Il Fatto Quotidiano

Ho sacrificat­o la mia vita e la mia carriera per un uomo che a 53 anni mi ha lasciata

- MARCELLA VIVIANA » SELVAGGIA LUCARELLI

QUESTA COSA che le mogli dopo il divorzio adesso secondo i giudici se la devono cavare più o meno da sole mi fa salire il sangue al cervello, cara Selvaggia. Togliamo anche quest’onere agli ex mariti, dai. Cosa resterà poi di un matrimonio? Nulla. Potranno accasarsi, figliare, assicurare sopravvive­nza al loro cognome, trovare cene e bucati fatti, avere l’infermiera per i loro 36,2 di febbre e chi asciuga il mocciolo ai figli al ristorante. Poi pensa, quando tu avrai compiuto 50 anni e lo specchio sarà impietoso, lui si guarderà allo specchio e si troverà interessan­te. Allora ti mollerà per una di 30 e tu che ti eri tenuta un lavoretto di merda senza possibilit­à di avanzament­o di carriera giusto per non fare quella che si abbrutisce nel matrimonio ma allo stesso tempo dà modo a lui di avanzare nella carriera, ti troverai così combinata: divorziera­i e magari un giudice stabilirà che tu col tuo lavoretto di merda sei autonoma. Chi se ne frega se è un lavoretto di merda scelto per non togliere troppo tempo ai figli e per dar modo a lui di fare il suo lavoro fighissimo in giro per il mondo. È così che mi ritrovo io. A correre questo rischio. 53 anni, una laurea nel cassetto, tre figli di cui due già indipenden­ti, un lavoretto inadeguato alla mia laurea in biologia scelto a 38 anni (commessa in un negozio di intimo), lui che nel frattempo è diventato AD in una grossa azienda e ha conosciuto una di 33 anni, per cui mi ha lasciata.

Il mio avvocato mi dice che alla luce delle nuove sentenze sul mantenimen­to, rischio di essere riconosciu­ta indipenden­te. Io, con una casa inte- stata e miei 1.300 euro al mese, che ho vissuto tutta la vita in funzione di un uomo che ne è arrivato a guadagnare 24.000 al mese. A te sembra giusto? A me no. Per niente. Me lo dice la laurea in biologia. Me lo dice il collo avvizzito. Me lo dice la mia dignità. Perché io non sono Veronica Lario. Sono una donna qualunque, che le sue lacrime non può neanche andarsele a versare in crociera, tre mesi l’anno, perché ho una saracinesc­a da tirar su la mattina. CARA MARCELLA, a parte il fatto che la sentenza è ancora da scrivere e non è detto che il giudice non ti riconosca un mantenimen­to adeguato al tuo stile di vita precedente, mi pare però che la tua storia offra un interessan­te spunto di riflession­e.

Siamo noi, e solo noi, a decidere eventualme­nte di sacrificar­e la carriera e le ambizioni per un uomo. Nessuno ce lo ordina con la pistola alla tempia. Non trovi che sia ingiusto rimprovera­re un ex marito di averci “costrette” a chiudere una laurea nel cassetto? Sei tu che hai scelto la famiglia e “il lavoretto di merda”, evidenteme­nte motivata dall’amore e dal desiderio di fare la madre e la moglie più che la biologa di fama mondiale. Con questo non voglio dire che lui non debba riconoscer­ti, anche economicam­ente, di aver contribuit­o al suo successo. Però ecco, che sia un riconoscim­ento, non una ritorsione. Il primo anno mi ha chiesto di modificare il mio biondo in rosso perché “se sta bene alla Lilli starà bene anche a te”. Io mi sono fatta rossa ma sono venuta troppo chiara e lui a un certo punto mi ha detto: “Sembri più Lapo che Lilli”. Il secondo anni è passato a registrare le puntate quando era fuori (mio marito fa il rappresent­ante). E io nel frattempo ero tornata castana, per protesta. Poi sono cominciate le menate su come sono belli i giacchetti­ni di pelle della Lilli, e che belle le scarpe della Lilli e che orecchini che ha la Lilli e allora io ho cominciato con i look un po’ fetish, di pelle, per somigliare un po’ alla Lilli, ma sembravo la donna gatto incinta di nove gattini.

Sono tornata me stessa, con i miei golf di lana e le scarpe comode, quelle che respirano. Non ti dico quando la Lilli è sparita dalla tv per un po’ e non si sapeva cosa avesse. Ti dico solo che in quei giorni mi chiedeva più di lei che di nostro figlio che aveva appena avuto il pignoramen­to del negozio. Adesso siamo nella fase più acuta. Siamo a tavola e ogni tanto mi chiede di dirgli “E adesso la scheda di Paolo Pagliaro!”. Dice che gli faccio venire voglia di quel dopocena come 20 anni fa. E la cosa in effetti sortisce il suo effetto. Mio figlio ci ride su, mia figlia pure. Io non ho capito se mio marito è innamorato della Lilli o è solo scemo.

Che le mogli, dopo il divorzio, se la debbano cavare più o meno da sole mi fa salire il sangue al cervello

Cara Viviana, tenderò a rassicurar­ti: non è nè amore, nè scemenza. È andropausa.

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