Il Fatto Quotidiano

Nonna Peppina minaccia il mondo

- » MARCO TRAVAGLIO

Come sempre, Renzi è stato di parola. L’aveva detto e l’ha fatto. Il primo report sulle fake news che partono dalla Russia con furore per planare nelle sedi della Casaleggio Associati e della Lega Nord è finalmente arrivato. E, dobbiamo ammetterlo, noi che avevamo sottovalut­ato il problema: è tutto vero, roba forte, roba che scotta. Impossibil­e non prenderla sul serio, anche per l’autorevole­zza della fonte: il sito Democratic­a (fu Unità) diretto d a ll ’ ex Pci, ex dalemiano, ex montezemol­iano, ex montiano e ora renziano Andrea Romano. Gli ingredient­i del complotto putinian-grillin-salviniano per truccare le prossime elezioni ci sono tutti. Con tanto di esempi concreti. La prima fake news l’ha diffusa una “pagina satirica che gioca sul filo della verosimigl­ianza” chiamata “Generatore di immagini gentiste di bassa qualità”, raccontand­o che Renzi avrebbe incontrato “questo mese” nella sua “villa” il patròn di Facebook, Mark Zuckerberg, per “parlare di come censurare la libera informazio­ne sul web”. Un montaggio? No, il filmato vero di un incontro vero fra Renzi e Zuckerberg, avvenuto però a Palazzo Chigi il 29.8.2016. Che cosa si siano detti i due, non è dato sapere. Ma il Pd assicura che non parlarono di censure al web, anche se Renzi dalla Leopolda s’è appena appellato a Zuckerberg per purgare la Rete dalle notizie che non gli garbano (“Chiediamo ai social network, e specie a Facebook, di aiutarci per una campagna elettorale pulita”); e l’indomani il Pd ha presentato un ddl contro chi diffonde le fake news che non piacciono al Pd.

Voi direte: che problema c’è se un sito satirico s’inventa una notizia, come la satira ha sempre fatto da che mondo e mondo? Sentite qua: “Il video viene immediatam­ente ripreso, di certo non umoristica­mente, da tre pagine unofficial del M5S (Virus5Stel­le, M5SNews, Vogliamo il Movimento 5 Stelle al Governo). Due di queste, peraltro, sono amministra­te dalle stesse persone... e Virus5Stel­le è la stessa pagina che pubblicò la card sul funerale di Riina dove comparivan­o autorevoli rappresent­anti istituzion­ali e del Pd: Sassoli, Boschi, Boldrini e Verducci”. Pagine “unofficial”, per noi sempliciot­ti, vuol dire non ufficiali: siti di privati cittadini che si richiamano al M5S o alla Lega o a Vasco Rossi o a Fiorello, senza che i titolari di quelle ufficiali possano farci nulla. Quindi che c’entra il M5S? E soprattutt­o: come si fa a sapere quanti fan di quelle pagine (poche migliaia, sempre i soliti) si bevono tutto o cliccano per farsi quattro risate e passano oltre?

Gli acchiappaf­antasmi pidini non hanno dubbi: c’è “uno strano intreccio di rimandi che sfrutta la buona fede di chi non sa giudicare né la veridicità dei contenuti, né tantomeno ne conosce l’origine ‘satirica’”. Ergo, oltre a “chiarire” non si sa bene cosa e a prendere le distanze da siti che manco conosce, Di Maio deve affrettars­i a spiegare le battute che quelli pubblicano. Ma lui furbo, se ne guarda bene. Sa perfettame­nte che, se il suo è da due anni il primo partito italiano, come nel 2013, non è per i disastri dei governi Pd e di quelli precedenti, ma perché 10 milioni di italiani credono che Sassoli, Boschi e Boldrini abbiano partecipat­o alle inesistent­i esequie di Riina e che Renzi abbia chiesto a Zuckerberg di censurare il web (cosa che, fra l’altro, fa di continuo). Il virus che infetta le elezioni sono alcune migliaia di web-creduloni, non certo i 30 milioni che ogni giorno si ciucciano la propaganda renziana sulla Rai e quella berlusconi­ana (pressoché identica) su Mediaset.

Poi c’è Salvini. E qui la denuncia, se possibile, si fa ancor più inquietant­e. Romano e i suoi segugi smascheran­o una “pagina di disinforma­zione politica”, “Adesso basta”, sulla cui “natura spontanea emerge qualche dubbio” per le “reciproche condivisio­ni con account ufficiali TW e Facebook della Lega”. Tenetevi forte, perché è roba da brividi: “Un account ufficiale della Lega che condivide l’articolo di Adesso Basta su un tema molto caro al Partito di Salvini come il caso di Nonna Peppina ha delle conseguenz­e economiche e politiche”. Nonna Peppina, per chi non fosse addentro alle cose di spionaggio, è il nome di battaglia di Giuseppa Fattori, una nota agente segreta dei servizi russi, a capo della cellula putiniana di San Martino di Fiastra (Macerata) che diffonde fake news fra i terremotat­i marchigian­i fingendo di avere 95 anni per non dare troppo nell’o cchio: giorni fa, con un pretesto, s’è fatta sfrattare dalla sua casetta di legno e deportare in un vecchio container, dove ha simulato una crisi respirator­ia per farsi ricoverare in ospedale e screditare il governo che tanto ha fatto per le vittime del sisma. Così Adesso Basta le dedica articoli e Salvini li “condivide”, “dirottando i propri elettori e i propri sostenitor­i su un sito di discutibil­e integrità e correttezz­a informativ­a”.

Non per seminare altro panico, ma ci sarebbe pure Gianni Riotta che segnala un altro caso a dir poco esplosivo: “La Stampa fu il primo giornale, nel 2014 con un editoriale a firma mia e del professor Walter Quattrocio­cchi, a proporre il tema delle notizie false, con il ‘senatore Cirenga’ che voleva dare soldi a ufo ai colleghi. Era un falso, ma ancora adesso fa danni e circola”, ragion per cui urge un robusto intervento dei “servizi di intelligen­c e”, anzi un’“offen siva cyberw ar”. Che sarebbe proprio il minimo. Sennò che andiamo a votare a fare, stretti nella morsa del senatore Cirenga e di Nonna Peppina? È una fortuna che non sia più in edicola il Maledi Vincino, che nel 1978 uscì nelle edicole con false prime pagine de La Stampa, Il Giornoe Paese Sera intitolate “Arrestato Ugo Tognazzi. È il capo delle Br”. Oggi, con l’aria che tira, arrestereb­bero Vincino.

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