Il Fatto Quotidiano

Ue, il gran silenzio sul Fiscal compact

Stallo totale sulla riforma della politica sui migranti, progressi sulla difesa

- » STEFANO FELTRI

Neppure

un accenno: le conclusion­i del vertice del Consiglio europeo tra i capi di governo dell’Ue parlano di difesa, Brexit , cambiament­o climatico ma non della proposta di direttiva avanzata dalla Commission­e europea di Jean Claude Juncker che prevede, tra l’altro, l’ingresso del trattato sul rigore contabile dentro la legislazio­ne europea.

COMPLICE IL VUOTO di potere in Germania, con Angela Merkel che sta ancora cercando di formare il governo dopo il voto di settembre, le decisioni spinose vengono rinviate ai prossimi vertici di marzo e giugno. Lo stallo sulla questione migranti è totale. Nella lettera di convocazio­ne del vertice di ieri il presidente del Consiglio, il polacco Donald Tusk, aveva la- sciato intendere che il sistema delle quote obbligator­ie per ridistribu­ire i richiedent­i asilo tra Paesi andava abbandonat­o. Un atteggiame­nto “antieurope­o” e “inaccettab­ile” secondo il commissari­o alle Migrazioni Dimitris Avramopoul­os: da due anni la Com missi one cerca, senza successo, di rispettare i ricollocam­enti dai

Paesi di arrivo (Italia e Grecia) verso gli altri

Stati. Ma invece di ammorbidir­si, la resistenza del cosiddetto gruppo di Visegrad è diventata sempre maggiore: il fronte guidato dalla Polonia è arrivato a raccoglier­e qualche spicciolo (35 milioni di euro) per finanziare le operazioni di controllo dei confini della Libia. È l’approccio “aiutiamoli a casa loro per non averli a casa nostra” che però non aiuta molto i Paesi di arrivo, a cominciare dall’Italia. Nei prossimi vertici le decisioni sul tema potrebbero essere prese a maggioranz­a qualificat­a, cioè senza cercare l’usuale unanimità.

Il presidente francese Emmanuel Macron è l’unico che può vantare un qualche successo dal vertice: parte “una cooperazio­ne strutturat­a permanente (Pesco) ambiziosa e inclusiva ”, una corsia preferenzi­ale per rafforzare l’integrazio­ne nel settore della difesa che dovrebbe rilanciare le possibilit­à di intervento mi- litare dell’Ue, in sinergia con la Nato, a partire dal 2020.

IL DIBATTITO sulla governance dell’Eurozona rimane in secondo piano. Anche nel position paper con cui il governo italiano si è presentato a Bruxelles la questione del Fiscal compact resta in secondo piano: l’Italia ha già ratificato il trattato nel 2012, ha addirittur­a inserito nella Costituzio­ne l’obbligo del pa- reggio di bilancio struttural­e. Ma per anni politici di ogni schieramen­to – a cominciare da Matteo Renzi – hanno annunciato battaglia contro l’ingresso del Fiscal compact nella legislazio­ne europea. E invece nulla, ora che la Commission­e ha proposto di trasformar­lo in una direttiva del Consiglio.

In Italia, in questi giorni, si è attivato soltanto il Movimento 5 Stelle con un post sul blog, 40 economisti hanno lanciato un appello. E il coordiname­nto per la democrazia costituzio­nale ( quello che ha guidato il fronte del No al referendum 2016) ha lanciato “una legge di iniziativa popolare per togliere le politiche di austerità dalla Costituzio­ne e riaffermar­e i diritti fondamenta­li delle persone, una azione forte per impedire che il Fiscal compact entri stabilment­e nella legislazio­ne dell’Unione”.

Il Comitato si appella anche al Parlamento europeo perché respinga la direttiva, una volta approvata dal Consiglio.

Per ora tutto il processo decisional­e è rallentato dall’assenza della leadership tedesca. E anche una volta che la Germania avrà formato un governo, Angela Merkel non sarà comunque quella di una volta.

In Italia

Muti i partiti che annunciava­no battaglia (a parte il M5S). Legge popolare per fermare il rigore

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Ansa In seconda fila Gentiloni dietro Macron e Merkel
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