L’eredità della crisi: quasi 5 milioni di precari e part time involontari
Lo studio La fondazione Di Vittorio: +45% la crescita dal 2007
In Italia un occupato su cinque vive una situazione di “disagio lavorativo”. Con questa espressione si indicano quelle persone che hanno un impiego solo part-time ma ne vorrebbero uno a tempo pieno, oppure quelle che cercano un contratto stabile ma per ora devono accontentarsi di uno precario.
Ben 4 milioni e 492 mila, secondo un report della Fondazione Di Vittorio (Cgil), si trovano almeno in una di queste condizioni. Tutti loro risultano occupati nelle statistiche, ma non come vorrebbero: un part-timer involontario, infatti, lavorando solo poche ore alla settimana non avrà uno stipendio sufficiente per sopravvivere; chi ha un rapporto a scadenza non ha prospettive per il futuro. Del primo gruppo fanno parte 1,8 milioni di italiani. Nel secondo, invece, tra autonomi e dipendenti si arriva a 2,7 milioni. Questo dato fa capire che non basta aver raggiunto i livelli pre-crisi in valori assoluti – ovvero aver superato i 23 milioni di occupati totali, come prima della recessione - perché se andiamo più a fondo notiamo che siamo ancora ben lontani dagli standard del 2007. In quell'anno, infatti, il disagio lavorativo coinvolgeva il 13,8% degli occupati, mentre oggi, visto l'aumento di 1 milione e 400 mila unità, siamo giunti al 20,1%(un incremento del 45%). Considerando solo il Sud, la per- centuale è del 23,9%. La forbice tra uomini e donne, poi, è molto grande: il tasso di disagio tra le seconde è del 26,9%, mentre per i maschi si ferma al 15,2%. Peggio di tutti stanno i giovani, con la curva degli under 25 che tocca vette del 60,7%.
Tra i posti creati in questi anni di debole ripresa, insomma, nonostante l’obiettivo del Jobs Act fosse quello di privilegiare il lavoro stabile, molto incidono i contratti precari e part- time. Di conseguenza, dice una precedente ricerca della Fondazione Di Vittorio, le ore lavorate nel secondo tri- mestre del 2017 sono state circa 700 milioni in meno del 2008. Calcolando quindi non gli occupati ma le unità lavorative (per intenderci, due part-time messi insieme valgono una unità di lavoro), ne mancano ancora poco più di un milione rispetto ai livelli pre-crisi. Il tasso di disoccupazione, inoltre, resta alto: a ottobre si è attestato all’11,1%, ma va ricordato che include solo i disoccupati che fanno ricerca attiva di un impiego. Se contassimo anche gli inattivi disponibili e i part-time involontari, ha fatto notare la Banca centrale europea, supereremmo il 23%. Con buona pace di chi continua a esaltarsi di fronte ai numeri del nostro mercato del lavoro.