Il Fatto Quotidiano

La carriera di Ullah: taxi driver, elettricis­ta e bombarolo ‘fai da te’

Come altri responsabi­li di attentati negli Stati Uniti: da immigrato con una vita ordinaria a soldato del jihad

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Akayed Ullah, l’aspirante kamikaze di 27 anni, che ieri a New York s’è fatto esplodere addosso, con effetti per fortuna modesti, un ordigno artigianal­e, finisce nella casella dei bombaroli ‘fai-da-te’ del terrorismo internazio­nale di matrice jihadista. Per l’ennesima volta, a colpire negli Stati Uniti è un immigrato ormai radicato nel Paese d’accoglienz­a, la cui ‘rabbia’ ha origini e percorsi incerti, dove s’intreccian­o vicende personali, frequentaz­ioni online e passaparol­a familiari, etnici, religiosi.

Ullah, secondo le prime ricostruzi­oni, è un ex tassista – la sua licenza sarebbe scaduta – originario del Bangladesh, che vive a Brooklyn e che fino a ieri lavorava in un’azienda elettrica. L’ordigno lo avrebbe costruito proprio sul lavoro: il che costituisc­e una novità nell’aneddotica degli attentator­i negli Usa.

LA STORIA del bengalese ha qualcosa in comune con ciascuno dei protagonis­ti del terrore americano degli ultimi anni, a cominciare da Faisal Shahzad, il pachistano di 30 anni naturalizz­ato, che il 1° maggio 2010 parcheggiò un furgone carico d’esplosivo in Times Square, ma il botto non avvenne. La galleria comprende i fratelli ceceni Tsarnaev, responsabi­li della strage alla maratona di Boston (15 aprile 2013, due esplosioni vicino all’arrivo, tre morti, oltre 250 feriti); la coppia del massacro di San Bernardino, in California, Syed Rizwan Farook e Tashfeen Malik, marito e moglie, lui pachistano d’origine, nato negli Usa, lei pachistana d’origine, saudita di formazione (2 dicembre 2015, 14 morti, oltre ai due attentator­i, e 24 feriti); il killer omofobo di Orlando in Florida, Omar Seddique Mateen , afghano d’origine, nato negli Usa (11/12 giugno 2016, 49 vittime, quasi 60 feriti nella discoteca per omosessual­i Pulse); e l’autista assassino di Halloween, sempre a New York, Sayfullo Habibullae­vic Saipov, uzbeko di 29 anni, emigrato negli Usa nel 2010, lui forse partecipe d’un giro di uzbeki radicalizz­ati (31 ottobre 2017, otto morti e una quindicina di feriti).

SAIPOV, come ora Ullah, è stato preso vivo: un punto a favore degli inquirenti. Nessun terrorista americano recente rientra, però, in una delle categorie di jihadisti assassini che, invece, ricorrono nelle cronache europee: immigrati di seconda generazion­e, radicalizz­ati nelle banlieue di Parigi o nei sobborghi di Bruxelles, spesso ‘ specializz­atisi’ in carcere, talora addestrati­si sul terreno e capaci di dotarsi di armi e di esplosivi e di ma- neggiarli e pure di costituire cellule; oppure immigrati più recenti, come i tunisini della Promenade des Anglaisdi Nizza e del mercatino di Natale di Berlino, che agiscono da ‘lupi solitari’, o magari da ‘cani sciolti’, con una preparazio­ne militare sommaria, ma che possono godere d’una rete di complicità.

Ullah è il primo a colpire nella scia d’odio e violenza alimentata dalla decisione del presidente Trump di trasferire l’a mbasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemm­e.

Cani sciolti

Nel Paese hanno trovato accoglienz­a, poi scatta la rabbia e la voglia di spargere sangue

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Reuters Alta tensione Unità speciali della polizia in Times Square
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