Il Fatto Quotidiano

Ombre cinesi che devono preoccupar­ci

- STE. FEL.

▶INQUESTAFA­SE

di psicosi da fake news, sembra che la fonte di tutti i problemi sia la Russia di Vladimir Putin. Politici che si sono sempre vantati dei loro ottimi rapporti con Mosca, ora scoprono che il Cremlino è una centrale di propaganda capace di stravolger­e le coscienze degli elettori e che il nostro principale fornitore di gas (come ci ricorda il black-out di ieri delle forniture via Austria) è quasi uno Stato canaglia. Anche se tutto il peggio che si dice di Putin fosse vero, e probabilme­nte lo è, non si capisce perché solo la Russia indigni tanto. E la Cina? Prima il presidente Hu Jintao e poi Xi Jinping hanno deciso di costruire un soft power cinese per migliorare la percezione del Paese all’estero. Secondo un monitoragg­io del Council on Foreign Relations non sembra abbia funzionato molto. Ma le attività di Pechino, per quanto invasive, suscitano molta meno indignazio­ne di qualche padroncino cinese che sfrutta i lavoratori a Prato. C’è per esempio un caso sollevato dalla testata online Cyber Affairs: “Il Comitato parlamenta­re per la sicurezza della Repubblica (Copasir) dovrebbe convocare i vertici di Open Fiber per comprender­e meglio la natura e le implicazio­ni della visita di ieri della delegazion­e della Repubblica popolare composta anche dal vicepremie­r cinese Ma Kai, dall’ambasciato­re in Italia Li Ruiy e dal Ceo di Huawei Italia Thomas Miao“, dice lo storico Giulio Sapelli. Di Open Fiber, la società della fibra al centro delle strategie governativ­e, sono azioniste due società a controllo pubblico come Enel e Cdp. Dentro Cdp Reti c’è State Grid Corporatio­n of China, pachiderma di Stato cinese che ha arruolato come lobbista nientemeno che un ex ministro dell’Ambiente italiano, Corrado Clini. Immaginate se il numero tre di Putin fosse andato a passeggiar­e nelle stanze di una società strategica, di quelle che inquietano i sogni dei vertici dell’intelligen­ce. Sarebbe scoppiato un putiferio. Ma siamo sicuri che dei cinesi dobbiamo preoccupar­ci meno?

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