Grasso in mezzo al guado tra partiti e rinnovamento
LIBERIEUGUALI Criteri per le liste tutti da decidere
La notizia, volendo, è che a sinistra sulle candidature è ancora tutto fermo: Liberi e Uguali non ha fissato i criteri per scegliere i suoi rappresentanti nei collegi uninominali ( e nemmeno nei listini bloccati) delle elezioni politiche di marzo. Mancano meno di tre mesi. È vero che la lista di Grasso è stata battezzata ufficialmente solo il 3 dicembre, ma il ritardo è piuttosto evidente.
L’ARGOMENTO comunque è delicato, la mediazione non sarà semplicissima: ci sono da mettere d’accordo tre (piccole) segreterie politiche: quella degli ex Pd, i bersaniani di Roberto Speranza, quella del movimento di Pippo Civati, Possibile, e quella di Sinistra italiana, il partito guidato da Nicola Fratoianni. Il garante di questo nuovo equilibrio, come noto, è il presidente del Senato. Sarà Pietro Grasso a mettere intorno a un tavolo le tre anime di Liberi e Uguali per fissare le linee guida da seguire nella selezione dei candidati.
Per adesso si sa davvero poco. Un fatto è dato quasi per scontato: liste e collegi non saranno decisi attraverso le primarie; non c’è tempo (e forse nemmeno tanta voglia) per metterle in campo a poche settimane dal voto.
L’altro criterio probabile sarà la parità di genere: un can- didato su due nei collegi sarà donna. Ci tiene Grasso e dovrebbero essere tutti d’accordo: dopo la grottesca polemica sulle “foglioline” nel simbolo di Liberi e Uguali, la migliore risposta sarebbe una copiosa rappresentanza femminile nelle candidature.
Poi c’è il tema del ricambio, uno dei più delicati in vista della difficile campagna elettorale che aspetta la lista di Grasso. I tre partiti che la compongono in questa legislatura hanno potuto contare su 83 parlamentari: 60 deputati e 23 se- natori. Con i sondaggi attuali (attorno al 7%) Liberi e Uguali ne porterebbe a casa non più di una cinquantina.
Il problema è soprattutto di Mdp, che parte da una dote di 59 parlamentari. Nel partito di Bersani e D’Alema è iniziata la moral suasion: si sta cominciando a tranquillizzare chi è destinato a rimanere fuori dalle liste, anche perché l’anno prossimo, volendo c’è il paracadute delle europee.
Nelle liste di Liberi e Uguali, necessariamente, ci dovrà essere un certo grado di rinnovamento, per evitare che la lista assuma i contorni di un’operazione di puro ceto politico. Sul tasto spinge soprattutto Pippo Civati, che ha gioco più facile: non ha praticamente nessun parlamentare da con- fermare. Il deputato brianzolo vorrebbe garantire una quota di volti nuovi: giovani, professionisti, esponenti dell’associazionismo; tutti provenienti da fuori i partiti e alla loro prima candidatura.
PER IL RESTO, i nomi pesanti nei collegi saranno schierati tutti. D’Alema si è autocandidato in Salento, Bersani potrebbe correre nella sua Emilia, Vasco Errani a Ravenna, Roberto Speranza sicuramente in Basilicata. Chi ha meno voti sul territorio ma è una figura nazionale riconoscibile, come lo stesso Civati o Laura Boldrini (quando scioglierà la riserva), potrebbe invece essere destinato ai collegi delle grandi città, come Roma e Milano. Useranno tutti il paracadute delle multicandidature: Liberi e Uguali non avrà eletti nell’uninominale (a meno di miracoli); saranno decisivi i listini proporzionali.
Quasi impossibile un patto di “desistenza” con il Pd nei collegi (malgrado l’apertura in tal senso di Enrico Rossi). Resta un grande dubbio: chi saranno gli uomini del presidente, i candidati di Pietro Grasso? Da Palazzo Giustiniani ancora nemmeno un’indicazione.
Le poche certezze Parità di genere, niente primarie conferma dei “big” e qualche volto nuovo