Esce “Gli ultimi Jedi” e la saga di Star Wars è ancora una “Forza”
Lo Star Wars m igliore dai tempi de L’Impero colpisce ancora, anno di grazia 1980? Forse. Di certo è meglio del precedente – non ci voleva molto – Il risveglio della Forza. La chiave è sempre lì, nella Forza, la chiara e l’oscura, e nei legami familiari, elettivi e sentimentali, e chissà se questo sarà davvero l’ultimo Jedi. “Ho visto questa forza bruta solo una volta. Allora non ebbi paura. Ne ho ad es so ”, confessa Luke Skywalker, e si chiede: “Davvero l’ordine degli Jedi è destinato a scomparire?”. Yoda gli ride in faccia, molto lo percula e un po’ lo riconduce a saggi consigli: nostalgia stracanaglia.
SÌ, MA DOVE eravamo rimasti? Al Risveglio della Forza, appunto, il settimo film della saga, uscito nel 2015 per la regia di J.J. Abrams. Si concludeva con il rinvenimento di Skywalker ( l’orig inario Mark Hamill, sempre più simile al nostro Paolo Rossi) da parte di Rey (Daisy Ridley), Chewbecca e i desueti droidi R2-D2 e C-3PO. Gli ultimi Jedi, da oggi nelle sale italiane ( 850 schermi), riparte da lì, dall’imprevista e indomita Rey che al vecchio maestro porge la spada laser: restituzione o passaggio di consegne? L’arma vola giù dalla scogliera: Luke ha appeso la Forza al chiodo, e non sente ragioni. Poco importa, è di nuovo Guerre Stellari, il franchise di fantascienza partorito dal genio di George Lucas nel 1977. Ne sono successe in questi quattro decenni, si sono avvicendate le trilogie, Lucas ha passato la mano alla Disney, che ha acquisito la Lucasfilm nel 2013 per quattro miliardi di dollari, e ancora ne vedremo: Il risveglio della Forza ha rastrellato più di due miliardi di dollari al botteghino globale – lo spin-off Rogue One ne ha fatti circa la metà l’anno scorso – e Abrams firmerà anche la conclusione del trittico, l’Episode IX previsto per il 2019. Nell’attesa, l’importante è staccare biglietti, l’“adempi il tuo destino” palleggiato tra Snoke e Kylo Ren non è solo icastica battuta ma imperativo categorico: incassare, incassare, incassare. Al primo posto dei più remunerativi troviamo Avatar (due miliardi e 788 milioni di dollari), al secondo ancora James Cameron con Titanic (due e 187) e “solo” terzo Il risveglio della Forza ( due e 68): dove si piazzerà The Last Jedi? Presumibilmente sul podio, e il prevedibile diffuso gradimento critico, seppur non dirimente, potrebbe aiutare. Nemmeno le nostre latitudini use al cinepanettone fanno eccezione, Star Wars è oramai il Natale cinemato- grafico, e insieme l’epifania provata del (residuo) potere della sala e del grande schermo sullo streaming e su tablet e affini: da oggi, e per qualche giorno, non ce n’è per nessuno, la progenie di Lucas è visione, immaginario e fandom insieme, agli altri restano gli spicci. Dietro la macchina da presa stavolta non c’è J. J., bensì Rian Johnson, classe 1973, Brick e Looper in carnet: che non firmi lui il prossimo capitolo non è sconfessione né diminutio, giacché gli viene intestata una inedita trilogia nell’universo lucasiano. Insomma, è il futuro della saga, e già un luminoso presente: regia svelta epperò mai sciatta, sceneggiatura, che Rian ha redatto in solitario, capace di dosare humour e dramma e di concedere al pathos senza lesinare su quei rimandi intertestuali che sono Forza e delizia di filologi, esegeti e adepti stellari. Tra i tanti e ineludibili pregi sottolineeremmo l’ironia à la Guardiani della Galassia, gli animali “pucciosi” e una volontà di potenza espressiva, di serie intenzioni e di epos 4.0 che fa onore al Nostro e diversifica l’appeal: grandi e piccini gradiranno.
SENZA FARE alcuno spoiler, che temiamo la gogna, la carne al fuoco è tanta, succosa e mai bruciacchiata, e gli attori la impiattano con classe: non è che aderendo al genere – qui la science fiction – si possano imbarcare cani, servono buoni interpreti, ché sul versante cinofilo basta Chewbacca, e lo sono anche i nuovi Benicio Del Toro, alias il truffaldino DJ, e Laura Dern, l’Ammiraglio Holdo. Sicché The Last Jedi ritrova Resistenza e Primo Ordine, il Generale Leia (la defunta Carrie Fisher, mai doma: che perdita) e, Lato Oscuro della Forza, il parricida Kylo Ren ( Adam Driver) al servizio del Leader Supremo Snoke (Andy Serkis), nonché tra Finn (John Boyega) e Poe (Oscar Isaac) lei, la mercante di rottami Rey. Questi ultimi tre sono altrettanti vettori narrativi, fino alla reunion finale: vi si arriva dopo tanto empatizzare ( Rey e Kylo Ren), tanto penare (Rey e Luke), tanto morire e un tot sopravvivere (la Resistenza), tanto e invano brigare per rottamare ( Kylo Ren). È consigliabile a tutti, anche a Matteo Renzi: non perdono così anche i rottamatori?