Non solo Anas-Ferrovie : il fascino del monopolio
COME anticipato dal “Fatto” nei giorni scorsi, si sta rivelando sempre più complesso uno dei progetti strategici dei governi Renzi e Gentiloni: la fusione tra l’Anas (l’azienda pubblica delle strade) e le Ferrovie dello Stato. Un grosso problema è il contenzioso dell’Anas con gli appaltatori: 9 miliardi di euro. Un altro ostacolo è la svalutazione di 2 miliardi del patrimonio Anas come indicato dai consulenti di Fsi
trasporti italiani il monopolio, in varie forme, domina sovrano. Le autostrade a pedaggio sono sì “monopoli naturali”, ma invece di ridurne il potere, questo è stato massimizzato per via politica: concessioni lunghissime ( e recentemente prolungate senza gara dal ministro Graziano Delrio, Pd), massima concentrazione (con un solo operatore che detiene più di metà della rete).
Ferrovie ( Fsi) iper- concentrate e iper- dominanti, con oltre il 90 per cento del fatturato, la quasi totalità della rete, e adesso la fusione con Anas, che ne aumenta ancora la capacità di pressione politica (“cl ou t”). Il trasporto pubblico locale (Tpl), monopolio legale perché si è scelto di non liberalizzarlo, che tuttavia sono vent’anni che si promette di affidare le concessioni con gare vere, senza alcun risultato visibile (gare quasi tutte vinte dagli incumbent, al limite della beffa). Il settore aereo è stato liberalizzato dall’Europa, con enormi benefici per tutti gli utenti, ma noi abbiamo fatto e continuiamo a fare costosi sforzi per tener in piedi l’ex-monopolista Alitalia, in una sorta di nostalgia perversa.
LA REGOLAZIONE del settore (per definizione pro-concorrenza, come lo è d’altronde l’intero progetto europeo), è stata dotata da subito di poteri molto limitati rispetto a quelli rimasti nella sfera politica. I motivi addotti formalmente per questo atteggiamento sono moltissimi, in genere del tutto intercambiabili secondo le circostanze. Qui possiamo elencarli solo in forma sintetica: il concetto di “campione nazionale”, da difendere in quanto strategico, qualsiasi sia il settore interessato; il concetto di “mancata reciprocità”, in quanto qualche altro paese non ci consentirebbe di competere adeguatamente; l’esistenza di economie di scala o di scopo, che giustificherebbero la dominanza; i costi tecnici e la complessità gestionale di operazioni di unbundlin g (“spez zatino” in linguaggio corrente). E ancora, la socialità: affidare servizi pubblici in gara (non solo liberalizzarli) impedirebbe di con-
La scheda
seguire obiettivi sociali, spesso non meglio definiti, e spesso riferiti ai dipendenti, non agli utenti. Ultimo arrivato tra questi punti, e simile ai precedenti, la necessità di tutelare l’ambiente, anche in questo caso in termini molto generici.
Tutti questi motivi sono confutabili, e molti indifendi-
Tutti d’accordo
I Cinque Stelle sono contro i favori alle autostrade ma ignorano altri settori
bili. E ci sono anche dichiarazioni esplicite dell’attuale ministro dei Trasporti, Delrio, di ostilità verso il concetto stesso di concorrenza, e di un ministro precedente, Altero Matteoli, contro la necessità di una autorità indipendente di regolazione del settore.
Veniamo ora ai motivi reali, non formali, che rendono perfettamente razionale questo