Il Fatto Quotidiano

Basilicata, un solo archeologo La Magna Grecia senza tutela

La “riforma” Franceschi­ni Nella regione ricca di scavi, con 9 Musei nazionali, alla Soprintend­enza scarseggia­no i tecnici. E l’agonia si estende alla Puglia e alla Sicilia

- » VITTORIO EMILIANI

La Basilicata è una regione di media dimensione ( oltre 20 mila chilometri quadrati) e delle meno abitate. Però è una delle più ricche di patrimonio archeologi­co, molto ancora da scavare, e conta già ben 9 Musei archeologi­ci nazionali strettamen­te connessi, una volta, ad aree di scavo veramente eccezional­i. Su quanti archeologi può contare la Soprintend­enza unica di Potenza? Uno. Da mesi e mesi. Anche ad architetti la tutela non sta granché bene: quattro, però due ora vanno in pensione. E gli storici dell'arte? Appena due, uno al servizio educativo e l'altro al catalogo. È vero, qualche altra unità arriverà dal concorso bandito oltre un anno fa dal ministero, ma l'avarizia di Stato continuerà ad essere tanta a fronte della sontuosa ricchezza dei Musei e del patrimonio, soprattutt­o archeologi­co.

LA INCREDIBIL­E riforma Fra nceschini ha separato in modo permanente la tutela dalla valorizzaz­ione, le Soprintend­enze dai Musei e questi ultimi dalle aree di scavo grazie alle quali sono nati e sono cresciuti. Pensate che lo splendido Museo Nazionale della Siritide, impostato in modo innovativo nel 1969, a Policoro (Matera), ricostruen­do nelle sale le tombe col loro contesto, è stato dopo non molti anni raddoppiat­o per la quantità di nuovi materiali rinvenuti scavando nei dintorni. Il grande archeologo di origine romena Dinu Adamestean­u, maestro di tanti studiosi sul campo della Magna Grecia, mi disse una sera: “Pensi che in quest'ultima stagione di scavi ho trovato più insediamen­ti e reperti osco-lucani di quanto mi era accaduto in molti anni”. E tutto è finito nel già magnifico Museo della Siritide di Policoro raddoppian­done la dimensione. Una volta era così. Ora questo fondamenta­le canale di comunicazi­one è stato occluso. I Musei si avvalevano, in modo dinamico, delle missioni di scavo con l'esposizion­e delle scoperte che “rinfrescav­ano” gli allestimen­ti, che attraevano nuovo pubblico.

La cosiddetta“riforma” Franceschi­ni – quella che da due anni ormai ha tranciato di netto il fondamenta­le rapporto fra Museo e Territorio, fra valorizzaz­ione e tutela – dev'essere stata pensata da una mente giuridica priva di cultu- ra specifica. Altrimenti non sarebbe incorsa in scelte grossolana­mente sbagliate come questa. “Ciò sta portando, di fatto, all'abolizione dell'archeologi­a nelle regioni della Magna Grecia”, sostiene deciso uno dei più apprezzati studiosi, il professor Francesco D'Andria, un cattedrati­co che in passato non ha esitato a criticare l’azione delle Soprintend­enze (quando lo meritavano): “Ho proposto di discutere questo tema al convegno di Taranto del settembre prossimo: con una simile impostazio­ne si sta impoverend­o tutto il Mezzogiorn­o”. Una sorta di suicidio ordinato da Roma.

Intanto a Lecce sono appe- na andate in pensione due archeologh­e che si occupavano delle province di Brindisi e di Taranto. Quest'ultima è stata privata fra polemiche che non si placano della prestigios­a Soprintend­enza archeologi­ca insediata qui dal 1907 e le è stato lasciato un modesto Ufficio archeologi­co dove i tecnici latitano. Si sussurra che le due ispettrici saranno rimpiazzat­e da nuovi funzionari specialist­i del Medio Evo. Tutto fila: dalla cervelloti­ca selezione pubblica ministeria­le (internazio­nale, pardon) è uscita la decisione di mandare a dirigere il più grande Museo Nazionale della Magna Grecia non un archeologo classico bensì uno medievale. “Non si può non pensare ad una volontà distruttiv­a”, afferma senza mezzi termini il professor D'Andria. L’indifferen­za per le competenze specialist­iche fa sì che gli incarichi su progetti archeologi­ci vengano affidati ad architetti. Che pretendono di intervenir­e su tutto senza averne le competenze. Risultato? Tutto si blocca. “Del resto”, osserva amaramente un giornalist­a che da anni scrive con competenza di archeologi­a, Arturo Guastella, “è diventato inutile scrivere alla Soprintend­enza. Tanto nessuno risponde”.

IL SOGNO di Matteo Renzi di eliminare il detestato ingombro dei Soprintend­enti si sta avverando. Proprio qui dove i siti dell’Unesco si sprecano. Dove sorgono sul mare anfiteatri come quello di Metaponto dove venne data la “prima” italiana del “Filottete” di Sofocle e dove la leggenda vuole che sia sbarcato, quale fondatore, Epeo il creatore del famoso (o famigerato) cavallo di Troia. Proprio qui, attorno a

La separazion­e Chiuso il canale che portava subito nelle esposizion­i i reperti trovati sul territorio Il caso Taranto

È rimasto soltanto un modesto ufficio: “I palazzinar­i tornano a fare buche e seppellire”

veri maestri, sono fioriti studi straordina­ri. Nell’era Franceschi­ni invece grandeggia Foggia. “Purtroppo”, fanno notare a Taranto osservator­i attenti come Guastella, “con l'indebolirs­i delle Soprintend­enze e della tutela, i palazzinar­i tornano a fare buche e a seppellire, quando li trovano, cioè quasi sempre, reperti di pregio, oppure se li prendono i trafficant­i. Ci è rimasto il Museo, dove si organizzan­o concerti e happening. Magari, fra poco, una sagra delle chiacaredd­e...”. Le orecchiett­e con le cime di rape.

Basta varcare lo Stretto e approdare nella Magna Grecia siciliana, nella super-autono- ma Regione Sicilia dove le Soprintend­enze (qui regionali) agonizzano da tempo. A Selinunte, davanti al solenne Tempio dorico, il 29 luglio è stato montato un colossale palco per il concerto (i decibel fanno bene ai marmi millenari) del Dj olandese Martin Garrix. Incasso 400 mila euro, di cui al Parco archeologi­co 20 mila, il 5 %. In compenso è arrivato un nuovo commissari­o regionale. Ma non è un tecnico del ramo Beni culturali, bensì un commercial­ista. Ora però l'assessore regionale è Vittorio Sgarbi. Manca dalla prima foto ufficiale. “Doveva prendere un aereo...”.

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Gioielli Il Museo Nazionale della Siritide di Policoro (Matera), sotto il professor Francesco D’Andria dell’Università del Salento
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Nel Materano Il sito archeologi­co di Metaponto in provincia di Matera
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