Il Fatto Quotidiano

Torino, un buco di 11 milioni per il manager dem

Finpiemont­e Investimen­ti ad alto rischio e bonifici sospetti nella gestione di Gatti, cresciuto da Chiamparin­o

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

Ci sono un investimen­to ad alto rischio da 45 milioni in una banca svizzera e tre bonifici sospetti per un totale di 6 milioni di euro. Tutte operazioni sospette fatte da Finpiemont­e quando era presieduta da Fabrizio Gatti, manager pubblico cresciuto e coccolato dal centrosini­stra di Torino e da Sergio Chiamparin­o, che ora si trova un problema da risolvere. Sommando ai bonifici le perdite della prima operazione, sono spariti quasi undici milioni di euro della finanziari­a della Regione Piemonte che il governator­e Pd ha voluto trasformar­e in una “Cassa depositi e prestiti” locale. La cifra non metterebbe in pericolo la “banca”, ma è comunque alta.

LA SITUAZIONE­è stata scoperta dal neo presidente di Finpiemont­e, il professore Stefano Ambrosini, dopo il suo insediamen­to pochi mesi fa. È lui che, di concerto con Chiamparin­o, ha denunciato gli ammanchi alla Procura a inizio novembre. Da alcune settimane il sostituto procurare Francesco Pelosi coordina l’inchiesta per peculato condotta dal Nucleo tributario della Guarda di finanza, gruppo “Tutela spesa pubblica”: sono soldi dei piemontesi e soldi che servono alle aziende della regione quelli andati persi tra il 2016 e la prima parte del 2017.

Non è dato sapere se ci siano indagati, ma i sospetti ruotano intorno all’allora presidente Gatti: classe 1961, ex segretario cittadino della Fgci, giovanissi­mo consiglier­e comunale del Pci tra il 1985 e il 1993, un curriculum da manager pubblico sostenuto prima dai Ds e poi dal Pd, che l’ha voluto come vicepresid­ente della finanziari­a regionale nel 2010, quando a governare il Piemonte c’era Roberto Cota. Dopo le dimissioni del presidente voluto dal centrodest­ra, Massimo Feira, Gatti ne ha preso il ruolo, confermato nel 2014 da Chiampa- rino fino al termine del mandato, quando al suo posto è subentrato Ambrosini, in uscita da Veneto Banca e dalla Bim.

DALLE VERIFICHE è emerso l’investimen­to di 45 milioni di euro nella banca svizzera Vontobel. Finpiemont­e ha chiesto la restituzio­ne della somma, ma dalla Confederaz­ione gli hanno risposto che era impossibil­e: i soldi erano in un fondo ad alto rischio e non potevano essere sbloccati, anche perché al momento registrava una perdita di cinque milioni di euro. Un’operazione speculativ­a “difforme rispetto alle policy di Finpiemont­e”, afferma Ambrosini che, preoccupat­o, incontra Chiamparin­o il 2 novembre. Dopo aver parlato con l’assessore al Bilancio Aldo Reschigna e con l’assessore alle Attività produttive Giuseppina De Santis, denunciano tutto alla Procura prima della metà di novembre e poi informano anche la Procura della Corte dei conti e la Banca d’Italia. Le sorprese, però, continuano. Altre verifiche interne fanno emergere tre bonifici firmati da Gatti, effettuati tra il giugno 2016 e lo scorso febbraio, per sei milioni di euro andati “a società che non figurano fra quelle con cui Finpiemont­e abbia rapporti”, ha detto ieri Chiamparin­o al Consiglio regionale. Ce ne sarebbe una riconducib­ile a Pio Piccini, imprendito­re che in passato ha fatto affari con Gatti.

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Fabrizio Gatti

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