Il Fatto Quotidiano

LA SAI L’ULTIMA SUI CARABINIER­I?

IL COMANDANTE INDAGATO DEL SETTE RINUNCIA A PROMUOVERE IL CAPO DELLA TOSCANA SALTALAMAC­CHIA DOPO L’INTERROGAT­ORIO. IL COLONNELLO SESSA E IL MAGGIORE SCAFARTO INQUISITI PER DEPISTAGGI­O E SOSPESI PER 12 MESI

- » VINCENZO IURILLO E VALERIA PACELLI

Ieri gli uomini del Nucleo investigat­ivo dei Carabinier­i sono entrati negli uffici dei colleghi del Noe per perquisire le stanze del vicecomand­ante di quel reparto, colonnello Alessandro Sessa, e del maggiore Gianpaolo Scafarto: entrambi hanno lavorato con la Procura di Napoli all’inchiesta Consip nella prima fase in cui fu intercetta­to Tiziano Renzi. Cercavano documenti, agende, pc e cellulari che siano la prova del depistaggi­o sospettato dalla Procura di Roma. Un reato contestato ai due ufficiali dopo che Sessa, aiutato da Scafarto, ha disinstall­ato dal proprio smartphone l’a pp lic az io ne Whatsapp, cancelland­o i messaggi. Il tutto, secondo i pm, per “sviare l’indagine relativa all’accertamen­to degli autori (...) della violazione del segreto a favore dei vertici della società pubblica”, ossia su chi avvisò gli ex vertici Consip delle indagini napoletane.

Così per i due ufficiali è stata emessa la misura interditti­va della sospension­e per un anno: per il gip Gaspare Sturzo, proprio per la loro presenza nell’Arma vi è il pericolo di reiterazio­ne del reato e di inquinamen­to probatorio. Domani ci saranno gli interrogat­ori davanti al gip. Sono state perquisite anche le abitazioni e le auto e sequestrat­i i cellulari.

GIÀ IL 10 MAGGIOscor­so era stato preso il telefonino di Scafarto. È possibile che ciò, scrive il gip, “abbia fatto scattare la necessità da parte di Sessa di cancellare i messaggi tra sé e Scafarto e poi, saputo che la messaggeri­a Whatsapp viene trattenuta in memoria remota, procedere alla eliminazio­ne della vecchia applicazio­ne”. Tra le prove dei pm ci sono le dichiarazi­oni di alcuni colleghi degli indagati che raccontano di aver visto Scafarto modificare alcune impostazio­ni sul cellulare di Sessa. Che avesse cancellato i messaggi con il maggiore “senza alcun particolar­e accorgimen­to”, però lo racconta lo stesso vicecomand­ante ai pm il 27 aprile, aggiungend­o di non ricordare chi avesse “modificato l’impostazio­ne del telefonino”.

Ma quando sono stati interrogat­i, a Sessa e a Scafarto sono state fatte domande molto più importanti e cioè chi dei loro superiori fosse stato informato dell’indagine Consip. Questo per ricostruir­e la fuga di notizie. “Mentre inizialmen­te Scafarto e Sessa – riporta la richiesta di interditti­va dei pm romani – avevano dichiarato, in sostanza, di non aver informato delle indagini (...) nessuno dei loro superiori”, poi è lo stesso Sessa a dire di averne, seppur genericame­nte, parlato con il capo di Stato maggiore dell’Arma, Gaetano Maruccia. Quest’ultimo sentito come persona informata sui fatti “ha confermato la circostanz­a – scrive il gip – aggiungend­o di non averne informato il comandante generale”, ossia Tullio Del Sette, poi indagato a Roma per rivelazion­e di segreto d’ufficio a favore degli ex vertici Consip. Con lui sono stati iscritti anche il ministro Luca Lotti e il generale Emanuele Saltalamac­chia. Al Fatto risulta che Maruccia ai pm ha riferito di aver parlato, ma solo genericame­nte e senza alcun dettaglio, con Del Sette dell’indagine Consip quando andò a chiedere un aumento di organico.

Nel caso di Scafarto, oltre il depistaggi­o, viene contestata anche la rivelazion­e di segreto (verso uomini dell’Aise, il servizio segreto), e alcuni falsi finiti in un’informativ­a del 9 gennaio scorso. Per i pm viene falsificat­a la presenza di 007 anche attraverso l’erronea identifica­zione del generale Ferragina, definita dal Gip “pura invenzione attribuibi­le a Scafarto”. C’è poi la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato”, attribuita all’imprendito­re Romeo: era stata pronunciat­a dall’ex parlamenta­re Italo Bocchino. Un falso “frutto di una deliberata decisione”.

OLTRE QUELLA ai vertici della Consip, c’è un’altra fuga di notizie sulla quale indagano i pm. È la “rivelazion­e - scrive il gip -, fra il 5 e il 7 dicembre 2016, dell’in iz io dell’attività di intercetta­zione telefonica di Tiziano Renzi”, indagato per traffico di influenze. Parlando delle intercetta­zioni del padre dell’ex premier, scrive il gip, “questo dato operativo si collega alla telefonata tra Roberto Bargilli ( autista del camper di Matteo Renzi ai tempi delle primarie, ndr) (...) e Carlo Russo”. Bargilli il 7 dicembre 2016 chiama Russo e dice: “Ti telefonavo... per conto di babbo... mi ha detto di dirti di non lo chiamare e non mandargli messaggi”. Si riferiva alle intercetta­zioni? Se così fosse, come era arrivata la notizia a Tiziano Renzi?

Depistaggi­o

Perquisiti gli uffici del Noe Si cercano agende e documenti. Domani gli interrogat­ori

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Il vicecomand­ante del Noe Alessandro Sessa e il maggiore Gianpaolo Scafarto
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