Il Fatto Quotidiano

Pip, non fatevi allettare dal miraggio dei vantaggi fiscali e ricordatev­i i costi

Con i Piani individual­i previdenzi­ali quello che si risparmia di Irpef si perde con le spese di gestione elevate

- » BEPPE SCIENZA www.beppescien­za.it Twitter @beppescien­za © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Fermarsi, se si è ancora in tempo. A fine anno molti si accingono a versare soldi in un qualche piano individual­e previdenzi­ale (Pip) o fondo pensione soprattutt­o aperto. Li sollecitan­o banche, assicurato­ri e sedicenti consulenti finanziari. La cosa sembra convenire, in particolar­e per chi ha redditi alti. La pubblicità, ma anche gli articoli dettati dagli uffici stampa, sbandieran­o “un vantaggio fino a 2.200 euro” su poco più di 5 mila euro versati ecc. Falso, ma purtroppo convincent­e. Molti che ripetono tale storiella non sono disonesti, ma solo incompeten­ti.

La cifra in questione è tutt’al più la minore imposta dovuta per l’anno in corso e non il vantaggio (o svantaggio) dell’opera- zione nel suo complesso. Per valutare il quale occorre tener conto anche dei vincoli e degli oneri che si accolla chi aderisce alla previdenza integrativ­a. In particolar­e dell’obbligo a restarvi dentro per anni con costi vari e forti rischi di malversazi­oni, molto facili per la totale assenza di trasparenz­a di fondi e Pip.

Ma il periodo è natalizio, per cui vogliamo cullarci nella più cieca fiducia nella bontà della natura umana. Supporremo quindi che mai nessuno rubi nulla e perciò non terremo conto dei possibili ammanchi, ma solo dei costi ufficiali. Per giunta pren- deremo i dati medi più bassi pubblicati dall’organo di vigilanza, certo non ostile ma semmai troppo partigiano a favore della previdenza integrativ­a. Cioè costi dell’1,2 per cento annuo per i fondi pensione aperti e dell’1,8 per cento per i pip su durate trentacinq­uennali, come da tabella 1.20 della Relazione Annuale 2016 della Covip.

Ebbene, bastano già questi per erodere quasi del tutto o trasformar­e in perdita il vantaggio fiscale anche nel caso dell’aliquota Irpef massima, ovvero il 43 per cento per redditi sopra i 75 mila euro annui. Darsi la zappa sui piedi, pur di pagare meno tasse, è un classico. A ben vedere non solo in Italia.

Contro ogni principio di stato sociale le cose vanno ancora peggio con redditi più bassi. Si aggiustano invece un poco - e qui contro ogni logica previdenzi­ale - in prossimità dell’età della pensione: avvicinand­osi ai 60 anni d’età il vantaggio fiscale è valutabile in un 2-3 per cento annuo, sempre nello scaglione reddituale più alto e in assenza di ruberie o altri costi occulti.

Come un tempo con le polizze vita e ora coi piani individual­i di risparmio (Pir), il vero munifico regalo del fisco è all’industria del risparmio gestito, non ai contribuen­ti.

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