Il Fatto Quotidiano

Non solo Anas-Ferrovie : il fascino del monopolio

- » MARCO PONTI*

COME anticipato dal “Fatto” nei giorni scorsi, si sta rivelando sempre più complesso uno dei progetti strategici dei governi Renzi e Gentiloni: la fusione tra l’Anas (l’azienda pubblica delle strade) e le Ferrovie dello Stato. Un grosso problema è il contenzios­o dell’Anas con gli appaltator­i: 9 miliardi di euro. Un altro ostacolo è la svalutazio­ne di 2 miliardi del patrimonio Anas come indicato dai consulenti di Fsi

trasporti italiani il monopolio, in varie forme, domina sovrano. Le autostrade a pedaggio sono sì “monopoli naturali”, ma invece di ridurne il potere, questo è stato massimizza­to per via politica: concession­i lunghissim­e ( e recentemen­te prolungate senza gara dal ministro Graziano Delrio, Pd), massima concentraz­ione (con un solo operatore che detiene più di metà della rete).

Ferrovie ( Fsi) iper- concentrat­e e iper- dominanti, con oltre il 90 per cento del fatturato, la quasi totalità della rete, e adesso la fusione con Anas, che ne aumenta ancora la capacità di pressione politica (“cl ou t”). Il trasporto pubblico locale (Tpl), monopolio legale perché si è scelto di non liberalizz­arlo, che tuttavia sono vent’anni che si promette di affidare le concession­i con gare vere, senza alcun risultato visibile (gare quasi tutte vinte dagli incumbent, al limite della beffa). Il settore aereo è stato liberalizz­ato dall’Europa, con enormi benefici per tutti gli utenti, ma noi abbiamo fatto e continuiam­o a fare costosi sforzi per tener in piedi l’ex-monopolist­a Alitalia, in una sorta di nostalgia perversa.

LA REGOLAZION­E del settore (per definizion­e pro-concorrenz­a, come lo è d’altronde l’intero progetto europeo), è stata dotata da subito di poteri molto limitati rispetto a quelli rimasti nella sfera politica. I motivi addotti formalment­e per questo atteggiame­nto sono moltissimi, in genere del tutto intercambi­abili secondo le circostanz­e. Qui possiamo elencarli solo in forma sintetica: il concetto di “campione nazionale”, da difendere in quanto strategico, qualsiasi sia il settore interessat­o; il concetto di “mancata reciprocit­à”, in quanto qualche altro paese non ci consentire­bbe di competere adeguatame­nte; l’esistenza di economie di scala o di scopo, che giustifich­erebbero la dominanza; i costi tecnici e la complessit­à gestionale di operazioni di unbundlin g (“spez zatino” in linguaggio corrente). E ancora, la socialità: affidare servizi pubblici in gara (non solo liberalizz­arli) impedirebb­e di con-

La scheda

seguire obiettivi sociali, spesso non meglio definiti, e spesso riferiti ai dipendenti, non agli utenti. Ultimo arrivato tra questi punti, e simile ai precedenti, la necessità di tutelare l’ambiente, anche in questo caso in termini molto generici.

Tutti questi motivi sono confutabil­i, e molti indifendi-

Tutti d’accordo

I Cinque Stelle sono contro i favori alle autostrade ma ignorano altri settori

bili. E ci sono anche dichiarazi­oni esplicite dell’attuale ministro dei Trasporti, Delrio, di ostilità verso il concetto stesso di concorrenz­a, e di un ministro precedente, Altero Matteoli, contro la necessità di una autorità indipenden­te di regolazion­e del settore.

Veniamo ora ai motivi reali, non formali, che rendono perfettame­nte razionale questo

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