Quando Bankitalia sfornava fake news per coprire Zonin
Dice Pier Ferdinando Casini: “Siamo tutti sufficientemente intelligenti da non confondere i ladri con le guardie”. Beato il Paese che non ha bisogno di politici così intelligenti. Se una certezza ha raggiunto la commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche da lui presieduta, è che la classe dirigente italiana non distingue i ladri dagli onesti, anche perché molti, se ci riuscissero, dovrebbero costituirsi. Poi lorsignori sono mediamente vigliacchi e non fanno mai i nomi. Chi sono i banchieri ladri? Sicuramente non l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari, visto che Casini l’ha voluto tra gli specchiatissimi ospiti del suo matrimonio con Azzurra Caltagirone celebrato proprio a Siena. Forse Gianni Zonin. L’ex padre-padrone della Popolare di Vicenza è diventato il banchiere-ladro per antonomasia. Peccato che le guardie (Banca d’Italia, Consob e magistratura) per almeno quindici anni si siano preoccupate solo di perseguitare chi lo prendeva contropelo: il giudice Cecilia Carreri e il presidente e l’avvocato dell’Adusbef, Elio Lannutti e Lucio Golino. E adesso hanno partorito un processo topolino che finirà nel nulla.
Purtroppo la classe dirigente è programmata per non riconoscere i ladri, salvo poi sciacquarsi la bocca con il latinorum della mala gestio a babbo morto, quando mettono la merda nel ventilatore (copyright Rino Formica) per disorientare elettori e risparmiatori. Davanti alla commissione banche il capo della vigilanza Bankitalia Carmelo Barbagallo ne ha dato una dimostrazione stupefacente. A chi gli chiedeva perché a giugno 2014 non ha fermato il tentativo di scalata di Zonin a Banca Etruria, per poi addirittura sanzionare il cda aretino che ha fatto saltare l’operazione, ha detto che non sapeva che la Popolare di Vicenza aveva uno shortfall (loro parlano così, gli ignoranti lo chiamino pure buco nei conti, ndr). Si è pure arrabbiato con Gianni Dal Moro (Pd): “Lei sta dicendo che siamo schizofrenici, perché apprendiamo a giugno lo shortfall e consentiamo di trattare con Etruria sapendo che non avremmo potuto autorizzare la fusione”.
TENETEVI FORTE. Era in corso da febbraio la asset quality review, l’analisi sulla salute degli istituti di credito condotto da Bankitalia e Bce, ma, ha sostenuto l’acuta guardia, i risultati negativi si sono saputi solo “alla fine di un percorso”, il 26 ottobre 2014. C’è solo un piccolo problema, cari intelligentoni che distinguete le guardie dai ladri: il 26 ottobre 2016 la Banca d’Italia ha comunicato che Zonin aveva i conti a posto. Controllate se non ci credete. Ci sono più fake newsnel sito della Banca d’Italia che in tutto il web. Ignazio Angeloni, membro italiano della vigilanza Bce, disse che le banche italiane “bocciate” erano quattro. La Banca d’Italia invece fece scrivere ai giornali italiani, che si fidarono della fonte istituzionale, che solo Mps e Carige non avevano superato la prova, salvando così Vicenza e Popolare di Milano. Basta prendere Il Sole 24 Ore del 27 ottobre 2014. C’è un articolo di Claudio Gatti, l’unico che spiega l’arcano e rivela la prima denuncia di “baciate” a Vicenza, e nella stessa pagina una compiaciuta “analisi” è così titolata: “Palazzo Koch in regia e le bocciature calano a due”. L’intoccabile Zonin festeggiò: “Questo risultato ci rende particolarmente orgogliosi, confermando la solidità della banca”. La Banca d’Italia non fiatò. Se Zonin era un banchiere-ladro, le guardie lo coprivano. Ecco perché chi non è intelligente come Casini fatica a distinguere le due categorie: si somigliano troppo. Infine: presidente Mattarella, la Banca d’Italia è un’istituzione preziosa, quindi perché per tutelarla la stampa dovrebbe tacere mentre questi la sfasciano?
Twitter@giorgiomeletti