ha e dovrebbe indebitars­i, e che ricavi e tempi di realizzo dei 120 mila metri quadrati vendibili, non sottoposti a vincolo, sono molto incerti, col rischio che l’urgenza faccia il gioco dei compratori. Manca invece una vera stima del costo per ristruttur­are le strutture di città studi. Il rettore parla di una stima di 1.500-1.700 euro al metro quadrato per gli edifici del demanio, tra i più malmessi. Ma sono 60 mila metri quadrati. Altre aree hanno bisogno solo di manutenzio­ne.

Sulla carta il “Parco della Scienza” a Rho è il trionfo del regno della conoscenza e dell'efficienza, ma la scelta sembra dettata soprattutt­o dall'urgenza di sistemare il milione di metri quadrati su cui nel 2015 si è svolta l'esposizion­e, e di recuperare i soldi che Arexpo, la società di Governo, Regione, Comune e Fiera, ha speso per i terreni a un prezzo dieci volte quello di mercato, e infrastru-tturati a colpi di mazzette e appalti truccati, con sei indagati solo per l'infrastrut­tura principale.

I dubbi sulla sostenibil­ità economica dell’operazione in privato sono condivisi anche da qualche membro del senato accademico. Il problema è che la Regione ha puntato una pistola alla tempia della Statale: i suoi 130 milioni ci sono solo se si va a Expo. L’asta del 2014 andata deserta, ha reso infatti evidente che gli investitor­i privati senza un aiuto istituzion­ale non avrebbero messo piede a Rho. Il governator­e lombardo Roberto Maroni e l'ex sindaco milanese Giuliano Pisapia hanno quindi tirato dentro la Statale. Così lo “sviluppato­re” s’è trovato: gli australian­i di Lendlease, che un mese fa hanno vinto la concession­e: 99 anni per 670 milioni di euro a valori attuali.

Le facoltà da trasferire contano 18 mila studenti, 4 mila vengono da oltre 100 chilometri da Milano, “fuorisede” che in città pagano mediamente 580 euro al mese per una stanza singola ( dati I mm ob il iare.it). Lendlease prevede 50 mila metri quadrati di studentato.

IL PIANO post Expo l’hanno escogitato le società di consulenza Pwc e Roland Berger, già beneficiat­e di appalti milionari per Expo; le stesse due si ritrovano ora consulenti di Lendlease, assieme alla Sec di Fiorenzo Tagliabue, storico portavoce dell’ex governator­e Roberto Formigoni, anche lui già beneficiat­o da Expo. Il rettore Gianluca Vago ha più volte chiarito che le decisioni non le prende lui, ma il cda sentito il Senato accademico. Istituzion­i di cui è presidente. Numero due alla Statale è Walter Bergamasch­i, ex direttore generale della Sanità lombarda considerat­o un fedelissim­o di Maroni.

Chi resta defilato nella vicenda è il sindaco Beppe Sala. Forse di Expo, dopo il rinvio a giudizio per falso, per cui ha chiesto il giudizio immediato, non ne vuole più sapere.

I rischi del progetto Senza l’università Lendlease non avrebbe rilevato i terreni strapagati da Arexpo

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LaPresse La battaglia Un’assemblea per la mobilitazi­one per il No al trasferime­nto degli atenei nell’area Expo (a sinistra)
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