Sulle follie di Trump aspettiamo ancora l’Europa
Come già avvenuto con l’ult imo Bush, che in campagna elettorale aveva promesso di voler interessarsi soprattutto dei problemi interni degli Stati Uniti, per poi fare guerra all’Iraq, sulla base di false prove del possesso di armi chimiche, con le nefaste conseguenze che sappiamo, ivi compresa quella di aver originato il terrorismo dell’Isis, così sta facendo ora Trump, con il folle braccio di ferro avviato con il dittatore nord coreano, l’evidente intenzione di accendere un conflitto contro l’Iran e l’irresponsabile decisione di portare l’ambasciata americana a Geru- salemme. La pericolosità di questo presidente per la pace mondiale è sotto gli occhi di tutti, ed è quindi importante la presa di posizione delle nazioni europee contro quest’ultima sua mossa. L’impressione è che gli Stati Uniti, fondamentali per la sconfitta del nazifascismo nella seconda guerra mondiale, non sappiano più stare senza guerre, non solo per il ruolo che rivestono sullo scacchiere mondiale, ma anche per gli enormi interessi legati all’industria bellica, una lobby molto influente sulla politica americana. Una ragione in più perché l’Europa ricerchi una propria linea di politica estera che, oltre a tener conto della propria storia e della propria posizione geografica, cerchi di prevenire i conflitti; non quindi, come dicevano gli antichi, “se vuoi la pace, prepara la guerra” ma “se vuoi la pace, prepara la pace”.