Crediti bolliti, solo il Pd dice di no alla soluzione per i debitori
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Commissione Bilancio alla Camera inizierà la discussione degli emendamenti alla manovra. Tra gli oltre 900 segnalati dai gruppi ce ne sono tre molto simili - di M5S, Liberi e Uguali e Lega - sul cosiddetto “giubileo bancario”. L’idea è stata lanciata dall’ex banchiere di lungo corso di Unicredit Dino Crivellari: evitare che l’esplosione delle cosiddette “sofferenze bancarie”, cioè i prestiti inesigibili che piombano i bilanci delle banche, porti a un’ondata di cessioni che strangolerebbero i debitori e aprirebbero enormi buchi nei conti degli istituti. Dietro i 170 miliardi di “sofferenze”, ci sono 1,3 milioni di persone e imprese insolventi. In totale i “crediti deteriorati” ammontano a 250 miliardi di euro. Se si considerano le famiglie, i garanti e i dipendenti delle imprese in difficoltà si sale a 7-8 milioni di individui nella morsa della crisi. La vigilanza bancaria, specie quella della Banca centrale europea impone alle banche di liberarsi alla svelta di questi crediti. Una svendita che premia solo i fondi speculativi esteri, spesso in prima fila a ricapitalizzare le banche dopo che le cessioni a prezzi di saldo aprono voragini nei bilanci. Migliaia di debitori finiscono così a società specializzate che hanno l’unico obiettivo di liquidare il credito il prima possibile, non quello di riportare “in bonis” il creditore. Nei prossimi 3-4 anni finiranno all’asta nei tribunali altre 450 mila abitazioni.
Le banche vendono ai fondi 20 euro crediti che di norma hanno a bilancio a 40. L’idea è di permettere ai debitori di chiudere i conti pagando 40. Varrebbe solo per i crediti fino al 2016. L’imprenditore milanese Giovanni Pastore, insieme a diverse associazioni (Confimprese e Favor Debitoris) ha trovato una sponda politica alla proposta. Solo il Pd non si pronuncia e si è limitato a depositare, a legislatura finita, una proposta di legge che sembra scritta dalle stesse banche. Eppure il “giubileo bancario” è l’unica proposta concreta a un’emergenza sociale. E - ha calcolato l’avvocato Roberto Tieghi dello studio Fantozzi & Associati - porterebbe almeno 8 miliardi nelle casse dello Stato (le banche che svalutano i crediti deteriorati, scontano le perdite dalle tasse).