I putiniani per il No del russo Zagrebelsky
Il Fatto ha ricostruito le manovre di Mosca sul 4 dicembre: tutto iniziò a San Pietroburgo
Dopo un meticoloso lavoro d’inchiesta durato mesi Il Fatto Quotidiano è in grado di ricostruire la sconvolgente intromissione russa nel referendum costituzionale del 2016. E dire che le prove erano sotto gli occhi di tutti... Chi è stato il volto più noto tra i costituzionalisti schierati per il No alla riforma Renzi-Boschi? La risposta è facile e, letta alla luce delle nuove rivelazioni statunitensi, rivelatrice: Gustavo Zagrebelsky, la cui famiglia è originaria di San Pietroburgo, non a caso la città natale di Vladimir Putin.
È STATO IL GIURISTA “russo”, sagacemente infiltrato ai vertici della Corte costituzionale anni pri- ma, la vera mente dell’offensiva putiniana in Italia, che s’è poi mossa lungo binari inediti e straordinariamente efficaci.
Ad esempio, Il Fatto è in grado di rivelare che è stato un hacker russo - tale Aleksandr Mir, da un ufficio dei Parioli, a Roma - ad influenzare il modello econometrico su cui il Centro studi di Confindustria elaborò nel luglio 2016 le sue previsioni in caso di vittoria del No al referendum: “L’economia italiana perderebbe in tre anni 4 punti percentuali di Pil, 17 punti di investimenti e quasi 600 mila unità di lavoro; nel 2019 il debito pubblico sfonderebbe quota 144% del Pil. Il reddito pro-capite diminuirebbe cumulativamente di 590 euro e ci sarebbero 430 mila poveri in più”. Una previsione così sguaiata e farlocca che finì, co- me ipotizzato dai russi, per spostare migliaia di voti a favore del No, convinti che Confindustria stesse mentendo per favorire il governo (cosa che, ovviamente, non farebbe mai): è tanto vero che le stime non hackerate dai russi che Il Fatto ha potuto visionare in un caveau di Volgograd sostenevano che in caso di sconfitta della riforma non sarebbe successo assolutamente nulla.
Un’altra sottilissima operazione di spin messa in atto dai russi avrebbe poi ri- guardato circa il 2% dell’intero elettorato italiano. Attraverso il sito giallozafferanoamaPutin.org – riconducibile a una società basata a Scurcola Marsicana, L’Aquila, a sua volta di proprietà di un trust di Singapore chiamato Gu.Sta.Vo.Za.Gre. - avrebbero convinto decine di migliaia di appassionati di cucina che, in caso di vittoria del No, il caviale del Volga sarebbe arrivato in Italia al prezzo delle volgari uova di lompo.
E ancora: un post con oltre millantamila visualizzazioni sullo stesso portale ha invece convinto molti alcolizzati che i Comitati del No avrebbero organizzato presidi in ogni città per distribuire gratuitamente inaudite quantità di vodka di ottima qualità a tutti gli assetati. Promesse poi rivelatesi per quello che erano: fake news.
OVVIAMENTE i putiniani - anche grazie alle strutture messe a loro disposizione da Lega, M5S e FdI - hanno soffiato sul malcontento per la presunta crisi economica e corrotto l’elettorato: circa 10 milioni di italiani ricevono dal 2016 un bonus da 80 rubli al mese dal Cremlino a patto di votare No al referendum e i partiti putiniani alle prossime elezioni.
Non v’è chi non veda, insomma, che il referendum del 4 dicembre 2016 va annullato e ripetuto modificando la scheda in modo che si possa solo rispondere Sì: sennò chissà che altro si inventano Zagrebelsky e il suo capo Putin.