Il Fatto Quotidiano

A noi non resta che Don Matteo

Cinema italiano stritolato dalla maxi-fusione

- » ROBERTO FAENZA

Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur. Ricordate il grido di dolore del cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo per l’assassinio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa? Lo stesso potremmo dire oggi: mentre i francesi di Vivendi litigano con gli italiani di Mediaset, il mondo della comunicazi­one viene espugnato. È successo che due giganti, Disney e Fox, si sono fusi per dominare il pianeta. La Fox dello squalo Rupert Murdoch conquista lo scettro di primo azionista della Disney, scalzando Laurene Powell, la vedova di Steve Jobs.

La fusione manda in soffitta le ambizioni di chiunque altro voglia vendere news, sport e soprattutt­o cinema e fiction.

Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur. Ricordate il grido di dolore del cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo per l’assassinio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa? Lo stesso potremmo dire oggi: mentre i francesi di Vivendi litigano con gli italiani di Mediaset, il mondo della comunicazi­one viene espugnato. È successo che due giganti, Disney e Fox, si sono fusi per dominare il pianeta. La Fox dello squalo Rupert Murdoch conquista lo scettro di primo azionista della Disney, scalzando Laurene Powell, la vedova di Steve Jobs.

LA FUSIONE manda in soffitta le ambizioni di chiunque altro voglia vendere news, sport e soprattutt­o cinema e fiction. I nostri media hanno dato il giusto peso alla notizia, ma temo non si siano resi conto di cosa significhe­rà per gli spettatori italiani. Rai e Mediaset possono cominciare a tremare: se non si trasformer­anno radicalmen­te la loro estinzione è prossima. Forse ha ragione il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, quando afferma che per salvare la Rai andrebbe messa sul mercato, cioè privatizza­ta.

Mediaset lo è già, ma non sarà l’eventuale pacificazi­one con i francesi del mini- squalo bretone Vincent Bollorè a metterla al riparo dall’assalto dell’accoppiata Disney-Fox. La prima conquister­à il podio nella produzione di film ultraspett­acolari, mentre la seconda con Sky fagociterà il resto, dalle news alle altre forme di intratteni­mento. Tramite le reti Fox, la Disney potrà bussare alla porta dei numerosi milioni di abbonati Sky, mentre questa potrà mettere piede nella library più amata al mondo da adulti e bambini. Se questo è il panorama che ruolo potremo avere noi?

Prendiamo il caso del cinema: il costo medio italiano si aggira attorno ai 3 milioni di euro. Il film medio americano è venti volte tanto. Il nostro mercato, salvo rare ecce- zioni, non va oltre Chiasso. Quello americano è il mondo. Con l’accordo tra Disney e Fox il divario crescerà ancora, lasciando a noi le briciole. Ve lo immaginate il nostro Don Matteotarg­ato Rai combattere contro i Game of Thronesdi domani? E che dire delle serie Mediaset, sempre più ripetitive e stanche? Anche se Vivendi, Mediaset e Rai trovassero un accordo per fronteggia­re il colosso d’oltre oceano, la partita resterebbe impari. Anche perché, tanto per restare nel campo dell’intratteni­mento, il nostro cinema e le nostre fiction risentono di una soffocante subordinaz­ione al potere politico.

Né la nostra television­e privata e tantomeno quella pubblica sono riuscite a liberarsi da questo giogo mortifican­te. Lo spettatore italiano quando va al cinema o resta a guardare la tv nella maggioranz­a dei casi è costretto a sorbirsi commediole insulse e serie tv ispirate al buonismo più insopporta­bile.

Non bastano i successi di Gomorra o del commissari­o Montalbano a fare primavera, perché il resto è zavorra, utile solo a tenere in piedi un’industria composta da un pugno di appaltator­i che, come li ha definiti il cinico Aurelio De Laurentiis, sono “più prenditori che imprendito­ri”. A vedere il cinepanett­one che ha appena sfornato lui, fatto di volgari rimasugli delle annate precedenti, c’è da chiedersi come definirebb­e se stesso. Mettendosi insieme Disney e Fox hanno capito che l’unione è la risposta vincente di fronte all’offensiva del web e dello streaming. All’ok Corral a sparare c’erano Burt Lancaster e Kirk Douglas, qui l’assalto arriva da gruppi che investono così tanto denaro che noi europei manco ci sogniamo.

L’unione vince I due giganti hanno capito che questa era l’unica risposta all’offensiva dello streaming

APPLE ha sinora immesso in produzioni originali 500 milioni di dollari: li porterà a oltre 4 miliardi nei prossimi anni. Amazon, che mira a superare Netflix, spenderà circa 8 miliardi di dollari l’anno per cinema e fiction. Se guardiamo ai nostri investimen­ti vien da piangere.

Rai e Mediaset, che complessiv­amente nel 2014 investivan­o nella fiction circa 500 milioni di euro l’anno, oggi invece di crescere sono scesi a meno di 300 milioni. Dunque che fare? Forse aveva ragione Furio Scarpelli, lo sceneggiat­ore dei tempi d’oro della commedia all’italiana insieme ad Age, quando affermava che a noi italiani per salvarci resta solo la genialità.

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In alto Bob Iger e Rupert Murdoch. Sotto, le sedi Disney e Fox
Ansa Produzione e abbonati In alto Bob Iger e Rupert Murdoch. Sotto, le sedi Disney e Fox
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