Il Fatto Quotidiano

“Arezzo è martire dei Boschi, basta con la ex ministra”

Alessandro­Ghinelli Il sindaco aretino di centrodest­ra accusa il “giglio magico” di aver distrutto la comunità: “Perché Firenze è rimasta illesa?”

- » ANTONELLO CAPORALE

EPiero della Francesca? E il Petrarca? E il crocifisso di Cimabue? Arezzo è irriconosc­ibile, svergognat­a per via di Banca Etruria, arrossisce tutti i giorni. La città etrusca, il luogo in cui l’oro dell’arte si coniuga a quello delle botteghe, è sulla bocca di tutta Italia e prende schiaffi a ogni ora. Rinchiuso nel Palazzo dei Priori c’è il sindaco Alessandro Ghinelli. Sessantatr­é anni, professore universita­rio di geotecnica e ingegnere, ha fregato per un soffio due anni fa al centrosini­stra, ma sarebbe meglio dire al renzianiss­imo sfidante, la poltrona. È di centrodest­ra, lato nostalgia. Il suo babbo un fervente avvocato missino.

“Io lo so perché siamo in questa condizione. C’è un nome e un cognome che ha portato tante rogne a questa città: si chiama Maria Elena Boschi. Altro che luce, altro che spinta, i danni che ha procurato lei sono ineguaglia­bili”. Lo dice perché l’onorevole Boschi è stata una sua fiera avversaria?

Lo dico perché i fatti sono qui a testimonia­re una condizione assurda. Arezzo, senza meritarsel­o, è divenuto crocevia d’affari melmosi. Arezzo ha perso la sua banca, che era un presidio civile per la comunità. Ha presente la chiesa, la stazione dei carabinier­i, il farmacista? Ecco l’Etruria. Non una banca, ma il luogo in cui si depositava­no i progetti di vita.

La banca non c’è più.

Che pena vedere smontare le insegne. E che dazio paghiamo al Giglio magico. Arezzo è il saldo negativo della loro incompeten­za, è la città martire della loro disfatta. Meglio che la Boschi ci lasci in pace. Non si faccia più vedere in città. Se Montepasch­i è viva, pur avendo cento o mille volte di più le responsabi­lità e i conti in rosso della nostra banca, è perché l’Etruria è stata mitragliat­a da Boschi&Company per ripulire il proprio vestito sporcato dalle accuse. Signor sindaco martire, perbacco.

Lo dico forte.

Ma Boschi è di Arezzo. Laterina, per la precisione. Avete goduto dei vantaggi e ora pagate il pegno del declino della classe dirigente. Mi elenchi i vantaggi. Qua niente si è visto prima, e solo orride vicende si sono scritte dopo. La conclusion­e è che Firenze, dove il cerchio si è stretto, è rimasta illesa. Arezzo, capitale della provincia toscana operosa, esce dalla fantasmago­rica scalata al po- tere con le ossa rotte.

La Boschi ha frequentat­o il liceo in città, una delle più brave allieve aretine.

Ma la sua vita e la sua carriera si sono sviluppate altrove. E avremmo tutti piacere...

Avreste piacere?

Se ci lasciasse in pace. Sta facendo polpette di questa città.

La sua è acrimonia.

La ricordo all’inaugurazi­one del teatro Petrarca. Arrivò e rifiutò di stringere la mano al sindaco, che per dovere isti- tuzionale si era alzato e attendeva di porgere al ministro il saluto della città.

Vede? Questioni personali. No, questa è una minima clausola di stile.

Non addossi alla sottosegre­taria le colpe di una città infiltrata dagli affari loschi e dalla massoneria, già sede sociale della P2, custode delle gesta di Licio Gelli. Che gli amministra­tori della banca abbiano fatto strame del diritto non c’è alcun dubbio.

Chissà quanti imprendito­ri hanno goduto dei soldi concessi per fratellanz­a.

Non dubito.

Qui si lavora l’oro. E c’è una proverbial­e capacità aretina di produrre ricchezza nascondend­ola al fisco. Cosa vuol dire?

Voglio dire che in tanti avrebbero versato, e in contanti. Con la bancarotta tutti quei soldi in nero non si sono potuti nemmeno piangere pubblicame­nte.

Può essere.

Bisogna riabilitar­e Arezzo. Consegnarl­e l’obiettivo di guadagnare la palma d’or o della cultura. Piero della Francesca, Cimabue, le torri, le chiese. Questo è l’oro. Vedo che ha due Vasari che le tengono compagnia. Noti anche l’aggiunta personale: un’opera di Fortunato Depero, maestro del futurismo italiano.

Purtroppo Arezzo si è fatta traviare dai soldi.

Siamo nati mercanti. Dapprima mezzadri, poi artigiani.

Poi banchieri.

Non mi faccia pensare all’Etruria per favore.

Che dispiacere.

Un colpo al cuore.

A proposito, lei è ingegnere e progetta tunnel. Insegno geotecnica.

Sa chi mi ricorda? Lunardi, il ministro fantuttone. Cioè?

Non è che progetta e poi... Ma per chi mi ha preso?

Appunto.

Appunto.

Mps è viva, pur avendo mille volte di più i conti in rosso di banca Etruria: è tutta colpa della sottosegre­taria e della sua compagnia

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Ansa In sella Alessandro Ghinelli è sindaco di Arezzo dal 2015. Eletto col centro destra. Sopra Banca Etruria
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