Un film rossonero, regia Sidney Pollack
Aquasi mezzo secolo da Non si uccidono così anche i cavalli? (Sydney Pollack, 1969), un sorprendente successo di pubblico sta riscuotendo, in Italia e in Europa, Non si uccidono così anche i rossoneri?, produzione italo-cinese Medusa-Sino Europe, una serie calcistico-televisiva ambientata in uno dei club più blasonati del mondo: l’A.C. Milan, per l’appunto.
Nella serie A d’inizio millennio, nel pieno della Grande Depressione post-Calciopoli, è in voga un genere crudele di spettacolo: quello della mattanza, nelle brume di Milanello, di ex giocatori rossoneri che affascinati all’idea di succedere ai Grandi Allenatori del passato come Rocco, Liedholm, Sacchi e Ancelotti, assumono la guida del glorioso club ignari della terribile maledizione che incombe su di loro. Agli spettacoli, organizzati da impresari senza scrupoli ora al soldo della produzione “made in Italy” (Berlusconi-Galliani), ora della produzione “made in C h i n a” ( Yonghong Li- Fassone), partecipa il fior fiore dell’ultimo Milan vittorioso: Clarence Seedorf, Filippo Inzaghi, Christian Brocchi, Rino Gattuso, tutti ignari di andare incontro a un gioco al massacro che li condurrà sull’orlo dell’esaurimento fisico e mentale, in alcuni casi persino alla morte professionale.
SEEDORF. A inizio 2014 accetta di prendere il posto di Max Allegri – che con quel che resta del Diavolo ha appena preso 4 gol dal Sassuolo –, salvo accorgersi dopo due partite che “l’80% dei giocatori non sono da Milan”. Commette l’errore di dirlo in giro e segna la sua condanna. In piena paranoia, vaneggia di nuovo staff con Stam, Crespo e la Madonna di Lourdes. Alle 3 di notte manda una mail a Tassotti, storico secondo di Ancelotti e suo ex superiore, e gli intima di non alzarsi più in panchina, che il solo autorizzato a farlo è lui. Come Mia Farrow in Rosemary’s Baby, impazzisce e viene messo in condizioni di non nuocere. Desaparecido.
INZAGHI. Secondo della lista dopo aver rischiato di fare da apripista (indimenticabile la rissa sfio- rata con Allegri che lo accusa pubblicamente, davanti agli allievi, di volergli fare le scarpe), al pronti-via Pippo è già nel pallone: si ritrova infatti tra un capataz (Berlusconi) che visita la truppa incitandola al grido di “Attaccare! Attaccare! Attaccare!”, manco davanti avesse ancora Gullit e Van Basten, e un’Arm ata Brancaleone di Bocchetti e Zaccardi, Van Ginkel e Palette che faticano persino a intendere il messaggio. A fine stagione viene buttato a mare. In laguna, a Venezia (serie C).
BROCCHI. Brocco di nome e di fatto con le scarpe ai piedi, viene presentato come l’Einstein delle panchine quando si tratta di sostituire il comandante Sinisa, fucilato per conclamato tradimento. Lui fa peggio di tutti e evapora come bolla di sapone. Ora è in Cina e porta le valigie a Capello.
GATTUSO. Unico da calciatore quando si trattava di correre e di ringhiare, viene spedito in panca ( a Montella giustiziato) non si sa bene perché. La sfida al fato è così eccessiva che il fato si vendica: al debutto, il Benevento che mai ha raccolto un punto pareggia contro il Milan al 95’ con un gol segnato di testa in acrobatico tuffo dal portiere. Gli dei hanno parlato: ma niente, si va avanti lo stesso. Con sprezzo del pericolo. E in attesa del prossimo.
Dopotutto, non si uccidono così anche i cavalli?