Casinò e miniere, il mal d’Africa dei clan corsi
La mafia dell’isola punta sulle ex colonie francesi, rischio di faida dopo i nuovi omicidi
Ikiller
li stavano aspettando all’uscita dell’aeroporto di Bastia-Poretta. I bersagli, due figure di peso della criminalità corsa. Antoine Quilicini, 49 anni, detto Tony le boucher (“Tony il macell ai o ”), è morto subito, con un colpo alla testa.
Jean- Luc Codaccioni, 54 anni, ferito gravemente, è spirato qualche ora dopo all’os p e da l e di Bastia. Era il 5 dicembre, ore
11,30. Agguato in pieno giorno. I due erano stati condannati per aver partecipato all’omicidio di Jean- Claude Colonna, nel 2008, uno dei boss del clan attivo nel sud dell’isola.
Quilicini era uscito di prigione da poco. Codaccioni aveva ottenuto un permesso e si apprestava a rientrare nella prigione di Borgo. I due erano vicini al clan della Brise de mer (la “Brezza del mare”), che seminò il terrore sull’isola negli anni 80 e 90, ed è ancora attivo, soprattutto nel nord dell’isola. In questa vendetta tra clan c’è un altro aspetto però che sta interessando la polizia giudiziaria. Una pista che dalla Corsica arriva in Africa. È emerso infatti che Codaccioni era il braccio destro di Michel Tomi, considerato il re dei casinò in Africa. Tomi si definisce un abile uomo d’affa ri che ha saputo fare fortuna. Ha iniziato negli anni 60 come croupier a Montecarlo. Negli anni 90 ha avviato le sue prime attività in Mali e in Camerun. Oggi, a 70 anni, costretto su una sedia a rotelle, è alla testa del gruppo industriale Kabi, in Gabon.
Tutti lo chiamano “il padrino dei padrini”. Codaccioni gestiva per lui il settore fruttuoso delle corse dei cavalli e delle scommesse. “La mafia corsa trova un’importante zona di influenza nelle ex colonie francesi, in Africa, in Mali e in Gabon soprattutto.
QUI DOMINA la figura di Michel Tomi, che controlla i casinò, il gioco d’azzardo, le costruzioni, il settore delle miniere e ha anche una compagnia aerea. Oltre ad essere molto vicino al potere locale. Si è costruito un impero”, spiega Hélène Constanty, giornalista indipendente, autrice di diverse inchieste sul milieu corse, di cui l’ultimo Corse, l’étreinte mafieuse, uscito nel 2017. Tomi è pluri indagato dal 2014 in inchieste sul riciclaggio di denaro sporco e corruzione. E stando a un’inchiesta recente di Libération dovrà presto rendere conto alla giustizia. Hélène Constanty parla senza esitare di mafia corsa, ma questa è u n’espressione raramente pronunciata dai politici francesi.
Il primo a parlare di mafia in riferimento alla criminalità in Corsica è stato nel 2012 Manuel Valls, all’epoca primo ministro di François Hollan- de. “La mafia corsa – racconta ancora la giornalista - non ha le stesse ambizioni della mafia siciliana, siamo su un altro livello. È attiva sul continente e soprattutto impregna il tessuto sociale dell’isola. Trae la sua forza dal racket, nel settore delle costruzioni e dei rifiuti, estorcendo denaro a ristoranti, alberghi. Controlla gli appalti pubblici. Ma non è un racket sistematico come in Sicilia. Inoltre, se lì le persone protestano, in Corsica la gente ha paura, crede che la giustizia sia impotente. Vige la regola del silenzio”. Negli ultimi anni le gang corse si erano fatte più discrete. Le vendette più rare. Nei primi anni 2000 infatti una serie di regolamenti di conti tra boss rivali aveva fatto molti morti e i clan avevano finito col decimarsi a vicenda.
UN ALTRO BRUTTO colpo alla criminalità organizzata era stato inferto dalla giustizia, con diversi personaggi finiti dietro le sbarre. “I clan erano indeboliti ma continuavano a fare affari, bruciavano cantieri, ristoranti – ricorda Constanty – tra il 2012 e il 2014 numerosi notabili sono stati uccisi. Ora però si assiste a un riposizionamento dei pezzi sulla scacchiera. Alcuni boss cominciano a uscire di prigione. I figli di chi comandava negli anni 80 sono cresciuti. Una nuova generazione di malavitosi è pronta”. E il sangue è tornato a scorrere. Nel pieno delle elezioni regionali, con la vittoria della coalizione nazionalista, e l’attenzione dei media puntata per una volta tutta sull’isola, l’agguato dell’aeroporto dell’altro giorno suona come un avvertimento.
Il ‘milieu corse’ In Mali e Gabon gli affari di Michel Tomi: lo chiamano “il padrino dei padrini”