Dalla montagna del sapone si vede la geopolitica
C’è una cosa in questo maccartismo in sedicesimo (“mi ha detto mio cugino Biden che il referendum fu truccato”) che è davvero sorprendente. No, non è il fatto che non si riesca mai a capire bene cosa hanno fatto questi russi per far perdere varie elezioni ai buoni, pur dotati, i buoni, di cospicui fondi e della potente macchina dei loro governi. No, la cosa sorprendente non è neanche il tono da sinceri democratici con cui catalogano come sostanzialmente criminale qualunque opinione esterna al Wa- shington consensus. La cosa che davvero stupisce è - ammessa, e non concessa per rispetto della fialetta di antrace, la buona fede dei politici Usa - lo stupore di quanti scoprono che una potenza regionale come la Russia tuteli i suoi interessi, veicoli all’esterno la sua visione del mondo, appoggi gli interlocutori politici che ritiene più congeniali (pochi anni fa un foglio pagato dal Cremlino usciva in allegato a Repubblicasenza scandali). Ora il problema è non esagerare con le informazioni: che facce faranno, per dire, scoprendo che tutti i Paesi, Usa in testa, fanno politica estera e difendono i loro interessi in modi a volte sconvenienti, a volte criminali? È ovviamente un’ottima notizia che pure dalla montagna del sapone si veda la geopolitica, ma l’orizzonte pare offuscato da un eccesso di buona coscienza: se gli Usa sono sempre buoni, d’altronde, possono pure, sempre a fin di bene, organizzare un golpe o tentare di condizionare la politica interna di un Paese amico (si dice solo per ipotesi, eh, non ci pensano neanche...).