L’inquietudine di Shakespeare narrata dagli oggetti
Fu a Londra, più precisamente a Stratford-upon-Avon, che l’adolescente Osama Bin Laden provò il primo rigurgito antioccidentale: ogni domenica il malcapitato studente veniva portato in pellegrinaggio alla casa di Shakespeare. Fu lì che ebbe l’illuminazione: “Vedevo che quella era una società diversa dalla nostra: era moralmente dissoluta... decadente”. Aveva ragione lui, come ci conferma – ancora una volta – un o straordinario libro sul Bardo e dintorni, ovvero l’Inghilterra del 5-600 sotto Elisabetta e Giacomo I. Neil MacGregor racconta Il mondo inquieto di Shakespeare (Adelphi) attraverso una collezione di oggetti, oltre alle fonti storico-letterarie e alle citazioni d’autore: su e giù dal palco (stessa parola che indicava il patibolo, ndr), va in scena “qualsiasi genere di personaggio, dal portiere al becchino, dal poliziotto al giovanotto. Costoro erano tra il pubblico. E sul palcoscenico”, in un abbagliante rimando di specchi tra finzione e realtà, teatro e vita.
GLI OGGETTI raccolti sono 20, ma avrebbero potuto essere 7, come i peccati capitali: il calice di Stratford o la forchetta del Rose Theatre rimandano a uomini goderecci e alticci, tipo Falstaff, mentre lo spadino e il pugnale rinvenuti sulla riva del Tamigi ricordano l’infatuazione degli inglesi per l’Italia, terra di gente fumantina e spadaccina, specie il Nord Est. D’altronde a Verona d’estate ci sono solo afa e noia: o ci si ammazza, come Mercuzio e Tebaldo, o si va in fregola, come Romeo e Giulietta. Lì pure i frati non sono tanto ortodossi: bestemmiano e spacciano veleni. I londinesi amavano così tanto l’Italia da inventarsi un fantomatico passato romano: la meta più ambita, però, era Venezia, la New York del 500, la capitale dello shopping ( vedi il Mercante), set di “sex and the city” e patria di “furbe puttane”, come Otello chiama la consorte. Con la Lussuria è intrallazzato il Potere, e le trame di palazzo dei Tudor non sono così dissimili da quelle di Macbeth: complotti, vendette, sangue, teste mozzate e occhi cavati – roba da “manuale per assassini”. Compare pure la signora Anna, sedotta sulla tomba del marito proprio da colui che aveva ammazzato il marito. Nel “teatro della crudeltà” non mancano re bellicosi e infidi nemici (i vicini di casa: gli irlandesi), e neppure le armi improprie della magia: fattucchierie, profezie, streghe, maghi spiaggiati su un’isola e “Titania col suo fatato corteo di mezza estate”.
L’INGANNO È spesso ordito con un vestito: travestimenti e travestitismi di ogni tipo, tutti che flirtano con tutti – uomini, donne e persino animali. Nel baule degli oggetti spunta infine una copia delle opere shakespeariane infiltrata in un carcere sudafricano, “dove negli Anni 70, durante la lotta contro l’apartheid, furono rinchiusi i leader” come Mandela. Per far entrare il libro in cella, la copertina fu contraffatta con i biglietti di auguri indù: nonostante i contenuti osceni e il frontespizio blasfemo, il volume venne ribattezzato “Bibbia di Robben Island”. Per forza poi che uno passa al Corano. Donne, qualora nutriste delle velleità politiche c'è innanzitutto una cosa da fare: interrompere la pillola anticoncezionale o fare un bel taglio trasversale, come quelli di Fontana sulla tela, su tutti i preservativi in cui vi doveste imbattere. Il perchè lo ha spiegato Sandra Savino, coordinatrice di Forza Italia in Friuli Venezia Giulia, commentando l’assenza di interventi a sostegno della natalità da parte del centrosinistra con un parere personale sulla governatrice della Regione: “Una donna senza figli, d'altronde, difficilmente può capire quali sono le necessità delle famiglie”. Elementare no? C'è solo da aggiungere che probabilmente una donna senza figli riesce anche difficilmente a capire un ragionamento così sofisticato: io, che ancora non ne ho, non vedo proprio che diavolo c'entri.
POLITICHE FECONDE IL MISSIONARIO DEI DIRITTI PROFESSIONE PADRE
Silvio Berlusconi: “Noi la difesa dei diritti delle donne ce l'abbiamo come fatto prioritario”. Ho passato un intero pomeriggio a cercare a quale posizione corrisponda 'difesa dei diritti' nell'antico libro del kamasutra. “Siamo diventati osservanti delle regole, rispettosi delle istituzioni, timorosi di venire rimproverati ed espulsi. Merda! Il tonno è rimasto nella scatoletta, ci hanno dato il contentino di cambiare qualche goccia di olio rancido ma il tonno è sempre lì”. Questo è solo un piccolo stralcio del lungo post con cui Vittorio Di Battista, padre di Alessandro (M5S), ha sparato a zero su quella che a lui appare come una metamorfosi conformista del Movimento. Ciò che più colpisce non è tanto il contenuto oltranzista del post, ma l'idea che un uomo del tutto sconosciuto decida di ritagliarsi i propri dieci minuti di notorietà attraverso il lontano riverbero della luce riflessa dal figlio. Anche a costo di risultare inopportuno e di metterlo in imbarazzo. Grazie”. Non è andata proprio come avrebbe voluto ma piuttosto che niente, meglio piuttosto: Ferruccio De Bortoli ha ringraziato con un tweet Maria Elena Boschi per aver finalmente intentato una causa civile contro di lui, volta a risarcirla dei danni derivati dalle rivelazioni contenute nel di lui libro “Poteri forti (o quasi)”. A dire il vero l'ex direttore del Corriere della Sera si era azzardato a sperare in una bella querela che, ap- partenendo all'ambito penale, avrebbe previsto processo pubblico, impatto mediatico ma soprattutto imprescindibilità della prova testimoniale (ovvero l'acquisizione della famigerata testimonianza dell'ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni), permettendo di dare a tutta la querelle un approfondimento e una risonanza che in questo modo non avranno. Purtroppo l'ex ministra ha fatto in modo che scadessero i tempi per querelare De Bortoli, il quale è stato costretto ad accontentarsi di un ben più parca causa civile, ma – da gentiluomo qual è – si è sentito comunque in dovere di ringraziare.