I sondaggi rimettono in pericolo Renzi
Il Pd va sotto “la quota Bersani” e le minoranze vogliono una Direzione
Matteo Renzi è finito sotto la “soglia Bersani”: il Pd è al 24,5%, rispetto al 24,53% preso dall’ex segretario nel 2013. Così diceva un sondaggio, uscito ieri sul Corriere della Sera. Ma la tendenza è analoga, anche in una rilevazione di Repubblica, dove i dem sono al 25%. Altro che 40%, partito della Nazione pigliatutto, il Pd di Renzi è sempre più piccolo e sempre più solo. Dopo la discesa in campo di Pietro Grasso nella neo formazione Liberi e Uguali e l’addio di Angelino Alfano e Giuliano Pisapia, i sondaggi registrano un calo che sembra inarrestabile. Tanto è vero che provocano svariate reazioni. “Sono tre anni che il Pd è sotto la soglia ‘Bersani’, quella del 2013. Sono tre anni che il Pd perde tutti gli appuntamenti elettorali amministrativi”, commenta lo stesso Bersani. Nel Pd, la minoranza di Andrea Orlando chiede una direzione sulle alleanze il prima possibile. Renzi ufficialmente non dice nulla, ma manda avanti Andrea Marcucci: “I sondaggi ad elezioni presumibilmente a distanza di tre mesi, sono un puro esercizio di stile. Mancano le coalizioni ed i candidati”.
I numeri, però, sono tutti abbastanza univoci. Secondo Repubblica( rilevazione curata da Demos, tra il 4 e il 7 dicembre), il Pd, da ottobre a oggi, cala dal 26,3% al 25%. Al netto del M5S, che passa dal 27,6% al 28,7%, e di Forza I- talia, che è al 15,2% (e guadagna un punto, mentre la Lega ne perde uno e va al 13%), il dato più interessante è quello che riguarda proprio Liberi e Uguali, che avrebbe il 7,6%. Dati analoghi sul Corriere della Sera( rilevazione Ipsos tra il 5 e il 6 dicembre): M5S sempre primo partito sale al 29,1%, il Pd cala al 24,5%. Anche qui FI si allontana dalla Lega, raggiungendo quota 16,7%, con il Carroccio in calo, ora al 14,4%. E Liberi e Uguali si attesta al 6,6%.
QUANTO Pietro Grasso, Pierluigi Bersani & C, possono togliere voti al Pd si vede da un altro sondaggio, quello di Roberto Weber per Huffingtonpost : fra gli elettori di “sinistra” in particolare, la competizione vede il Pd al 31,7% prevalere d’un soffio sugli ex-Articolo 1 + Sel (30,4%) con M5S che segue a 6 punti di distanza (24,9%); netta invece l’egemo- nia dei democratici fra chi si colloca nel “centrosinistra” con oltre il 57% del totale, Liberi e Uguali che mostra finora una limitata capacità di penetrazione (9,9%) e l’M5S attestato intorno al 20%.
Nel Pd l’agitazione cresce, anche nella maggioranza renziana. L’idea che il segretario sia un ostacolo più che una ri- sorsa ormai è condivisa un po’ da tutti. Perché se il partito va malissimo (in molti temono che la vera soglia sia il 20%), tornare in Parlamento sarà difficilissimo per tanti: i seggi persi saranno decine.
UNA DELL Evalutazioni fatte in questi mesi dai big dem (da Dario Franceschini allo stesso Orlando) era che - davanti alla sconfitta praticamente certa del Pd - era meglio non cambiare nulla in corsa e lasciare Renzi a metterci la faccia, per riprendersi il Pd dopo. Ma a questo punto, il rischio è che di quel partito rimanga veramente molto poco: la Direzione (prevista informalmente per il 18 dicembre) potrebbe servire a spingere Renzi al passo indietro prima delle elezioni. Una “congiura” evocata finora più e più volte, senza che mai, finora, i congiurati uscissero allo scoperto.
Numeri concordi Tre rilevazioni vedono i Dem in calo costante: Grasso (Liberi e Uguali) gli toglie voti a sinistra