Ue, il gran silenzio sul Fiscal compact
Stallo totale sulla riforma della politica sui migranti, progressi sulla difesa
Neppure
un accenno: le conclusioni del vertice del Consiglio europeo tra i capi di governo dell’Ue parlano di difesa, Brexit , cambiamento climatico ma non della proposta di direttiva avanzata dalla Commissione europea di Jean Claude Juncker che prevede, tra l’altro, l’ingresso del trattato sul rigore contabile dentro la legislazione europea.
COMPLICE IL VUOTO di potere in Germania, con Angela Merkel che sta ancora cercando di formare il governo dopo il voto di settembre, le decisioni spinose vengono rinviate ai prossimi vertici di marzo e giugno. Lo stallo sulla questione migranti è totale. Nella lettera di convocazione del vertice di ieri il presidente del Consiglio, il polacco Donald Tusk, aveva la- sciato intendere che il sistema delle quote obbligatorie per ridistribuire i richiedenti asilo tra Paesi andava abbandonato. Un atteggiamento “antieuropeo” e “inaccettabile” secondo il commissario alle Migrazioni Dimitris Avramopoulos: da due anni la Com missi one cerca, senza successo, di rispettare i ricollocamenti dai
Paesi di arrivo (Italia e Grecia) verso gli altri
Stati. Ma invece di ammorbidirsi, la resistenza del cosiddetto gruppo di Visegrad è diventata sempre maggiore: il fronte guidato dalla Polonia è arrivato a raccogliere qualche spicciolo (35 milioni di euro) per finanziare le operazioni di controllo dei confini della Libia. È l’approccio “aiutiamoli a casa loro per non averli a casa nostra” che però non aiuta molto i Paesi di arrivo, a cominciare dall’Italia. Nei prossimi vertici le decisioni sul tema potrebbero essere prese a maggioranza qualificata, cioè senza cercare l’usuale unanimità.
Il presidente francese Emmanuel Macron è l’unico che può vantare un qualche successo dal vertice: parte “una cooperazione strutturata permanente (Pesco) ambiziosa e inclusiva ”, una corsia preferenziale per rafforzare l’integrazione nel settore della difesa che dovrebbe rilanciare le possibilità di intervento mi- litare dell’Ue, in sinergia con la Nato, a partire dal 2020.
IL DIBATTITO sulla governance dell’Eurozona rimane in secondo piano. Anche nel position paper con cui il governo italiano si è presentato a Bruxelles la questione del Fiscal compact resta in secondo piano: l’Italia ha già ratificato il trattato nel 2012, ha addirittura inserito nella Costituzione l’obbligo del pa- reggio di bilancio strutturale. Ma per anni politici di ogni schieramento – a cominciare da Matteo Renzi – hanno annunciato battaglia contro l’ingresso del Fiscal compact nella legislazione europea. E invece nulla, ora che la Commissione ha proposto di trasformarlo in una direttiva del Consiglio.
In Italia, in questi giorni, si è attivato soltanto il Movimento 5 Stelle con un post sul blog, 40 economisti hanno lanciato un appello. E il coordinamento per la democrazia costituzionale ( quello che ha guidato il fronte del No al referendum 2016) ha lanciato “una legge di iniziativa popolare per togliere le politiche di austerità dalla Costituzione e riaffermare i diritti fondamentali delle persone, una azione forte per impedire che il Fiscal compact entri stabilmente nella legislazione dell’Unione”.
Il Comitato si appella anche al Parlamento europeo perché respinga la direttiva, una volta approvata dal Consiglio.
Per ora tutto il processo decisionale è rallentato dall’assenza della leadership tedesca. E anche una volta che la Germania avrà formato un governo, Angela Merkel non sarà comunque quella di una volta.
In Italia
Muti i partiti che annunciavano battaglia (a parte il M5S). Legge popolare per fermare il rigore