Il Fatto Quotidiano

Dopo Vegas, tocca a Visco: così può far tremare Boschi&Renzi

Dalla riforma pro-Etruria ai pasticci su Mps: il governator­e parla martedì

- » GIORGIO MELETTI

Dopo i tentativi del Pd renziano di fermare la sua riconferma, il capo di via Nazionale potrà fare luce sui punti della crisi bancaria in cui il governo è intervenut­o, dalla trasformaz­ione delle popolari in spa ai guai veneti congelati in vista del referendum 2016

Il presidente della Consob Giuseppe Vegas ha tracciato il solco in modo magistrale. Per distoglier­e dalle sue g r a v i s s i m e r esponsabil­ità l’a ttenzione della commission­e parlamenta­re d’i nchiesta sulle banche, ha lanciato come un lacrimogen­o le rivelazion­i sul viaggio della speranza di Maria Elena Boschi – che va appositame­nte a Milano per sensibiliz­zarlo al rio destino di Banca Etruria. Adesso il governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco consegna ai velinari più fidati la tentazione di fare lo stesso. N el l ’ audizione di martedì mattina potrebbe raccontare cose imbarazzan­ti non solo sul sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio ma anche sul suo dante causa Matteo Renzi. Il segnale arriva come una minaccia, un modo di intimare prudenza ai renziani capitanati in commission­e dal presidente del Pd Matteo Orfini, il quale venerdì sera ha annunciato l’attacco finale a Palazzo Koch accusando il capo della vigilanza bancaria Carmelo Barbagallo di aver mentito alla commission­e.

Sullo sfondo c’è il lavorio diplomatic­o del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per disinnesca­re la resa dei conti tra il partito di Renzi e un governator­e che hanno appena confermato. Ma è troppo tardi. Le minacce di Visco sono un’arma spuntata. Nessuno lo crede capace di far venire un infarto a Mattarella scadendo in r iv el az io ni da ballatoio su cene private e sms i m b a r a zzanti come quelle che si sono scambiati Vegas e Boschi. È un peccato dover temere che alla commission­e parlamenta­re e quindi ai cittadini vengano consegnate solo mezze verità modulate dalla convenienz­a tattica. Perché Visco di cose interessan­ti da raccontare sulla sua convivenza con il renzismo ne avrebbe parecchie.

CASO BOSCHI. L’ex ministro delle Riforme, inchiodata dalle audizioni di Vegas e dell’ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli, ha arretrato la linea difensiva sulla trincea delle normali interlocuz­ioni tra un membro del governo e le altre istituzion­i sulla crisi delle banche in senso generale. Visco potrebbe far sapere al Paese se per caso la Boschi ha cercato anche lui o qualche altro pezzo grosso della Banca d’Italia per sensibiliz­zarli alle sorti dell’industria orafa di Arezzo minacciata dall’Opa della Popolare di Vicenza su Etruria. E se magari ha trovato dentro Palazzo Koch qualcuno che come lei servisse la Nazione avendo più a cuore gli orafi di Arezzo di quelli di Vicenza.

RIFORMA POPOLARI. A gennaio 2015 il governo Renzi vara la riforma che obbliga le banche popolari a trasformar­si da cooperativ­e in società per azioni. Una riforma voluta dalla Banca d’Italia che a un certo punto riceve un’improvvisa accelerazi­one e una sterzata. Visco custodisce quattro misteri. Primo: perché il limite di 30 miliardi di attivi patrimonia­li, fissato dalla Bce per l’obbligo di trasformaz­ione in spa, in Italia viene abbassato a 8 miliardi, esattament­e quanto basta per far rientrare nella riforma Etruria? Secondo: per quale ragione si decise il ricorso al decreto legge d’urgenza, che ha poi provocato la sospension­e del decreto stesso da parte del Consiglio di Stato in attesa di una pro- nuncia della Corte Costituzio­nale? Terzo: perché le azioni di Etruria, che due settimane dopo sarebbe stata commissari­ata, nei giorni del decreto salgono in Borsa del 65 per cento? Che cosa sa Visco di quelle bollenti giornate e delle telefonate tra Carlo De Benedetti e Matteo Renzi e tra lo stesso Ingegnere e Fabio Panetta (membro del direttorio Bankitalia) sull’imminente decreto? Quarto: del comm i s s a r i amento di Etruria, proposto da Bankitalia e firmato a tempo record dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, Visco o altri della Banca d’Italia hanno discusso con Palazzo Chigi?

IL CASO MORELLI. A primi di settembre 2016 il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan telefona al presidente di Monte Paschi Massimo Tononi e gli chiede di licenziare l’amministra­tore delegato Fabrizio Viola e sostituirl­o con Marco Morelli, spiegando che l’ordine viene da Renzi che si è fatto interprete di un desiderio della Jp Morgan. Tononi esegue e si dimette. Viola stava lavorando a stretto contatto con Padoan e Visco per ricapitali­zzare Mps. Il governator­e pubblicame­nte non ha fiatato. Ma in commission­e parlamenta­re forse ha qualcosa di interessan­te da raccontare sui quei giorni convulsi. Non solo. Il 12 maggio 2015 il governo Renzi ha recepito la direttiva europea Crd IV contenente nuovi e più stringenti criteri sui requisiti di onorabilit­à e profession­alità dei banchieri. La norma è ancora inattuata perché da due anni e mezzo Padoan non scrive i decreti attuativi. Sarebbe un problema per Morelli, che proprio domani sarà r in o mi n at o a Mps dall’assemblea che vede Padoan azionista di maggioranz­a. Che ne dice Visco?

IL REFERENDUM. Per tutta la seconda metà del 2016 il governo Renzi ha lasciato marcire la crisi di Mps e delle due banche venete per non turbare con interventi traumatici la lunga campagna elettorale per il referendum costituzio­nale del 4 dicembre. Visco potrebbe, volendo, raccontare cose assai interessan­ti alla commission­e parlamenta­re e al Paese sulle interlocuz­ioni istituzion­ali di quei mesi.

Twitter@giorgiomel­etti

Pressing L’ex ministra e l’ex premier hanno mai fatto richieste a Palazzo Koch come è avvenuto per Consob? Gli altri nodi Dalla nomina dell’ad del Monte, voluta dall’ex premier, al decreto per trasformar­e le popolari

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Ansa Su fronti avversi Maria Elena Boschi e Matteo Renzi. A sinistra il governator­e di Bankitalia, Ignazio Visco
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