L’Abruzzo teme il gasdotto “Mancano gli studi geologici”
Appennino centrale Il mega-tubo Snam passerà sulla faglia sismica La commissione Ambiente della Camera scrisse: “Pericolo sicurezza”
Era l’ 8 aprile del 2009. Due giorni dopo il terremoto de L’Aquila. Mentre l’Abruzzo era in piena emergenza, Snam presentava al ministero dello Sviluppo economico l’istanza per rinnovare la dichiarazione di pubblica utilità del metanodotto Sulmona-Foligno, in scadenza.
L’infrastruttura attraverserà l’Appennino centrale, passando per Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Nel 2004 Snam, controllata da Cassa depositi e prestiti e azionista di Tap (il gasdotto che arriverà in Puglia), aveva progettato il metanodotto Rete Adriatica, di cui questo tratto fa parte, dichiarando di voler vendere il gas in Europa. Oggi però l’azienda spiega che l’infrastruttura servirà alla “copertura del fabbisogno energetico del Paese”, nonostante ad oggi il gas disponibile soddisfi già il consumo nazionale.
AD AUMENTARE, anzi, sono le esportazioni. Secondo i dati ufficiali, sono cresciute a giugno 2017 del 78 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Eppure altri 687 chilometri di tubo percorreranno l’Italia. A ribellarsi non è solo il Salento. Ma anche i Comuni dell’Appennino centrale, da dove passerà il gas azero una volta sbarcato in Puglia. Per procedere alla realizzazione, Snam ha frazionato il progetto. Il metanodotto è stato diviso in cinque tronconi, soggetti a Valutazioni di Impatto Ambientale (Via) parziali.
Nel 2011 viene rilasciata quella del tratto Sulmona-Foligno con 67 prescrizioni. Segue il ricorso alla Commissione europea da parte di alcune associazioni che, considerando l’opera su scala nazionale, chiedono venga applicata la Valutazione ambientale strategica (Vas) a tutela degli habitat naturali. Ma Bruxelles lo respinge. Tuttavia in Italia prende posizione la Commissione ambiente della Camera dei Deputati: “Il governo – si legge nella risoluzione non vinco- lante per l’esecutivo – si impegna a disporre la modifica del tracciato e a escludere la fascia appenninica” per “evitare l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini, dovuto al rischio sismico”. Ma la modifica non avviene. La Regione Abruzzo prova a difendersi con quattro leggi, dichiarate però incostituzionali dalla Consulta. Permangono, tuttavia, le criticità. La più importante riguarda il rischio sismico.
“Incredibilmente – si legge in una delibera regionale dell’Abruzzo – il metanodotto attraversa tutte le località devastate dal sisma del 2009 (oltre ad alcune colpite dal sisma del ’97)”. Proprio Sulmona, dove sorgerà la centrale di compressione, è oggetto di attenzione da parte dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. “La faglia del monte Morrone è attiva; non possiamo prevedere quando, ma stimiamo una scossa di magnitudo tra 6.5 e 6.7”, fa sapere il geologo dell’Ingv Fabrizio Galadini. Preoccupa anche il tipo di terreno, prevalentemente alluvionale. “Non porta sviluppo né occupazione, perché dovremmo offrire il nostro territorio per far fa- re profitto a Tap e Snam?”, dichiara Giovanna Margadonna, portavoce del Comitato cittadini per l’ambiente. “Possono esserci problemi importanti connessi al tranciamento del gasdotto, come accaduto durante i terremoti di Kobe, di San Francisco e in Turchia”, a causa della spaccatura della faglia sismica, fa sapere l’ingegnere Roberto Paolucci del Politecnico di Milano, responsabile di un progetto di ricerca finanziato da Snam nel 2013. Ma assicura che “se il gasdotto viene costruito bene, il problema sismico può essere superato”.
ANCHE SNAM sostiene che “nel corso dei maggiori eventi sismici in Italia negli ultimi 40 anni non si sono registrati incidenti sui gasdotti in esercizio”. Maria Clotilde Iavarone, geologa e presidente dell’associazione ambientalista Orsa pro natura peligna, rammenta però che “oltre alla faglia del Morrone, c’è quella della Maiella” e denuncia: “Nella Via il rischio sismico è stato declassato e l’autorizzazione è stata rilasciata senza gli studi geologici”. La prescrizione A2 afferisce, infatti, a “specifiche indagini geofisiche, sismiche e litologiche” che Snam dovrà presentare. La Iavarone ricorda inoltre che “un gasdotto Snam è scoppiato proprio in Abruzzo, nel 2015, per una frana. Per fortuna il sindaco aveva chiuso la scuola”.
“Non si comprende – scrive la Regione Abruzzo in una delibera di quell’anno – per quale ragione un’operazione prettamente commerciale, destinata a portare enormi profitti nelle casse della Snam, debba essere pagata in bolletta dai cittadini italiani e scaricata sui territori attraversati in termini di devastazione ambientale, di aumento dei rischi per la sicurezza e la salute pubblica, nonché di impoverimento economico”.
La faglia del monte Morrone è attiva: non possiamo prevedere quando ma aspettiamo una scossa tra il 6.5 e il 6.7
F. GALADINI (INGV)
Nei maggiori eventi sismici in Italia negli ultimi 40 anni non si sono registrati incidenti sui gasdotti in esercizio
SNAM RETE GAS