Roma, molotov al commissariato Stavolta la polizia guarda agli ultras
Colpito l’ufficio vicino allo stadio otto giorni dopo la bomba contro i carabinieri
Secondo
atto intimidatorio verso le forze dell’ordine, in appena otto giorni, a Roma. Il 7 dicembre gli anarchici della Fai-Fri (Federazione anarchiva informale- Fronte rivoluzionario internazionale) rivendicarono l’ordigno fatto esplodere alle 5.30 del mattino all’ingresso della stazione dei Carabinieri di San Giovanni. Stavolta, invece, gli inquirenti seguono la pista ultras nel tentativo di identificare l’autore del lancio della molotov, avvenuto alle 21.16 di venerdì sera, che ha centrato un furgone della Polizia davanti al commissariato Prati. Proprio da via Ruffini, infatti, partono i servizi della Questura per il vicino Stadio Olimpico, dove ieri sera c’era Roma-Cagliari.
La Digos indaga negli ambienti del tifo giallorosso e laziale senza riscontri. C’è anche una seconda ipotesi,
L’ATTACCO Venerdì sera un uomo in scooter ha lanciato una molotov contro il commissariato di polizia Prati, nell’omonimo rione, dal quale partono, tra l’altro, i servizi per lo stadio Olimpico quella di un “cane sciolto” o a un semplice pregiudicato accecato da rabbia e vendetta. L’ordigno incendiario è stato descritto come “piuttosto rudimentale”. Dalle telecamere di sorveglianza si vede il lancio della molotov da parte di un uomo in scooter con casco integrale e vestito di nero, tuttavia la scarsa nitidezza delle immagini renderebbe impossibile distinguere la targa del veicolo o altri particolari. Un testimone non avrebbe aggiunto dettagli utili.
LA PISTA ULTRAS, comunque, resta la più calda. Sembra esclusa quella anarchica, per modalità e mancate rivendicazioni. Solo giovedì la Commissione parlamentare Antimafia aveva reso nota una relazione dove si parlava di “una sorta di armistizio-collabora- tivo” fra le tifoserie di Roma e Lazio, quelle più legate all’estrema destra, “laddove tra le frange degli ultras esistono rapporti che si concretizzano in manifestazioni di contestazione alle istituzioni e alle forze di polizia”.
Un’altra ipotesi arriva da Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage mafiosa del 27 maggio 1993 in via dei Georgofili a Firenze (5 morti). “C’è una requisitoria in corso a Palermo per la trattativa Stato-mafia – afferma Chelli – ci sono persone che vogliono uscire dal carcere, navigati politicanti che soffiano sul fuoco, le parole ‘San Giovanni’ e ‘Olimpico’ legati a ordigni esplosivi”. Il riferimento è alle bombe dello stesso anno alle chiese romane di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano, e al fallito attentato dinamitardo del 31 ottobre allo stadio Olimpico.
La scheda E se fosse la mafia? Maggiani Chelli: San Giovanni e Olimpico ricordano gli anni delle stragi