Il Fatto Quotidiano

Dalla montagna del sapone si vede la geopolitic­a

- » MARCO PALOMBI

C’è una cosa in questo maccartism­o in sedicesimo (“mi ha detto mio cugino Biden che il referendum fu truccato”) che è davvero sorprenden­te. No, non è il fatto che non si riesca mai a capire bene cosa hanno fatto questi russi per far perdere varie elezioni ai buoni, pur dotati, i buoni, di cospicui fondi e della potente macchina dei loro governi. No, la cosa sorprenden­te non è neanche il tono da sinceri democratic­i con cui catalogano come sostanzial­mente criminale qualunque opinione esterna al Wa- shington consensus. La cosa che davvero stupisce è - ammessa, e non concessa per rispetto della fialetta di antrace, la buona fede dei politici Usa - lo stupore di quanti scoprono che una potenza regionale come la Russia tuteli i suoi interessi, veicoli all’esterno la sua visione del mondo, appoggi gli interlocut­ori politici che ritiene più congeniali (pochi anni fa un foglio pagato dal Cremlino usciva in allegato a Repubblica­senza scandali). Ora il problema è non esagerare con le informazio­ni: che facce faranno, per dire, scoprendo che tutti i Paesi, Usa in testa, fanno politica estera e difendono i loro interessi in modi a volte sconvenien­ti, a volte criminali? È ovviamente un’ottima notizia che pure dalla montagna del sapone si veda la geopolitic­a, ma l’orizzonte pare offuscato da un eccesso di buona coscienza: se gli Usa sono sempre buoni, d’altronde, possono pure, sempre a fin di bene, organizzar­e un golpe o tentare di condiziona­re la politica interna di un Paese amico (si dice solo per ipotesi, eh, non ci pensano neanche...).

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