Dopo Vegas, tocca a Visco: così può far tremare Boschi&Renzi
Dalla riforma pro-Etruria ai pasticci su Mps: il governatore parla martedì
Dopo i tentativi del Pd renziano di fermare la sua riconferma, il capo di via Nazionale potrà fare luce sui punti della crisi bancaria in cui il governo è intervenuto, dalla trasformazione delle popolari in spa ai guai veneti congelati in vista del referendum 2016
Il presidente della Consob Giuseppe Vegas ha tracciato il solco in modo magistrale. Per distogliere dalle sue g r a v i s s i m e r esponsabilità l’a ttenzione della commissione parlamentare d’i nchiesta sulle banche, ha lanciato come un lacrimogeno le rivelazioni sul viaggio della speranza di Maria Elena Boschi – che va appositamente a Milano per sensibilizzarlo al rio destino di Banca Etruria. Adesso il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco consegna ai velinari più fidati la tentazione di fare lo stesso. N el l ’ audizione di martedì mattina potrebbe raccontare cose imbarazzanti non solo sul sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ma anche sul suo dante causa Matteo Renzi. Il segnale arriva come una minaccia, un modo di intimare prudenza ai renziani capitanati in commissione dal presidente del Pd Matteo Orfini, il quale venerdì sera ha annunciato l’attacco finale a Palazzo Koch accusando il capo della vigilanza bancaria Carmelo Barbagallo di aver mentito alla commissione.
Sullo sfondo c’è il lavorio diplomatico del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per disinnescare la resa dei conti tra il partito di Renzi e un governatore che hanno appena confermato. Ma è troppo tardi. Le minacce di Visco sono un’arma spuntata. Nessuno lo crede capace di far venire un infarto a Mattarella scadendo in r iv el az io ni da ballatoio su cene private e sms i m b a r a zzanti come quelle che si sono scambiati Vegas e Boschi. È un peccato dover temere che alla commissione parlamentare e quindi ai cittadini vengano consegnate solo mezze verità modulate dalla convenienza tattica. Perché Visco di cose interessanti da raccontare sulla sua convivenza con il renzismo ne avrebbe parecchie.
CASO BOSCHI. L’ex ministro delle Riforme, inchiodata dalle audizioni di Vegas e dell’ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli, ha arretrato la linea difensiva sulla trincea delle normali interlocuzioni tra un membro del governo e le altre istituzioni sulla crisi delle banche in senso generale. Visco potrebbe far sapere al Paese se per caso la Boschi ha cercato anche lui o qualche altro pezzo grosso della Banca d’Italia per sensibilizzarli alle sorti dell’industria orafa di Arezzo minacciata dall’Opa della Popolare di Vicenza su Etruria. E se magari ha trovato dentro Palazzo Koch qualcuno che come lei servisse la Nazione avendo più a cuore gli orafi di Arezzo di quelli di Vicenza.
RIFORMA POPOLARI. A gennaio 2015 il governo Renzi vara la riforma che obbliga le banche popolari a trasformarsi da cooperative in società per azioni. Una riforma voluta dalla Banca d’Italia che a un certo punto riceve un’improvvisa accelerazione e una sterzata. Visco custodisce quattro misteri. Primo: perché il limite di 30 miliardi di attivi patrimoniali, fissato dalla Bce per l’obbligo di trasformazione in spa, in Italia viene abbassato a 8 miliardi, esattamente quanto basta per far rientrare nella riforma Etruria? Secondo: per quale ragione si decise il ricorso al decreto legge d’urgenza, che ha poi provocato la sospensione del decreto stesso da parte del Consiglio di Stato in attesa di una pro- nuncia della Corte Costituzionale? Terzo: perché le azioni di Etruria, che due settimane dopo sarebbe stata commissariata, nei giorni del decreto salgono in Borsa del 65 per cento? Che cosa sa Visco di quelle bollenti giornate e delle telefonate tra Carlo De Benedetti e Matteo Renzi e tra lo stesso Ingegnere e Fabio Panetta (membro del direttorio Bankitalia) sull’imminente decreto? Quarto: del comm i s s a r i amento di Etruria, proposto da Bankitalia e firmato a tempo record dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, Visco o altri della Banca d’Italia hanno discusso con Palazzo Chigi?
IL CASO MORELLI. A primi di settembre 2016 il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan telefona al presidente di Monte Paschi Massimo Tononi e gli chiede di licenziare l’amministratore delegato Fabrizio Viola e sostituirlo con Marco Morelli, spiegando che l’ordine viene da Renzi che si è fatto interprete di un desiderio della Jp Morgan. Tononi esegue e si dimette. Viola stava lavorando a stretto contatto con Padoan e Visco per ricapitalizzare Mps. Il governatore pubblicamente non ha fiatato. Ma in commissione parlamentare forse ha qualcosa di interessante da raccontare sui quei giorni convulsi. Non solo. Il 12 maggio 2015 il governo Renzi ha recepito la direttiva europea Crd IV contenente nuovi e più stringenti criteri sui requisiti di onorabilità e professionalità dei banchieri. La norma è ancora inattuata perché da due anni e mezzo Padoan non scrive i decreti attuativi. Sarebbe un problema per Morelli, che proprio domani sarà r in o mi n at o a Mps dall’assemblea che vede Padoan azionista di maggioranza. Che ne dice Visco?
IL REFERENDUM. Per tutta la seconda metà del 2016 il governo Renzi ha lasciato marcire la crisi di Mps e delle due banche venete per non turbare con interventi traumatici la lunga campagna elettorale per il referendum costituzionale del 4 dicembre. Visco potrebbe, volendo, raccontare cose assai interessanti alla commissione parlamentare e al Paese sulle interlocuzioni istituzionali di quei mesi.
Twitter@giorgiomeletti
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