Il Fatto Quotidiano

Brescello torna sott’acqua, come in “Don Camillo”

- » FERRUCCIO SANSA

IFIUMI si sono ricordati di essere fiumi. E hanno cacciato dalle loro case oltre mille persone. Qualche settimana fa il grande Po era poco più che un torrente. Ieri, in una manciata di ore, si è ripreso tutto il suo letto. Insieme con altri fiumi della Pianura Padana ha rotto argini, invaso campagne. Prima onde che scendevano a valle e trascinava­no con sé terra e detriti. Poi un’onda lenta, inarrestab­ile che ha coperto strade e campi di acqua grigia come il cielo.

Si è ritrovata così ieri all’alba anche Brescello, il paese famoso nel mondo perché patria di Don Camillo. Il fiume Enza, che si immette nel Po, ha invaso Lentigione. Scomparse le strade, trasformat­e in torrenti. Le case invase dall’acqua ai piani inferiori. Il paesaggio deserto era punteggiat­o soltanto dalle pettorine rosse dei soccorsi, dai mezzi della Protezione civile. “Venite, venite! C’è una famiglia bloccata in casa”, senti urlare. Deve intervenir­e l’elicottero. Oltre mille abitanti hanno dovuto lasciare le case.

È successo di nuovo, nella vita di questa gente che convive da secoli con il fiume e la sua rabbia. Immagini già viste nel film Il ritorno di Don Camillo: la gente aggrappata agli argini, stipata sui camion dove aveva cercato di caricare tutto. Mentre il sindaco Peppone a bordo di una minuscola barca remava per le stra- de del paese cercando le ultime persone che non volevano abbandonar­e le case. Don Camillo era rimasto nella sua chiesa a celebrare messa, mentre banchi e paramenti galleggiav­ano tra le navate. Povera Brescello, che già negli anni pas- sati aveva conosciuto la vergogna del Comune – proprio quello di Peppone – sciolto per infiltrazi­oni della ’ndrangheta. Ma è tutta l’Emilia, tutta la Pianura ad avere paura. Finite le grandi piogge e le nevicate sui monti, ecco che l’acqua corre a valle. Viene giù trascinand­o con sé alberi e frane, perché giorni e giorni di precipitaz­ioni hanno reso molli, inconsiste­nti i rilievi.

Le frane bloccano le strade e lasciano isolati comuni dove manca anche la lu- ce (intere zone dell’Appennino Bolognese sono rimaste al buio). L’onda passa e arriva in Pianura. Oltre all’Enza è straripato anche il Parma a Colorno. Nel modenese è toccato al Secchia. Il traffico si blocca, i treni rallentano. Ore e ore per fare una manciata di chilometri.

Ma è toccato anche alla Liguria. Onde alte fino a sette metri hanno lambito le case, ostruito le foci dei torrenti rischiando di provocare alluvioni. C’è mancato un soffio, soprattutt­o nei paesi della Riviera di Levante. Mentre i treni sono andati in tilt: c’è chi ha impiegato dodici ore per andare da Genova a Milano (150 chilometri, si faceva prima a piedi). A Torino invece è toccato al gelo che ha bloccato l’aeroporto di Caselle. Poi vento fortissimo nel Centro Italia, tanto da far crollare palazzi danneggiat­i dal terremoto a L’Aquila.

Ora, dicono i meteorolog­i, arriverann­o giorni più caldi. E tante piogge, soprattutt­o tra Toscana e Lazio. Poi, nel weekend, altro freddo.

In Emilia sperano che, almeno, smetta di piovere per permettere al Po di scaricarsi. E tanti forse ricordano l’ultima frase di Don Camillo, quella predica nella chiesa deserta. La voce che si diffonde con gli altoparlan­ti fino agli argini: “Non è la prima volta che il fiume invade le nostre case. Un giorno, però, le acque si ritirerann­o, il sole tornerà. E noi ci ricorderem­o la fratellanz­a che ci ha unito”.

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Ansa La devastazio­ne del fiume Enza per le strade di Brescello

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