Il Fatto Quotidiano

Esce “Gli ultimi Jedi” e la saga di Star Wars è ancora una “Forza”

- » FEDERICO PONTIGGIA

Lo Star Wars m igliore dai tempi de L’Impero colpisce ancora, anno di grazia 1980? Forse. Di certo è meglio del precedente – non ci voleva molto – Il risveglio della Forza. La chiave è sempre lì, nella Forza, la chiara e l’oscura, e nei legami familiari, elettivi e sentimenta­li, e chissà se questo sarà davvero l’ultimo Jedi. “Ho visto questa forza bruta solo una volta. Allora non ebbi paura. Ne ho ad es so ”, confessa Luke Skywalker, e si chiede: “Davvero l’ordine degli Jedi è destinato a scomparire?”. Yoda gli ride in faccia, molto lo percula e un po’ lo riconduce a saggi consigli: nostalgia stracanagl­ia.

SÌ, MA DOVE eravamo rimasti? Al Risveglio della Forza, appunto, il settimo film della saga, uscito nel 2015 per la regia di J.J. Abrams. Si concludeva con il rinvenimen­to di Skywalker ( l’orig inario Mark Hamill, sempre più simile al nostro Paolo Rossi) da parte di Rey (Daisy Ridley), Chewbecca e i desueti droidi R2-D2 e C-3PO. Gli ultimi Jedi, da oggi nelle sale italiane ( 850 schermi), riparte da lì, dall’imprevista e indomita Rey che al vecchio maestro porge la spada laser: restituzio­ne o passaggio di consegne? L’arma vola giù dalla scogliera: Luke ha appeso la Forza al chiodo, e non sente ragioni. Poco importa, è di nuovo Guerre Stellari, il franchise di fantascien­za partorito dal genio di George Lucas nel 1977. Ne sono successe in questi quattro decenni, si sono avvicendat­e le trilogie, Lucas ha passato la mano alla Disney, che ha acquisito la Lucasfilm nel 2013 per quattro miliardi di dollari, e ancora ne vedremo: Il risveglio della Forza ha rastrellat­o più di due miliardi di dollari al botteghino globale – lo spin-off Rogue One ne ha fatti circa la metà l’anno scorso – e Abrams firmerà anche la conclusion­e del trittico, l’Episode IX previsto per il 2019. Nell’attesa, l’importante è staccare biglietti, l’“adempi il tuo destino” palleggiat­o tra Snoke e Kylo Ren non è solo icastica battuta ma imperativo categorico: incassare, incassare, incassare. Al primo posto dei più remunerati­vi troviamo Avatar (due miliardi e 788 milioni di dollari), al secondo ancora James Cameron con Titanic (due e 187) e “solo” terzo Il risveglio della Forza ( due e 68): dove si piazzerà The Last Jedi? Presumibil­mente sul podio, e il prevedibil­e diffuso gradimento critico, seppur non dirimente, potrebbe aiutare. Nemmeno le nostre latitudini use al cinepanett­one fanno eccezione, Star Wars è oramai il Natale cinemato- grafico, e insieme l’epifania provata del (residuo) potere della sala e del grande schermo sullo streaming e su tablet e affini: da oggi, e per qualche giorno, non ce n’è per nessuno, la progenie di Lucas è visione, immaginari­o e fandom insieme, agli altri restano gli spicci. Dietro la macchina da presa stavolta non c’è J. J., bensì Rian Johnson, classe 1973, Brick e Looper in carnet: che non firmi lui il prossimo capitolo non è sconfessio­ne né diminutio, giacché gli viene intestata una inedita trilogia nell’universo lucasiano. Insomma, è il futuro della saga, e già un luminoso presente: regia svelta epperò mai sciatta, sceneggiat­ura, che Rian ha redatto in solitario, capace di dosare humour e dramma e di concedere al pathos senza lesinare su quei rimandi intertestu­ali che sono Forza e delizia di filologi, esegeti e adepti stellari. Tra i tanti e ineludibil­i pregi sottolinee­remmo l’ironia à la Guardiani della Galassia, gli animali “pucciosi” e una volontà di potenza espressiva, di serie intenzioni e di epos 4.0 che fa onore al Nostro e diversific­a l’appeal: grandi e piccini gradiranno.

SENZA FARE alcuno spoiler, che temiamo la gogna, la carne al fuoco è tanta, succosa e mai bruciacchi­ata, e gli attori la impiattano con classe: non è che aderendo al genere – qui la science fiction – si possano imbarcare cani, servono buoni interpreti, ché sul versante cinofilo basta Chewbacca, e lo sono anche i nuovi Benicio Del Toro, alias il truffaldin­o DJ, e Laura Dern, l’Ammiraglio Holdo. Sicché The Last Jedi ritrova Resistenza e Primo Ordine, il Generale Leia (la defunta Carrie Fisher, mai doma: che perdita) e, Lato Oscuro della Forza, il parricida Kylo Ren ( Adam Driver) al servizio del Leader Supremo Snoke (Andy Serkis), nonché tra Finn (John Boyega) e Poe (Oscar Isaac) lei, la mercante di rottami Rey. Questi ultimi tre sono altrettant­i vettori narrativi, fino alla reunion finale: vi si arriva dopo tanto empatizzar­e ( Rey e Kylo Ren), tanto penare (Rey e Luke), tanto morire e un tot sopravvive­re (la Resistenza), tanto e invano brigare per rottamare ( Kylo Ren). È consigliab­ile a tutti, anche a Matteo Renzi: non perdono così anche i rottamator­i?

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La nuova trilogia Daisy Ridley e Luke Skywalker gli ultimi Jedi nel secondo capitolo

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