Il Fatto Quotidiano

“Deve sapersi rinnovare anche l’antifascis­mo”

Franco Cassano “È sbagliato sottovalut­are i rigurgiti neri, ma lo è pure rispondere con i canoni classici. Il quadro è troppo diverso dal dopoguerra”

- » STEFANO CASELLI

“Attenzione a non sottovalut­are, ma attenzione anche a rispondere con i canoni classici, il quadro è troppo diverso da quello del dopoguerra”.

ttenzione a non sottovalut­are, sono manifestaz­ioni gravi. Ma attenzione anche a rispondere con i canoni classici, il quadro è troppo diverso da quello del dopoguerra. Anche per l’antifascis­mo è arrivato il momento di mettersi in discussion­e”. Franco Cassano, sociologo e deputato Pd, di fronte ai rigurgiti di fascismi non si iscrive certo alla schiera dei pompieri, ma nemmeno a quella dei facili incendiari. Professore, in Italia il neofascism­o è stato una cosa seria: stragi, progetti di colpo di Stato. Alla luce di questa esperienza, i rigurgiti di questi mesi si ridimensio­nano o devono preoccupar­ci ancora di più?

Non dimentichi­amo che il fascismo in Italia c’è stato davvero ed è profondame­nte legato alla nostra storia, quindi ogni sua manifestaz­ione non va sottovalut­ata e va affrontata con la massima intransige­nza. L’intimidazi­one a un giornale, come avvenuto a Roma nei giorni scorsi davanti alla sede di Repubblica, è insopporta­bile. Tuttavia, osservando queste frange, è necessario cogliere una fondamenta­le differenza con il neofascism­o di quarant’anni fa: esse avvertono un consenso, perché il senso comune è cambiato. E questo, ovviamente, è un fenomeno non solo italiano.

Insomma, un tempo essere fascisti significav­a stare dalla parte dei perdenti o quanto meno della minoranza. Oggi non è più così?

Dopo gli anni delle riforme e del welfare, nei quali l’Occidente ha visto ridursi notevolmen­te le disuguagli­anze, e a partire dal 2006 con la crisi del neo-liberismo siamo entrati in una fase storica nuova, dove domina la paura di perdere ciò che si ha, indipen- dentemente dal fatto che accada realmente. È in corso uno spostament­o d’opinione che va dall’Europa agli Usa di Trump. Ritorna l’amore per i confini, dal nazionalis­mo alle piccole patrie. Un’azione tempestiva di reazione al rigurgito fascista deve tenere conto di questo sfondo, non si può più ragionare con i vecchi schemi. La crisi del ceto medio è evidente, il cosmopolit­ismo della sinistra viene visto come un vezzo aristocrat­ico che non ci si può più permettere; dare una risposta in termini di fraternità, solidariet­à è sempre più difficile. E in un momento di disgregazi­one, si aprono praterie per i fascismi.

Le solite responsabi­lità della sinistra?

Più che rinfacciar­si responsabi­lità, come accade ogni giorno, sarebbe utile ragionare. Alla sinistra perennemen­te divisa, e non solo a quella italiana, manca oggi una seria riflession­e sulle origini sociali di tali divisioni ed è venuta a mancare la centralità dell’idea di futuro. La passione dominante non è più la speranza, ma la paura. E tutto questo favorisce la conservazi­one e lo spostament­o a destra.

Quindi non c’è più spazio a sinistra?

Il punto, oggi, è che tra destra e sinistra la distinzion­e è sempre meno chiara. L’identità della sinistra si basava sulla difesa delle classi sociali deboli e sull’internazio­nalismo. Oggi l’orizzonte internazio­nale appare fortemente se- gnato dall’egemonia del capitale finanziari­o, che risucchia le forze più dinamiche, mentre quelli che non ce la fanno o hanno paura di non farcela avvertono il rischio dello sradicamen­to e scorgono nelle identità forti e coese uno strumento di difesa. La sinistra in Occidente è sempre più dilaniata da questa contraddiz­ione e perde consensi a favore delle destre, che trovano nelle periferie delle grandi città il campo d’azione ideale per la xenofobia.

La domanda a questo punto è: che fare? Occorrereb­be un grande salto in avanti a livello europeo, capace di sottrarre la difesa delle aree e delle figure più deboli al richiamo nazionalis­tico. Sarebbe necessaria un’Ue molto diversa da quella esistente. Ma i tempi stanno diventando sempre più stretti.

Salvini è fascista?

Sta cercando di porsi su un piano nazionale convergend­o su temi propri della destra più xenofoba, ma credo che a sud non riuscirà a cancellare facilmente una lunga storia di antimeridi­onalismo.

Il M5S è stato un argine all’estremismo di destra?

In parte l’ha anche incorporat­o, perché più di tutti in Italia ha intercetta­to la crisi. Ma esso più che una terapia è un sintomo. E l’ambiguità del Movimento che ancora deve sciogliers­i e che, con vista governo, si sta accentuand­o invece che diminuire.

CRISI DEL CETO MEDIO E MIGRAZIONI “La sinistra arretra perché è venuta a mancare l’idea di futuro. Vincono la paura e la conservazi­one” C’è una fondamenta­le differenza con il passato: le frange xenofobe si sentono le spalle coperte, il senso comune è cambiato O lo capiamo o non sapremo come reagire

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